Secondo lo studio della Cgil si tratta del peggior anno dal 1980, dopo il 2010. In totale l'Inps ha autorizzato quasi 1,1 miliardi di ore. Al primo posto per ore autorizzate troviamo la Lombardia, seguita da piemonte e Veneto. Il settore più colpito è la meccanica
Circa 8.000 euro persi per ogni lavoratore. Si tratta dei 520mila “equivalenti” in cassa integrazione a zero ore per l’intero 2012. E’ quanto ha calcolato la Cgil rielaborando i dati Inps sulla cassa integrazione (quasi 1,1 miliardi di ore autorizzate). Il taglio complessivo della busta paga ammonta a 4,2 miliardi al netto delle tasse. Nel dettaglio si parla di 522.344 lavoratori, di cui 190 mila in cigs e 170 mila in cigd. In generale al primo posto per ore di cig autorizzate c’è la Lombardia con 238.363.723 ore che corrispondono a 114.159 lavoratori equivalenti a zero ore. Segue il Piemonte con 143.184.093 ore per 68.575 lavoratori e il Veneto con 102.866.768 ore di cig autorizzate per 49.266 lavoratori. Il settore più colpito è quello della meccanica con 349.766.585 ore e 167.513 lavoratori a zero ore coivolti.
La Cgil sottolinea che il 2012 è stato il secondo peggior anno (dopo il 2010) dal 1980 in termini di ricorso alla cassa integrazione. Dall’inizio della crisi a oggi le aziende hanno chiesto all’Inps “4,4 miliardi di ore ma se nel 2008 ci si è limitati a 188,8 milioni (concentrati negli ultimi mesi), nel 2009 si sono raggiunti i 918, 1 milioni di ore e nel 2010 – con l’introduzione della cassa in deroga – si è toccato il picco con 1,2 miliardi di ore. Il 2011 si è chiuso con 953, 5 milioni di ore.
Nel 2012 si è registrato un aumento delle richieste del 12,1% rispetto al 2011. Sono state autorizzate 335.603.725 ore per la cig ordinaria (+46,25%), 400.284.270 per la cig straordinaria (-5,53%) e 354.766.227 per la cig in deroga (+10,87%). Questi numeri hanno coinvolto a vario titolo (a partire cioè dalla singola giornata di cassa integrazione) più di due milioni di lavoratori. Gli interventi che prevedono percorsi di reinvestimento e rinnovamento delle aziende – spiega il rapporto della Cgil – “nell’insieme non migliorano e rappresentano solo l’8,21% del totale dei decreti, mentre il totale complessivo dei decreti ha raggiunto il numero delle aziende coinvolte nel 2011, con un aumento nelle unità aziendali territoriali coinvolte”.
Secondo il segretario confederale della Cgil, Elena Lattuada, i numeri descrivono “un sistema produttivo letteralmente frantumato dagli effetti della crisi, così come la condizione di centinaia di migliaia di lavoratori è di grandissima sofferenza. Serve un’opera di ricostruzione, che deve partire dal lavoro: sarà questo il compito del prossimo governo”. “La Cgil” – sottolinea – “farà la sua parte presentando, alla conferenza di programma di fine gennaio, un ‘Piano del Lavoro’ perché solo il lavoro può dare al Paese una prospettiva di sviluppo e di crescita”.