Meno di una settimana fa, in occasione della sua seconda visita in sei mesi a Berlino, il premier greco Antonis Samaras aveva parlato da legalista puro. E in riferimento ai “grandi sforzi collegati con grandi sacrifici” per un “bicchiere mezzo pieno”, aveva assicurato che la Grecia sta riconquistando credibilità anche grazie ad una nuova lotta, annunciando che “la vecchia impunità sta per finire”, e rallegrandosi per la nascita di una sorta di Mani Pulite ellenica. Eppure il primo ministro conservatore, che prima di essere eletto si era più volte scagliato contro il primo memorandum della troika avallato dal tecnico Papademos e che in campagna elettorale aveva promesso che i tagli a salari e pensioni di inizio 2012 sarebbero stati gli ultimi, continua a farsi affiancare da un uomo ambiguo, un professionista che negli ultimi tempi è uscito dall’ombra (e non per sua volontà).
Si chiama Stavros Papastavrou e appare in tutti i dossier greci “che scottano”: dalla lista Lagarde allo scandalo Siemens, passando per l’affare Named. Sollevando dubbi su quale sia il ruolo realmente svolto negli ultimi anni e su una serie di eventi concatenati a quei fatti rimasti ancora senza un perché. Qualche tempo fa il quotidiano Parapolitika dedicò al giovane avvocato “al galoppo verso la bolla” una lunga e accurata descrizione. Laureato ad Harvard, l’università americana dove insegnano l’ex premier Papandreou e l’ex ministro dell’Economia Papacostantinou, (quest’ultimo vicino all’incriminazione per aver depennato dalla lista Lagarde tre suoi parenti). È stato presidente di varie organizzazioni vicine al Partito popolare europeo, prima di diventare un avvocato (patrocinante in cassazione), a cui l’ex numero uno del partito di Nea Dimokratia, Kostas Karamanlis, nel 2007 delegò la gestione della Segreteria delle Relazioni Internazionali e verso l’Ue oltre a dirigere anche l’istituto di cultura proprio intitolato a suo zio, Kostantinos Karamanlis, già primo ministro.
Viene considerato l’uomo delle missioni speciali. Secondo alcune ricostruzioni, avrebbe investito in titoli greci milioni di marchi dal fondo della Gioventù del Partito popolare europeo, attraverso cui avrebbe poi ottenuto alcuni fondi neri riconducibili a leader politici europei. Come ad esempio quello dei giovani del Ppe, che è sempre stato un segreto di Pulcinella, quanto a reticenza di informazioni, anche se una delle poche notizie “in chiaro” è proprio il coinvolgimento di Papastavrou nel caso. Però l’ex primo ministro Karamanlis mantiene le distanze dal distinto avvocato, forse proprio per episodi del passato abbastanza ingombranti, come la svalutazione della dracma nel 1998, quando ci fu un rapido spostamento di denaro in Svizzera. Quando Karamanlis aprì le procedure per la successione nel partito, Papastavrou si trovò nel campo di Dora Bakoyannis, ex ministro degli Esteri e avversaria interna dell’attuale premier Samaras. Ma ciò non ha mai rappresentato un deterrente per la sua carriera, anzi, il signor Papastavrou ha sempre dimostrato di conoscere a fondo l’arte del riposizionamento. Con l’avvicinarsi del nuovo leader, eletto primo ministro lo scorso giugno, ecco che il super consulente con borsa di studio ad Harvard acquisisce molta fiducia, anche più di quella che ci si aspetterebbe.
Malgrado la recente pubblicità negativa sul suo coinvolgimento nella lista Lagarde, Papastavrou sembra essere intoccabile oltre che sempre in secondo piano, anche nelle fotografie ufficiali. Pare che abbia l’abitudine di essere ai margini della scena, tranne per il fatto che proprio il suo nome ora è spuntato fuori dall’elenco degli evasori che sta facendo tremare il Paese intero. La domanda è: può il premier da un lato predicare la lotta alla corruzione a un Paese stremato dalla troika e dall’altro continuare a tenere accanto una figura così invischiata in questioni di evasione fiscale? A compromettere la sua posizione ci ha pensato anche l’imprenditore Sabby Mionis, nato in Grecia, ma che dal 2006 vive ed opera con sede a Tel Aviv. Ha dichiarato che la signora Maria Panteli, che appare anche nella lista pubblicata dal giornalista Kostas Vaxevanis sul settimanale Hotc Doc, assieme a Papastavrou, erano i gestori di fondi comuni di investimento della banca svizzera HSBC presenti in quell’elenco. Ma il nome di Papastavrou è ricomparso anche in riferimento alle sconvolgente cifra di 500 milioni di euro attribuiti dalla Lista alla signora Margareth Papandreou (madre dell’ex premier Iorgos).
Le informazioni sono contenute nel file che è stato depositato finalmente agli atti del Parlamento greco, (dopo che i due ex ministri delle Finanze, Papacostantinou e Venizelos, avevano detto di averlo smarrito), secondo il quale il nome dell’avvocato Stavros Papastavrou appare nella lista come pubblicata effettivamente da Hot Doc. E circa il coinvolgimento pubblico di Margareth Papandreou le dichiarazioni dei funzionari della criminalità finanziaria lasciano aperta la possibilità che il signor Mionis e il suo partner, appunto il signor Papastavrou, abbiano agito come anello di congiunzione per quei 500 milioni. Inoltre un ex dipendente di quella banca svizzera riferì che i nei fondi venivano “ripuliti” soldi sporchi da parte di politici e uomini d’affari attraverso le isole Cayman: da lì partì la prima minaccia a Julian Assange affinché non pubblicasse l’elenco.
La domanda è perché oggi il premier Samaras non si esprima sui capi di accusa verso uno dei suoi principali consiglieri economici, perché addirittura un ministro di primissimo piano del governo, Kostis Hatzidakis, si intesti una battaglia personale per difendere a spada tratta il signor Papastavrou, scagliandosi anche contro la stampa internazionale. E il tutto mentre lo stesso Samaras insiste nel dire che la Grecia vede la luce in fondo al tunnel della crisi e il Parlamento approva con 161 sì (su 300 deputati) una nuova sventagliata di tasse, ufficialmente contro armatori e possessori di natanti, ma al cui interno si celano nuovi balzelli anche per liberi professionisti e commercianti.
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