La decisione dei giudici di Milano, che hanno deciso di respingere la richiesta di legittimo impedimento presentata da Silvio Berlusconi al processo Ruby, entra giocoforza in campagna elettorale. E gli esponenti del Pdl non perdono l’occasione per sollevare il polverone. Sandro Bondi, addirittura, chiama in causa il capo dello stato: “La decisione del tribunale di Milano contrasta con ogni principio di ragionevolezza. Solo un pronunciamento del Presidente della Repubblica può garantire uno svolgimento regolare e democratico della campagna elettorale” dice coordinatore del Pdl.
Squisitamente politica la presa di posizione del segretario berlusconiano Angelino Alfano, secondo cui “la procura e i giudici di Milano, accomunati dallo stesso strumentale e gravissimo intento, ritengono che l’attività del presidente Silvio Berlusconi, in qualità di capo della coalizione, sia meno importante di partecipare a un udienza”. Proprio per questo motivo, spiega Alfano, “appare chiara la volontà di entrare a gamba tesa nella campagna elettorale, condizionandone fortemente gli esiti, per arrivare persino a una sentenza definitiva prima della competizione”. Da qui la ‘morale’ di Alfano, per cui “è inammissibile quanto si delinea all’orizzonte. Come è inammissibile che la giustizia sia utilizzata a fini politici”.
E di fini politici della Procura di Milano parla anche Fabrizio Cicchitto. “Non poteva mancare l’intervento del pm Boccassini sulla campagna elettorale. Silvio Berlusconi è indiscutibilmente il capo della coalizione di centro-destra e il Presidente del Pdl – ha detto il capogruppo degli azzurri alla Camera – quindi il suo suolo istituzionalmente e politicamente decisivo in questa campagna elettorale nessuno lo può mettere in discussione. E infatti nessuno lo mette in discussione tranne la dottoressa Boccassini, il che la dice lunga sulla sua obiettività e terzietà”.
Sulla stessa linea d’onda il legale del Cavaliere Niccolò Ghedini: “Il tribunale è entrato pesantissimamente in campagna elettorale” ha detto Ghedini, secondo cui “si arriverà certissimamente a sentenza prima delle elezioni, questo è il chiarissimo intendimento della procura e del tribunale”. “Al momento non ho in animo nulla, se non l’amarezza di non poter celebrare il processo con serenità” ha detto ancora Ghedini, precisando che si tratta di una cosa che “dovrebbe dare fastidio ai cittadini perché turba la serenità della campagna elettorale”. Il legale ha riferito di non avere ancora parlato con Berlusconi: “Berlusconi sarebbe qua se avesse tempo di seguire i suoi processi. Non vado a disturbarlo mentre sta facendo le liste, che è un’attività di grande rilievo politico e istituzionale”. Quanto al legittimo impedimento, rigettato dai giudici, Ghedini ha fatto sapere che sarà ripresentato a tutte le prossime udienze del processo Ruby (la prima è in calendario per lunedì prossimo). Nessuna indicazione, invece, riguardo agli altri procedimenti che coinvolgono l’ex presidente del consiglio: “Vedremo per ogni processo”, si e’ limitato a dire Ghedini.
Osvaldo Napoli, invece, la butta sull’ironia per attaccare sia Ilda Boccassini che Pier Luigi Bersani. “Bersani rifiuta un confronto diretto con Berlusconi con il pretesto artificioso che il presidente del Pdl ‘non è candidato premier’ – spiega il vicepresidente dei deputati Pdl – Il pm Boccassini, bontà sua, chiede e ottiene che il processo Ruby vada avanti in piena campagna elettorale con la stessa motivazione. Coincidenza quanto meno curiosa”. Da questa c0nsiderazione il sillogismo di Napoli: “Sia Bersani sia Boccassini hanno improvvisamente adottato quella riforma costituzionale contro la quale si sono scagliati per decenni – attacca il parlamentare – A questo punto siamo noi a chiedere : ma in quale parte della Costituzione è prevista la figura del candidato premier? Ora che Bersani adotti questo argomento si può comprendere, è in campagna elettorale, attacca e si difende come può. Ma la dottoressa Boccassini è in campagna elettorale? Formalmente, no. Formalmente”.
Sulla questione è intervenuto anche Antonio Di Pietro (Idv). “I processi è da una vita che si stanno facendo e non è che il giudice debba stare attento a quando si sciolgono le Camere o meno – ha detto l’ex pm – L’uso politico non è da parte dei magistrati, visto che i processi devono fare il loro corso, ma di chi si candida per evitare i processi”.