Hanno fatto persino un sito, misguidedmissile.org, per denunciare lo spreco assurdo di denaro pubblico. “Misguided” vuol dire fuorviante, portato fuori rotta. Che per un missile antimissile e antiaereo è, ammettiamolo, il colmo. E difficilmente aggettivo potrebbe essere più calzante a proposito di un sistema d’arma per il quale si sono già spesi 4,2 miliardi di dollari, che ne potrebbe costarne altri dieci e più, che è in sviluppo dal 1995 e che, se mai dovesse entrare in servizio, lo sarà con almeno 13 anni di ritardo rispetto ai piani iniziali. Eppure l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, casualmente ministro della Difesa della Repubblica italiana, da mesi sta facendo una sistematica campagna di lobbying per impedire che venga cancellato come invece vorrebbero il Congresso statunitense, il Pentagono e il ministero della Difesa tedesco. Perché il Meads è un progetto trinazionale dove gli Usa dovrebbero mettere il 58 per cento, noi il 17 e i tedeschi il restante quarto. 

Incurante del fatto che nei supermercati italiani si spende sempre meno persino per comperare gli spaghetti, l’ammiraglio non deflette un centimetro nella difesa di un progetto che da tempo sembra far contenti solo Lockheed e MBDA (l’azienda missilistica di cui Finmeccanica detiene il 25%). È già volato negli Usa almeno tre volte nell’ultimo anno per implorare Panetta, il suo omologo di Washington, a non fare pazzie e continuare a finanziare il missile. Missile che, a parte l’Italia, nessuno più vuole. 

Già nel 2011 il Governo Usa aveva annunciato che, conclusa la fase di sviluppo in corso, il Meads non sarebbe stato più finanziato e, dunque, neppure acquistato. Ci sarebbero stati ancora circa 800 milioni da spendere. Ma, sosteneva il Pentagono, uscire subito dal progetto sarebbe stato ancora più costoso per le penali da pagare. Ragionamento più o meno analogo lo fecero i tedeschi, l’altro partner del Meads: le forze armate di Berlino rinunciavano a comperarlo conclusa la fase di sviluppo in corso. 

Non l’Italia, nonostante a noi proprio non serva. E non per il solito rantolo pacifista. No, davvero: dei tre partecipanti al progetto noi siamo infatti gli unici ad avere un’alternativa, per di più già in servizio, che si chiama Fsaf, che sta per Famille de missiles Sol-Air Futurs. Un sistema missilistico antiaereo e antimissile balistico tattico del consorzio Eurosam sviluppato in collaborazione con la Francia e già operativo con le marine italiana, britannica, saudita, con l’Aeronautica francese e con l’Esercito italiano. 

Mica roba da niente: Roma nel programma Fsaf (nelle sue declinazioni Samp/T terrestre, Saam e Paams navali) ha investito e investirà la bellezza di 1,7 miliardi di euro fino al 2020. Il Meads, allora? Un inutile doppione. Lo compresero bene i francesi, anch’essi inizialmente nel progetto, tanto che ne uscirono appena si cominciò a parlare di costi.

La situazione dunque è questa: agli americani servirebbe per sostituire il vecchio Patriot, e anche i tedeschi  ne avrebbero bisogno per lo stesso motivo. Ma il progetto è così spaventosamente fuori budget, così fuori tempo e così problematico dal punto di vista tecnico che preferiscono rinunciarvi piuttosto che continuare a buttare soldi nel pozzo.

Agli italiani invece no, il Meads non servirebbe, non serve, non servirà. Eppure lo vogliono (non gli italiani, Di Paola). Certo, c’è l’Aeronautica che sognerebbe di comperarne alcune batterie ma solo per avere un missile diverso da quello che ha già Esercito. I francesi, che stanno attenti a dove mettono i soldi, inizialmente volevano comperare il Samp/T sia per l’Aeronautica che per l’Esercito. Poi hanno deciso che sarebbe stato più economico concentrare tutto nelle mani degli aviatori. Da noi no, vorremmo addirittura due sistemi diversi che avrebbero, lo ripeto, esattamente la stessa operatività.

Che poi l’operazione possa costare almeno un altro miliardo oltre ai 570 milioni di euro già spesi finora dall’Italia, cosa importa? L’importante è che gli ammiragli abbiano i loro giocattoli e l’industria i suoi profitti. Per fortuna, il 19 dicembre scorso il Congresso ha cancellato definitivamente i fondi per il missile, nonostante un’ultima, implorante lettera scritta il 7 dicembre da Di Paola al senatore John McCain: “Non togliete i soldi al Meads”. Che l’abbia scritta in nome del popolo italiano?

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