Il giorno 11 Gennaio 2013 è iniziata su MSNBC una nuova campagna pubblicitaria negli Usa. Dura 30 secondi e si chiama “Exxon hates your children” – “La Exxon odia i tuoi figli”. Semplice, chiaro, diretto. Senza giri di parole.

Dopo essersi fusa con la Mobil, la Exxon è diventata la piu grande ditta petrolifera del mondo, nonché l’azienda che fa più profitti sul pianeta, più della Apple, più di Walmart, a causa della nostra insaziabile sete di petrolio. Nonostante tutto ciò, nonostante gli inganni ed i guai che continua a combinare, grazie ai milioni di dollari che spende in attività di lobby a Washington e a livello locale, riceve ancora sussidi governativi e sconti sulle tasse.  E non sono bazzeccole. Nel solo 2011, i petrolieri – Exxon inclusa – hanno ricevuto ben 10 miliardi di dollari, dritti dritti dalle nostre tasse di cittadini, sotto forma di sussidi.

Secondo l’Agenzia Internazionale dell’ Energia se vogliamo che la temperatura del pianeta aumenti di soli due gradi centigradi, i due terzi delle riserve petrolifere note devono restare sottoterra. L’aumento della temperatura di oltre 2 gradi centigradi è considerata pericolosa e sovvertirà tutti gli ordini naturali ed ecologici del pianeta cosi come lo conosciamo. E questo lo dicono gli scienziati, lo dice la World Bank, lo dice l’Independent, lo dice Scientific American. Alla base dei cambiamenti climatici c’è l’attività umana, prima fra tutte, l’uso di fonti di energia fossile.

Alla Exxon – e a tutte le altre – tutto questo sembra non importare. Loro hanno un solo scopo: trivellare e lucrare, e non importa se quel che ne risulta sono rifiuti tossici, incidenti, cambiamenti climatici.

Per anni la Exxon e tutte le altre hanno cercato di sabotare la scienza vera sponsorizzando ‘studi’ in cui si promuoveva lo scetticismo e i vari distinguo sui cambiamenti climatici. Era una operazione studiata bene a tavolino, in cui non si sono risparmiati niente per seminare dubbi, per far confusione, per trovare il pelo nell’uovo dove peli non ce n’erano, in modo da potersi crogiolare nel “non si sa’” e restare allo status quo. E cioè ad arricchirsi.

Prezzo dell’operazione-negazionismo? 16 milioni di dollari, spesi dal 1998 al 2005.

Risultato? Secondo uno studio compilato nel 2011, il 90%  dei  principali autori che negano o sono scettici sui cambiamenti climatici sono stati in qualche modo collegati o a soldo della Exxon.

La saga della Exxon per negare i cambiamenti climatici e’ illustrata in un eccellente documentario del 2007 della PBS, la TV pubblica americana – che non ha niente a che vedere con la RAI – e che si chiama “Hot Politics”.

Ma il diavolo fa le pentole e non i coperchi ed il tentativo della Exxon – e delle altre – è fallito.

Abbiamo perso 15 anni, ma ad oggi c’e’ il consenso di tutti gli istituti di scienza del mondo, secondo i quali i cambiamenti climatici esistono e sono dovuti principalmente all’uso di combustibili fossili e alla deforestazione. Gli ultimi ad accettarlo sono stati – guarda caso! – quelli dell’American Association of Petroleum Geologists, che nel 2007 hanno modificato la loro posizione. Da negazionisti, sono passati a “neutrali” sul tema.

E cosa fanno adesso quelli della Exxon? Non possono più negare, e allora il CEO del gruppo, Rex Tillerson – stipendio 25 milioni di dollari nel 2011 – nel giugno del 2012 dice, che sì, i cambiamenti climatici ci sono, ma che “ci adatteremo”.

Ah sì, ci adatteremo – umani e flora e fauna – a cose come l’uragano Sandy? Agli incendi, alle siccità, alle alluvioni? In quella occasione Rex Tillerson se l’era presa con giornalisti, attivisti e con il pubblico, secondo lui tutti “ignoranti” di matematica e di scienza e che propagandano paure infondate sull’industria del gas e del petrolio.  Come se scienziati, giornalisti e pure quelli di World Bank non  avessero niente di meglio da fare.

Ma non c’è solo la Exxon in questa spirale del petrolio in cui si promette lavoro, ricchezza, sicurezza energetica, rispetto dell’ambiente e gioia per tutti. Operano tutte allo stesso modo, perché il modello che promuovono, in Italia come negli USA, è lo stesso. Trivellare per le tasche di pochi, lasciando briciole e guai alle comunità locali e alla collettività.

Ovviamente chi pagerà le conseguenze di queste scelte saranno le generazioni future, ed è per questo che la pubblicità si chiama “Exxon hates your children”.

E chi è che mette su questa coraggiosa pubblicità controla Exxon?

Sono cittadini normali sotto un logo dal nome The other 98% hanno raccolto donazioni online per poter dire a tutti che la democrazia è nostra, e non dei petrolieri.

Dicono: Why? Because we want to live in a world where we can tell the plain truth about the richest companies in the world, right on television – and it’s no big deal. Because Exxon keeps getting away with destroying any chance of a future for your children and ours. Because we live in a time where politicians discuss eviscerating the New Deal while handing Big Oil a free $10 Billion in taxpayer subsidies a year for no good reason, and no one ever calls it out.

E in Italia? In Italia siamo anni luce lontano da tutto questo. Ve l’immaginate la gente normale che manda in Tv una pubblicità che dice “L’Eni odia i vostri figli”?  Invece negli USA la libertà di parola è cosi tutelata che mandare questa pubblicità è legale e nemmeno la Exxon, con tutti i suoi soldi, può vietarlo.

Exxon hates your children e abbiamo il diritto di poterlo dire. 

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