Altalene e giostrine sotto la mannaia della spending review. Per risparmiare 800 mila euro l'amministrazione Merola prima punta a donazioni e sponsorizzazioni di fondazioni bancarie e gruppi di genitori. Poi si affaccia l'ipotesi di far gestire spazi pubblici ai privati: "Non le abbiamo ancora vagliate, ma le proposte ci sono"
Portare i bimbi al parco, tra qualche anno a Bologna, potrà diventare un ulteriore esborso di euro. Questo il possibile scenario che tra i tagli della spending review e la ricerca spasmodica di vendita del patrimonio pubblico si presenterà ai cittadini che si recheranno in qualche parco giochi per far usare ai bimbi altalene e giostre.
“Intendiamoci, il Comune in generale ha sempre meno risorse e deve risparmiare”, spiega l’assessore all’urbanistica e agli spazi verdi Patrizia Gabellini al fattoquotidiano.it, “partendo da questo presupposto vogliamo prima di tutto seguire la strada della sussidiarietà. Poi c’è il capitolo privatizzazione di alcuni parchi pubblici che è ancora un’ipotesi”.
E vista la scarsità di risorse, come del resto il settore scelto per i tagli, sarà inevitabile cedere a quegli imprenditori che hanno già visto di buon occhio l’affare: “Sono proposte organiche che alcuni produttori di giochi, non so se bolognesi o meno, hanno avanzato al Comune. Le richieste le abbiamo ricevute, le ho in ufficio, ma sono ancora da valutare”.
Intanto si parte dai 1300 giochi dei parchi cittadini, che in media costano all’amministrazione di Palazzo d’Accursio 800 mila euro l’anno, per i quali avanza la cosiddetta sussidiarietà, ovvero l’idea di sponsorizzare o donare singoli giochi da parte di privati: “Questa cifra incide sul 10% del costo complessivo della manutenzione ordinaria e straordinaria degli spazi all’aperto della città affidata alla ditta Global Service. Spesa che non riusciamo più a permetterci. Giocoforza sarà non il sostituire altalene, cavallucci e giostre ma farli gestire direttamente da fondazioni bancarie, sponsor privati e persino gruppi di genitori che sappiano pronti a farlo perché ce n’è pervenuta richiesta”.
Al primo passo della sussidiarietà seguirà il passo successivo, che sarà la graduale apertura di aree gioco con ingresso a pagamento di alcuni euro in luoghi come Caserme rosse o nelle aree verdi di fronte all’area della Manifattura, la cosiddetta esternalizzazione che si effettuerà ritagliando alcune aree negli spazi verdi, recintandole e poi mettendo un prezzo in entrata: “Ci tengo a precisare che questi soggetti privati che vogliono rilevare e diventare proprietari delle aree non li abbiamo cercati noi come amministrazione”.
La possibilità che molti parchi giochi della città diventino a pagamento nel giro di 3-4 anni è sorta durante un’audizione richiesta dall’opposizione di centrodestra a Palazzo d’Accursio: “Intanto vediamo se la fase della sussidiarietà andrà a buon fine come credo. Sono risorse private per aiutare un patrimonio che rimane pubblico. Il passaggio successivo è un’ipotesi che si concentrerà su alcune macroaree. Capisco che il settore in cui si interviene è delicato, ma oggi il Comune di Bologna deve essere capace di razionalizzare il proprio patrimonio perché in cassa non abbiamo più soldi”. (da.tu.)