Il documento presentato da Maurizio Landini è passato con 384 sì, 34 contrari e 109 astenuti. L'obiettivo è sostituire con questo testo l'intesa non controfirmata lo scorso 5 dicembre. Nel frattempo la Fiat ha avanzato una proposta per il rinnovo del contratto collettivo che è stato accolto con cautela
Via alla “carta rivendicativa” per “rendere inapplicabile l’accordo separato del 5 dicembre scorso” e riconquistare il contratto di lavoro. L’assemblea nazionale della Fiom, tenutasi a Cervia, ha infatti votato con 384 sì, su 552 aventi diritto, il documento presentato dal leader Maurizio Landini che definisce la strategia futura delle tute blu della Cgil. Una “Carta” a carattere nazionale che fissa “una base comune di diritti”, “non derogabile” dal secondo livello di contrattazione, da diffondere capillarmente in ogni fabbrica con cui “scalzare” il contratto non controfirmato dalla Fiom.
Un “piano” per il futuro che non ha però convinto né la minoranza di sinistra della Fiom né quella riformista. La prima ha presentato, a firma di Sergio Bellavita, un documento in contrapposizione a quello di Landini giudicato troppo “accomodante”; la seconda, con Manuela Marcon, Fabrizio Potetti e Gianni Venturi, ha promosso una dichiarazione di voto per l’astensione contro “la reazione a testa bassa” profilata da Landini ed in favore “di una riflessione comune con la Cgil” su una possibile “exit strategy” dalla serie di accordi separati inanellati dalla Fiom in questi anni. L’opposizione ha raccolto 34 voti mentre ad astenersi sono stati in 109.
“Comprendiamo il momento grave che stiamo attraversando, ma la risposta di Landini ci pare insufficiente e inadeguata. Non condividiamo la soluzione, non l’analisi, perché quello che serve ora non è caricare a testa bassa ma fermarsi e ragionare su cosa non ha funzionato e ha portato a tanti accordi separati. Serve una riflessione comune con la Cgil sulla possibile exit strategy” ha spiegato Potetti dell’area riformista. Critiche dure invece da Rete 28 Aprile. “La strategia della Fiom è stata fino ad oggi inadeguata. E’ una posizione non sindacale, che fa l’occhiolino al centro sinistra – ha commentato Bellavita – e non si pone l’obiettivo di aprire una battaglia nel Paese per la riconquista del contratto né ha portato avanti una vera e determinata opposizione al governo Monti che ha così potuto cancellare l’art.18“.
Nel frattempo la Fiat, al tavolo di trattativa con Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Quadri per il rinnovo del contratto collettivo di primo livello siglato nel dicembre 2011 e che interessa i lavoratori di tutti gli stabilimenti italiani del gruppo, ha avanzato la sua proposta: 40 euro lordi mensili di aumento salariale, ma solo per il 2013 e legati all’effettiva prestazione, dunque alla presenza al lavoro di ciascun addetto. I sindacati, seppur con sfumature differenti, hanno accolto l’offerta con cautela, soprattutto per quanto riguarda quell’effettiva prestazione che lascia perplesse le organizzazioni proprio in vista dell’uso ancora massiccio che verrà fatto della cassa integrazione. Il confronto riprenderà il 16 gennaio.