La macchina blindata gli ha probabilmente salvato la vita. E così il console italiano a Bengasi in Libia (teatro, lo scorso 11 settembre, di un violento attacco al consolato Usa in cui fu uffico l’ambasciatore Chris Stevens, ndr) può raccontare all’agenzia Ansa di stare bene doo un attentato. Fonti della sicurezza locali hanno riferito di spari contro una vettura del rappresentante diplomatico Guido De Sanctis. Nessuno è rimasto ferito. Il veicolo su cui viaggiava il console era blindato e la sua blindatura ha retto ai proiettili. I colpi sono stati e si sono infranti contro il finestrino all’altezza della testa del diplomatico e di quella del guidatore. De Sanctis stava rientrando a casa. Secondo quanto riferito da fonti della sicurezza libica i colpi sarebbero stati sparati apparentemente da un’altra vettura all’altezza di un incrocio.
De Sanctis, 51 anni, è la figura di riferimento per l’Italia a Bengasi, come, a Tripoli, lo è l’ambasciatore Giuseppe Buccino Grimaldi. De Sanctis è stato più volte protagonista in Cirenaica: ha risolto tutte le crisi che si sono aperte sia durante che dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi, che hanno visto coinvolti italiani: dal sequestro di quattro giornalisti (Domenico Quirico, Claudio Monici, Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina) ad agosto del 2011 ai sequestri di pescherecci italiani.
Si tratta dell’episodio più grave che coinvolge un alto funzionario occidentale in Libia dopo l’assalto di matrice islamico-radicale al consolato Usa. Di quel bagno di sangue, quattro gli americani uccisi, De Sanctis fu testimone quasi oculare, trovandosi nel frangente a poca distanza dal luogo dell’eccidio. Di stanza in Libia una prima volta a Tripoli, De Sanctis era stato destinato poi a Mosca ed era quindi tornato nel Paese nord-africano all’inizio della guerra civile libica (cominciata nel febbraio 2011), raggiungendo Bengasi con un viaggio rocambolesco. Era lì quando l’Italia riconobbe gli insorti anti-Gheddafi del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) come interlocutori ufficiali. Ed è stato lui a organizzare le visite compiute nel Paese dall’allora ministro degli Esteri, Franco Frattini, ancor prima della caduta di Tripoli e dell’uccisione di Muammar Gheddafi.
Durante il mandato di De Sanctis è stata inoltre riaperta la sede del consolato italiano a Bengasi, devastata e saccheggiata da una folla inferocita di manifestanti nel 2006 sullo sfondo delle proteste suscitate nel mondo islamico dalla pubblicazione delle vignette satiriche su Maometto da parte di un giornale danese: vignette che l’esponente leghista Roberto Calderoli aveva poi esibito su una maglietta in tv. La missione di Guido De Sanctis in Libia è in ogni modo agli sgoccioli. A quanto si è appreso, la sua partenza era già fissata per la settimana prossima, con destinazione Doha, in Qatar.
L’attentato è stato “un tentativo di destabilizzare le istituzioni della nuova Libia rispetto al quale l’Italia esprime la condanna più ferma e riconferma il suo pieno sostegno al percorso democratico e di riforme avviato dalle Autorità di Tripoli, che – dice il ministro degli Esteri Giulio Terzi – ci hanno già garantito il massimo impegno per assicurare alla giustizia i responsabili di questo vile atto terroristico. Sono anzitutto molto sollevato per lo scampato pericolo del nostro Console Generale Guido De Sanctis, rimasto illeso grazie al dispositivo di sicurezza che lo proteggeva”.