Comprereste un libro annacquato e bruciato? Non è una domanda retorica o l’incipit di una brutta pubblicità, ma un invito a farlo. I libri sono quelli di Giovanni Giovannetti, giornalista, fotografo, editore e attivista pavese, che ignoti hanno bruciato introducendosi nel sottoscala di casa sua. Sul fatto che l’incendio sia doloso, non ci sono dubbi: il quadro elettrico, che distava solo pochi metri da dove è partito il fuoco, è perfettamente integro. Del resto, questo è il secondo avvertimento nel giro di pochi giorni per Giovannetti, da sempre attivo nel denunciare consorterie e speculazioni in città.
Prima di Natale, qualcuno era entrato nella stessa abitazione, mettendo tutto a soqquadro, pur senza rubare nulla. E prima di lui, le intimidazioni avevano colpito gli altri esponenti di quel manipolo d’intrepidi che, in una città sonnacchiosa e disinteressata, cercano di opporsi agli scempi della criminalità urbanistica: il 17 dicembre è stata bruciata l’auto del consigliere comunale d’opposizione Valter Veltri, mentre per due volte, a novembre, ignoti hanno disegnato delle croci sul portone dell’avvocato Francesco Maurici, legale rappresentante di Italia Nostra. Su tutti questi episodi sta indagando la polizia giudiziaria, anche se il presidente della Commissione antimafia cittadina, Franco Martini, ha invitato alla cautela in assenza di “riscontri oggettivi”.
Il clima nell’elegante città universitaria, per secoli sede di scuole illuminate, si sta facendo incandescente e la ciliegina sulla torta la mette un articolo apparso ieri su “Il Mondo di Pavia” a firma dell’editore. Notoriamente, l’ex poliziotto ed ex vicesindaco con la precedente giunta di centro sinistra, Ettore Filippi Filippi, poi passato al centro destra e nominato (ma assolutamente non indagato) numerose volte nel procedimento Crimine/Infinito (a lui faceva riferimento la lista Rinnovare Pavia, in cui era candidato Rocco Del Prete, considerato nella piena disponibilità di Pino Neri).
Scrive Filippi che “la solidarietà per chi ha subito attacchi proditori e criminali deve essere senza se e senza ma”. Salvo poi partire con tutti i suoi “se” e i suoi “ma”, che arrivano a descrivere l’attività di Giovannetti e soci come “una vera e propria guerra senza quartiere”, portata avanti con “comportamenti che travalicano i limiti del dibattito politico e della denuncia civile e civilmente esposta”. Come quando il “consigliere comunale Valter Veltri, accompagnato da numerosi cittadini vocianti – ha costretto –psicologicamente un’intera commissione consiliare a revocare due interventi già previsti nel vecchio Piano Regolatore …” E conclude Filippi: “E’ un clima che si sta ammorbando e che dovrebbe essere interesse di tutti cercare di riportare alla normalità … anche se è difficile credere che protagonisti di assoluto secondo piano (sic!) da sempre ininfluenti sulla scena politica locale, … possano rinunciare al ruolo di protagonisti che queste assurde vicende stanno loro regalando…” E’ il solito copione: accanto alle intimidazioni, la delegittimazione politica.
Il vero problema è che, nonostante le pesanti condanne inflitte nel processo Crimine/Infinito, Pavia è una città che non ha fatto per nulla i conti con il suo recente passato. Tutti i politici locali che vengono citati nell’inchiesta del 13 luglio 2010 siedono ancora saldamente sulle proprie poltrone. Non che abbiano commesso alcun atto penale, questo va detto, ma forse una valutazione politica del loro operato andava fatta. Dante Labate, che Chiriaco definiva un “fratello” è ancora consigliere comunale (anche se ha perso la presidenza della Commissione Territorio). Rocco Del Prete, primo dei non eletti nonostante la sponsorizzazione di Pino Neri, è stato assunto nel maggio del 2010 in Asm, la multiutility cittadina, nel cui consiglio di amministrazione siede Luca Filippi Filippi, figlio dell’ex vicesindaco. Luigi Greco, che secondo gli inquirenti era il prestanome di Chiriaco nella proprietà del ristorante “La Cueva”, è l’attuale assessore ai Lavori Pubblici. Questo solo per citare alcuni nomi.
Ma in tutta questa storia c’è, almeno parzialmente, una buona notizia (del resto questo voleva essere un blog di buone notizie!): martedì scorso la Conferenza provinciale dei Servizi, che doveva decidere sulla realizzazione del mega centro Commerciale di Borgarello, alle porte di Pavia, ha congelato l’opera per altri sei mesi (questo anche grazie all’opera instancabile dell’avvocato Maurici e degli attivisti di Italia Nostra). Di questo progetto e della sua assurdità se ne era già occupato Gianni Barbacetto. Basti pensare che, se realizzato, sarebbe il 22esimo centro commerciale alle porte di Pavia, un territorio che quanto a mega strutture commerciali presenta un rapporto mq/abitanti che supera il doppio della media nazionale. Più di una riflessione dovrebbe indurre alla cautela riguardo a quest’opera, fortemente voluta dall’ex sindaco Valdes (condannato in primo grado per turbativa d’asta in combutta con Chiriaco) e votata la notte del 12 luglio 2010, poche ore prima l’ondata d’arresti dell’operazione Infinito. A incominciare dal fatto che restano tuttora ignoti i capitali con i quali verrebbe realizzata, dal momento che la Progetto Commerciale Srl, la società che da anni ne sta portando avanti la pianificazione, presenta un capitale sociale di soli 250 mila euro, contro un costo stimato di oltre 100 milioni.
Per chiunque volesse manifestare solidarietà a Giovanni Giovannetti (e magare prenotare dei libri bruciati), l’appuntamento è fissato per venerdì sera, alle 21, alla sala San Martino di Tours, in corso Garibaldi 69 a Pavia.