Il presidente del Consiglio partecipa alla conferenza stampa di presentazione del manifesto per le elezioni regionali lombarde con l'ex sindaco, Ichino e Mauro. Non si sbilancia su possibili alleanze, critica Lega e sindacati e dichiara: "Se non punta su di noi, l'Italia sarà condannata all'arretratezza"
L’aveva annunciato in radio: “In Lombardia abbiamo il tridente Ichino, Albertini e Mauro“. Ora, il “lancio” della candidatura dell’ex sindaco di Milano da parte del Professore è ufficiale. Mario Monti ha partecipato all’iniziativa “Nasce a Milano la nuova politica”, svoltasi nel pomeriggio nel capoluogo lombardo.
La conferenza stampa, ritardata di oltre mezz’ora proprio per permettere al presidente del Consiglio di raggiungere il centro cittadino, era stata convocata per presentare il manifesto elettorale di Gabriele Albertini in vista delle prossime elezioni regionali. Albertini, oltre a essere candidato alla presidenza della Regione Lombardia, è stato incluso da Monti nella lista per il Senato, nella quale come elementi di spicco ci sono, tra gli altri, l’ex senatore Pd Pietro Ichino e l’ex europarlamentare Pdl Mario Mauro. L’appoggio di Monti ad Albertini era stato annunciato dal premier nel corso della trasmissione radiofonica “Radio anch’io” di Radio1: “Lo conosco da molto tempo – aveva detto il Professore a proposito dell’ex sindaco – e noto in lui, come i cittadini di Milano hanno potuto notare nel corso degli anni, una notevole capacità a gestire concretamente i problemi reali e di questo ha dato prova anche nei suoi anni come parlamentare europeo”.
Nel corso del suo intervento alla conferenza, il presidente del Consiglio ha ribadito la necessità di superare lo schema destra-sinistra che “in momenti come questo è meno importante di quello verticale che unisce Europa, volontà e capacità di modificarne le politiche e uso intelligente dell’una e delle altre”. Da qui, la scelta di proporre una progetto che “cerca di unire le energie riformatrici molto presenti nella società civile ma che devono essere estratte e motivate perché si passi dal mugugno alla costruzione della cosa pubblica” e “facilitare la coesione tra personalità che hanno capacità e volontà riformatrice, indipendentemente da dove siedano nell’arco parlamentare“.
Non è mancata la consueta stilettata a Silvio Berlusconi. Monti non lo nomina, ma è chiaro il rifermento al Cavaliere quando il Professore ricorda che avrebbe potuto accogliere “la nobile proposta che mi era stata rivolta di prendere la guida dei moderati italiani, in quel momento corredata da una lusinghiera valutazione dell’azione del governo, la settimana dopo diventata ‘disastrosa’, quando ho detto di non essere disponibile”. Evidente il rimando al leader del Pdl anche quando Monti parla dei rilievi dell’Agcom che lo accusano di essere troppo presente in tv: “Non li ho ancora visti, ma le regole vanno rispettate. Confido che, considerato che ci sono anche altri personaggi con forte tendenza e magistrali capacità all’esposizione televisiva, le regole siano fatte rispettare severamente”.
Duro anche l’attacco ai sindacati: “A volte le istanze etiche, genuinamente sentite da certe organizzazioni politico e sociali, finiscono per non fare l’interesse delle persone o delle categorie che vogliono tutelare, ma il loro danno”. Poi, nel presentare la figura di Ichino, Monti sottolinea: “E’ una persona che per portare le sue idee con coerenza dalla sua mente alla realizzazione politica, ha corso molti rischi. Il suo lavoro è stato uno dei punti più cruciali della politica e della politica economica: come trasformare l’interesse sentito per i lavoratori nel loro effettivo interesse”.
Monti si è detto ottimista sul risultato elettorale: “I sondaggi ci danno al 10%? Lo trovo positivo a una settimana dalla presentazione della nostra lista. Secondo altri sondaggi noi siamo al doppio e confido che siano in crescita. Certo è che avendo fatto attività di governo con una politica necessariamente impopolare trovo che ogni voto sopra lo zero denoterebbe una grande maturità degli italiani”. Il Professore s’è detto “molto deluso” dalla Lega, verso la quale inizialmente nutriva “simpatia”: quello del Carroccio, ha detto, “mi sembra un bilancio pieno di negatività, anche per il contributo dato al governo che ci ha preceduto”.
Il presidente del Consiglio uscente non ha invece voluto sbilianciarsi riguardo a possibili alleanze: “Oggi non è all’ordine del giorno dire con chi poi faremo alleanza o contro chi siamo: sono domande mal poste e fuori dalla nostra logica”. E chi gli chiedeva se il suo obiettivo fosse quello di impedire la vittoria del Pd al Senato ha risposto: “Davvero pensate che avrei messo in moto tutto questo per poter essere un’entità di minoranza, ma bloccante, per rendere più divertente la vita in Senato?”. “Il nostro orientamento è quello di cambiare gradualmente la politica. Se questo non avverrà l’Italia sarà condannata all’arretratezza, alla mancanza di competitività, a essere una società vecchia”.