“Tutti ai propri posti: resettiamo il sistema. È l’inizio della fine”. A vederlo si direbbe una fiction di fantascienza. C’è del cyberpunk, del freak, dell’umorismo noir, un dispositivo hacker e un partito anonimo che lotta per la sovranità popolare. Il programma porta la slogan “Democrazia e punto” e si basa su quattro argomenti ben precisi: referendum, wikigoverno, voto permanente e trasparenza. C’è anche un nome registrato in piena regola al ministero degli Interni lo scorso 17 dicembre: Partito X, partito del futuro.

L’8 gennaio, in Spagna, una nuova formazione politica ha invaso la rete. Prima col proprio sito Internet partidox.org, poi con l’account Facebook (già 7 mila utenti) e Twitter (oltre 13 mila followers) e infine con un video su Youtube. Niente leader, niente nomi, niente simboli. Solo due attori ingaggiati ad hoc per presentare ai futuri cittadini iberici il programma di partito: “Siamo figli di un momento storico in cui sono nate due rivoluzioni: il 15M e la rete come spazio per organizzarsi”.

Nella pagina web fanno intendere però che non sono il partito degli indignados, ma che certo tra le novanta persone che hanno lavorato per circa un anno al progetto, ci sono appartenenti ai movimenti di protesta, ai collettivi, alla società civile e ai sostenitori del free software. Un po’ Anonymous, un po’ Pirata tedesco, un po’ Movimento 5 Stelle, il solo e unico ordine del giorno del partito X è fare democrazia in rete con l’azione politica dal basso dei cittadini del futuro. L’obiettivo è che gli spagnoli riprendano finalmente in mano le redini del Paese. I politici, denunciano, sono troppo lontani dalle esigenze reali: è ora di rivoluzionare il meccanismo, traducendolo in una nuova prassi politica. Su economia, lavoro, educazione, diritti e salute i cittadini devono tornare ad avere voce in capitolo. Più che di una ideologia, il partito X parla di metodo “una forma di azione aperta, orizzontale, trasparente, collettiva, corretta”, scrivono nel sito. “Non vogliamo cadere nella logica personalistica dei partiti”.

L’ispirazione è quella del wikigoverno del brasiliano Rio Grande do Sul o del Better Rejkjavik islandese, programmi di gestione politica dal basso, con la partecipazione sia fisica che digitale di quello che si definisce già “il partito che ha vinto nel futuro”.  In mezzo ci sono persone comuni (nel video l’attrice è una maestra di scuola) che vogliono convertire il loro impegno in rappresentanza. “Né deputati, né signorie. Solo impiegati pubblici al servizio del bene comune”.

La formazione politica però inneggia all’anonimato, scelta fondante del partito e dei pochi esponenti che hanno concesso qualche spiegazione in più alla stampa iberica. Scatenando non poco la curiosità degli spagnoli, molte approvazioni e forti proteste tra gli scettici. Accusati di populismo 3.0, tutti, dicono gli anonimi del partito del futuro, sono allo stesso livello. I rappresentanti sono definiti “figure totalmente demodè”, perché “tutti possono imparare da tutti”, tutti possono entrare in Parlamento e fare delle leggi popolari attraverso la Rete. “Finora abbiamo scelto ogni quattro anni chi per noi doveva votare le leggi. Adesso è tempo di votare davvero”. Perché il partito X è “l’unico che non ti vuole rappresentare”.

Anzi che non è nemmeno sicuro di candidarsi alle prossime elezioni: “Ci presenteremo solo se ci sarà una pressione sociale sufficiente per spazzare via tutti i partiti. Non ci accontentiamo di un paio di scranni. Bisogna raggiungere milioni di persone per poter cambiare le cose davvero. Sarà un lavoro lungo” spiega, al quotidiano El Diario, uno degli anonimi appartenenti all’incognita forza politica. 

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