Il rimanente 20% dei prestiti bancari per far rinascere abitazioni e imprese, che dal 10 gennaio sono disponibili negli istituti di credito, va anticipato subito dal cittadino e lo Stato non lo rimborserà. Il sindaco di Novi: "Molti non ce la faranno, la somma sia fornita al 100% almeno sulla prima casa"
I sindaci l’avevano detto, quando i soldi per la ricostruzione saranno erogati “qualcuno rischierà di rimanere indietro”. Perché nell’Emilia terremotata, a otto mesi dal sisma che a maggio devastò città, case e fabbriche, sono molti coloro che non hanno il denaro per sostenere quel 20% che lo Stato non rimborsa. Una condizione che però è fondamentale per ottenere il contributo pubblico pari all’80% dei danni subiti a causa delle scosse.
Il 10 gennaio, infatti, grazie all’accordo firmato da Abi, l’associazione bancaria italiana, e Cassa depositi e prestiti, saranno disponibili i 6 miliardi di euro che lo Stato ha stanziato per la ricostruzione dell’Emilia, e i cittadini e le imprese che in seguito al terremoto hanno subito danni potranno ricevere i rimborsi. Sulla base della ‘cambiale Errani’, che stabilisce la cifra che lo Stato erogherà al richiedente, le aziende incaricate di occuparsi dei lavori presenteranno il ‘sal’, lo stato di avanzamento lavori, e verranno pagate direttamente dalle banche. Il problema è che per ricevere il rimborso, mano a mano che i lavori procedono, il cittadino o l’azienda devono pagare, di volta in volta, il 20% della somma riconosciuta dallo Stato, altrimenti i contributi si fermano.
“Per fare un esempio – spiega l’assessore alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli – se il rimborso previsto è di 90.000 euro e il primo ‘sal’ presentato dalla ditta che fa i lavori è di 30.000 euro, il cittadino deve pagare 6.000 euro”. Altrimenti l’erogazione dei contributi si interrompe.
“Ciò che cerchiamo di fare presente da tempo è che molti cittadini, così come molte imprese, specie di medie e piccole dimensioni, non hanno i soldi per coprire subito il 20% che lo Stato non risarcisce – spiega Luisa Turci, sindaco di Novi di Modena – è necessario trovare il modo di portare al 100% i rimborsi almeno per la prima casa, altrimenti la ricostruzione non parte”. Una questione sollevata già da tempo dai sindaci del ‘cratere’, da Fernando Ferioli di Finale Emilia a Rudi Accorsi di San Possidonio, da Carlo Martini di Concordia sulla Secchia a Alberto Silvestri di San Felice sul Panaro.
Un problema che la Regione Emilia Romagna ora sta vagliando, e per il quale si cercano soluzioni. La più probabile è quella di un prestito agevolato tramite le banche stesse che erogano i contributi. “Stiamo lavorando per trovare un sistema e aiutare chi ne ha bisogno, per tutte quelle persone che non hanno il denaro – ha sottolineato Muzzarelli – vogliamo che tutti ce la facciano a ricostruire”.
“Verremo incontro ai cittadini – ha assicurato anche Luca Lorenzi di Abi Emilia Romagna – così che nessuno perda i contributi e il meccanismo non si intoppi”. Al momento però, un piano preciso non c’è ancora. “Stiamo verificando la situazione” ha assicurato Muzzarelli.
Che si è dichiarato soddisfatto del numero di domande ricevute, raccolte attraverso il sistema Mude. Sono 840 le pratiche avviate, 64 delle quali saranno rimborsate già il 10 gennaio mentre per 199 sarà stabilita la percentuale di rimborso e diverranno, insomma, ‘cambiali Errani’. I pagamenti poi, saranno versati dalla banca all’azienda il 10 di ogni mese, “quindi chi non ha presentato ancora domanda avrà tempo per farlo”.
Meno soddisfatte sono invece le amministrazioni comunali del ‘cratere’. “Noi sindaci avevamo detto fin da subito che questi problemi si sarebbero presentati – sottolinea Fernando Ferioli, primo cittadino di Finale Emilia – qui ci sono persone colpite dal terremoto sia nella casa, sia nel lavoro, vivono in condizioni di povertà e avevamo chiesto un po’ di sensibilità per un problema che è sociale. Capisco le difficoltà del governo ma credo che almeno la prima casa sia un diritto”.
Anche per questo, “per portare le istanze dei terremotati a Roma” gli emiliani speravano di vedere nella lista Pd dei candidati al Parlamento un nome originario della ‘bassa’. Invece la decisone presa dal partito, ‘salvare’ il segretario provinciale Davide Baruffi, uscito sconfitto dalle primarie, a scapito assessore provinciale all’Istruzione Elena Malaguti, di San Felice sul Panaro, ha lasciato l’amaro in bocca.
“Una ‘cartuccia’ in più a Roma ci avrebbe fatto comodo – commenta Ferioli – io ho condiviso la linea del Pd provinciale, che era quella di scegliere qualcuno proveniente dal ‘cratere’, capisco che le scelte siano sempre difficili però solo chi quest’esperienza l’ha vissuta sa ciò che sta succedendo. Visto che il Parlamento ha fatto ben poco in questi sette mesi, ad esempio per quanto riguarda la questione fiscale, un rappresentante in più al governo ci servirebbe davvero”.