Il Cavaliere: "Mancano ancora 40 giorni di campagna elettorale. La volata è aperta. Nel 1994 ci davano per sicuri sconfitti e riuscimmo ad arrivare primi". Ricorda anche la "quasi rimonta" del 2006 e assicura: "Recuperiamo perché andiamo in tv"
La corsa è appena cominciata. E’ il messaggio di Silvio Berlusconi che già sembra pregustare altre “sorprese” dopo le sue ultime performance in tv. “Siamo 7-8 punti indietro rispetto alla sinistra – dice a Domenica Live, il contenitore di Canale 5, dove praticamente aveva iniziato la campagna elettorale – Qualcuno ha ventilato l’ipotesi, forse troppo ottimista, che dopo Santoro abbiamo guadagnato 5 punti: saremmo solo a 2 punti” di distacco dal centrosinistra “e ci sono ancora 40 giorni di campagna elettorale”. “Il mio dovere – ha aggiunto l’ex presidente del Consiglio – era ritornare a dare un contributo al mio Paese e al mio movimento”.
Maroni: “Berlusconi? E’ il capo del Pdl”
Intanto dando benzina alla polemica aperta ieri sul confronto tv tra i candidati a Palazzo Chigi, Ignazio Abrignani (responsabile dell’ufficio elettorale del Pdl) ha confermato che Silvio Berlusconi è capo della coalizione (sottinteso non candidato alla presidenza del Consiglio).
Abrignani ha oggi depositato al Viminale il simbolo del Popolo delle Libertà. Sono 11 i partiti della coalizione: Pdl, Lega Nord, Grande sud insieme a Mpa di Lombardo, Pensionati, Intesa popolare, Mir e La Destra di Storace, ai quali si aggiungono le liste collegate “Basta tasse”, “Liberi da Equitalia”, “Lista del popolo” e “Rinascimento italiano”.
Ma nella coalizione, proprio ora che le vele sembravano ormai spiegate, si affaccia qualche incrinatura sulla contraddizione che resta sull’individuazione del candidato a presidente del Consiglio. Perché se il Pdl ha depositato il simbolo con scritto “Berlusconi presidente” e con il capo del suo ufficio elettorale dice che “Berlusconi è il capo della coalizione”, Roberto Maroni risponde che “lui è il presidente del Pdl”. “Non temo”, dice, che ciò possa ingenerare equivoci, dopo che nel patto elettorale con il Pdl non è stato deciso il candidato premier comune (ed era anzi tra i punti fermi del patto che Berlusconi si facesse da parte). Il segretario, tuttavia, tiene bordone al Cavaliere sulla polemica sui duelli tv: “Ci va chi ci vuole andare: la legge prevede il capo della coalizione, si applichi il regolamento.
Berlusconi: “La volata è aperta, siamo condannati a vincere”
Ora per Berlusconi tutto si concentra sul far credere al proprio elettorato di potercela fare, un po’ come accaduto nel 2006. “La volata è aperta, siamo condannati a vincere. Noi sinceramente pensiamo di avere la possibilità di vincere. Nel 1994 ci davano per sicuri sconfitti e riuscimmo ad arrivare primi superando la ‘gioiosa macchina da guerra’ di Occhetto”. Il Cavaliere non a caso torna ancora con la mente al confronto del 1994 con Occhetto: “Lui mi trattò con molta condiscendenza disse che ‘ero un bravo ragazzo, ma la vittoria andrà a noi’. Lo smentimmo. Nel 2006 eravamo sicuri sconfitti in partenza e recuperammo 10 punti”. Insomma, visti i sondaggi, azzoppare Bersani è solo l’obiettivo minimo: il traguardo è la vittoria
Tv e radio a tambur battente, dunque, come sempre quando c’è da inseguire. “Se avessimo, come abbiamo avuto – prosegue Berlusconi – la possibilità di continuare con i contatti con tv e radio e potessimo ricordare ai nostri elettori i grandi risultati di questi anni siamo sulla buona strada per recuperare tutti quelli che ci hanno votato nel 2008 e conquistare nuovi elettori delusi dal governo che ha dato pessimi risultati”.
Poi il solito copione. A partire dall’impotenza del presidente del Consiglio: “Gli italiani devono arrivare ad avere la consapevolezza di come il nostro governo non ha la possibilità di agire come gli altri esecutivi delle democrazie occidentali. Il premier, ad esempio, non può cambiare un ministro che alcune volte parte per la tangente ma deve dimettersi tutto l’esecutivo e magari in un momento di febbre finanziaria non è possibile”. E torna di nuovo sul suo intervento a Servizio Pubblico: “Mi aspettavo un buon risultato: uno a zero mi sembra rappresenti davvero l’esito dell’incontro”.
Non vuole dare giudizi su se stesso: “Va bene quello che danno gli altri. C’era attesa perché erano in tanti dalla mie parti a sconsigliarmi di andare nella fossa dei leoni, ma non c’è nessuna domanda che mi metta in imbarazzo. Credo di conoscere la macchina dello Stato meglio di chiunque altro, ho un’esperienza di imprenditore quindi sono un conoscitore approfondito dell’economia. Posso esprimermi su qualunque cosa in qualunque interrogatorio”.
A Berlusconi risponde Pierferdinando Casini, ospite di In mezz’ora di Lucia Annunziata. “Io sono l’ossessione di Berlusconi – dice – Mi vuole uccidere, non ci riesce”. “Cinque anni fa – rivendica – ho denunciato che era un buffone e che il discorso del predellino sarebbe stato un disastro per l’Italia e infatti Berlusconi ha ridotto l’Italia al livello della Grecia. Ora fa lo smemorato, fa finta che tutto quello che e’ successo in Italia non è colpa sua”. “Come piazzista – prosegue – è il migliore del mondo. Santoro a ‘Servizio pubblico’ lo ha rilanciato? Certamente ha rilanciato Santoro, che ha fatto 9 milioni di ascoltatori. Ma gli italiani sono intelligenti e sanno che chi va in tv con l’elenco della spesa, dicendo: toglierò l’Imu, abbasserò le tasse… Ma chi ha governato negli ultimi dieci anni? Allora, se è così bravo, perché tutte queste cose non le ha fatte quando era a palazzo Chigi?”.
“L’ultima volta Berlusconi ha detto: finalmente non ho più Casini tra le scatole -conclude – evidentemente io sono il suo problema fisso, del resto quando si diventa anziani si ripetono sempre le stesse cose: ho 100 voti di maggioranza e realizzerò tutte le riforme. Chi le ha viste?”.
Nicola Cosentino verso la ricandidatura
Nel frattempo il Pdl va verso il via libera alla ricandidatura di Nicola Cosentino, imputato in due processi in Campania. Il commissario campano del partito, Nitto Palma, darà a Roma le proposte per le liste tra due-tre giorni, ma intanto sottolinea di “aver letto le carte” e che contro Cosentino “vi è un impianto accusatorio non accettabile”.