Avevano imposto l’acquisto di gadget per finanziare il “Giglio insuperabile”, l’obelisco di legno e cartapesta allestito durante la ‘Festa dei gigli’. Sei persone, a vario titolo affiliate o vicine al clan camorristico dei “Cuccaro Aprea”, attivo nella zona orientale di Napoli, sono state arrestate dai carabinieri della compagnia di Torre del Greco (Napoli).
I sei devono rispondere di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Nel corso di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli i militari hanno scoperto che, in occasione della tradizionale “Festa dei gigli”, i “Cuccaro-Aprea” avevano allestito il cosiddetto “Giglio insuperabile” mettendo in atto una campagna estorsiva con la quale commercianti e cittadini erano stati costretti a pagare sostanziosi contributi attraverso l’acquisto forzato di gadget. La festa, nata a Nola, comune in provincia di Napoli dove ormai costituisce un evento della tradizione popolare cattolica, è stata ereditata anche da altri centri della provincia, ma è anche simbolo del potere nei clan. In una delle ultime operazioni (settembre 2012), quando un Giglio fu distrutto dai vigili del fuoco su ordine della Procura, il gip di Napoli scrisse: “Le sue potenzialità i messaggi che riesce a veicolare, il significato recondito di quel legno, di quella cartapesta, di quelle insegne valgono, per il clan, molto più di un intero arsenale”.
Sempre oggi la Dia di Napoli, su disposizione del Tribunale di Frosinone, ha confiscato beni per 90 milioni di euro a personaggi contigui al clan dei Casalesi nel Lazio e in Campania. Si tratta della più grossa confisca ai danni delle organizzazioni camorristiche nel Lazio. La confisca segue il sequestro beni ottenuto dai magistrati un anno fa grazie alle indagini degli uomini del capo centro Maurizio Vallone. I personaggi colpiti dal decreto erano attivi nel Lazio per conto dei Casalesi, poi quando il clan ha cominciato a indebolirsi si sarebbero ‘messi in proprio’. L’attività era quella di gestione delle concessionarie d’auto, tra le più attive nel frusinate.
Fra i beni confiscati ci sono anche venti società, immobili, due ditte individuali, 26 fabbricati, 28 terreni, 19 veicoli tra cui tre Ferrari e 114 conti correnti, depositi e rapporti finanziari. I beni erano già stati sequestrati, il 15 marzo del 2011, a Gennaro De Angelis, 69 anni, di Casal di Principe (Caserta), ritenuto vicino al boss Francesco Schiavone, soprannominato “Sandokan”, ad Aladino Saidi, 35 anni di Sora (Frosinone) e ad Antonio Di Gabriele, 67enne di Crispano (Napoli). I beni si trovano a Castrocielo (Frosinone), Cassino (Frosinone), Campoli Appennino (Frosinone), Sora (Frosinone), Arce (Frosinone), Rocca di Mezzo (L’Aquila), Gaeta (Latina), Arpino (Frosinone) e a Roma.