Da quando nel 2003 il governo ha deciso di cedere le aree estrattive nella penisola calcidica, il loro valore si è moltiplicato fino alla cifra di 2 miliardi di euro. Ma allo Stato, che non ha pattuito una remunerazione sui materiali, restano solo le briciole. E i danni ambientali connessi all'attività mineraria
Nel nord della Grecia, gli abitanti dei villaggi di Ierissos e Stratoni protestano da mesi contro il piano di sfruttamento minerario di una vasta area territoriale che include, oltre a quelle già esistenti, due nuove miniere d’oro in superficie nella foresta di Skouries, una sotterranea nella zona di “Olympiada” e altre 14 aree minerarie in varie regioni. Nelle ultime settimane però la risposta si è fatta sempre più violenta: vecchi e bambini presi a manganellate, donne colpite con pugni e calci da poliziotti in assetto antisommossa.
La penisola calcidica, ricca di oro e altri metalli preziosi, è stata di fatto svenduta dallo Stato, per un pugno di euro, alla canadese Eldorado Gold. L’unicità degli alberi della foresta di Skouries, alti quanto palazzi di dieci piani, la purezza delle sorgenti di acqua che alimentano gli acquedotti della seconda città del Paese, Salonicco, e un mare tra i più suggestivi del Mediterraneo, insomma tutto ciò che ha contribuito a rendere questa zona una delle mete preferite dal turismo internazionale e l’unica vera industria della Grecia, rischia di essere irrimediabilmente compromesso dall’attività di estrazione dell’oro. Secondo uno studio intitolato “Lo sfruttamento delle risorse naturali: una sfida per lo Stato e i cittadini”, illustrato presso la camera dell’organizzazione delle industrie dal professor Cristos Eleftheriadis – responsabile del dipartimento di scienze dell’università di Salonicco – il danno ambientale ed economico che ne conseguirà sarà di gran lunga superiore alla creazione dei 1500 posti di lavoro previsti.
Altri vantaggi per la popolazione non ce ne saranno visto che nel 2003, al momento della cessione dei terreni, il governo non aveva stipulato con la società acquirente il versamento di diritti e tasse sull’estrazione e la vendita dell’oro. Subito dopo il progetto però fu bloccato per l’impatto ambientale troppo pesante e perché la cifra di 50 milioni di euro accettata dal governo di allora come copertura per eventuali danni non era considerata sufficiente. Lo scorso anno invece il progetto è stato approvato nonostante le incredibili procedure di cessione. Il 9 dicembre del 2003 viene fondata una società, la Hellas Gold s.a. Tre giorni dopo, 2 miniere sotterranee, 317mila acri di terreno minerario, 310 edifici, 11mila metri quadrati di territorio urbano, 2500 acri di terrero minerario, 30mila metri quadrati di uffici e capannoni, sistemi di pompaggio, attrezzature e veicoli, vengono venduti dal governo, nella persona dell’allora ministro dell’economia Christos Pachtas, per 11 miioni di euro proprio alla neonata Hellas Gold.
“Il valore stimato era, già allora, immensamente più elevato degli 11 milioni pattuiti – sottolinea Maria Christianou del comitato di protesta – il disboscamento, la crescita artificiale di colline di detriti tossici, dovuti agli scavi, l’uso di cianuro per la depurazione dell’oro, distruggeranno i dintorni del monte Athos e inquineranno le falde acquifere, quindi non solo la gente non ci guadagnerà nulla ma ci perderà molto”. Intanto il valore di ciò che è stato venduto a 11 milioni, è arrivato a più di 2miliardi di euro. “Ciò che è accaduto ha formato negli anni una catena di scandali con la complicità di tutti i governi eletti dal 2003 a oggi”, racconta sconsolato il professor Antonis Vardoulakis, uno dei più autorevoli scienziati greci.
“Venendo a oggi, la Hellas e la European Goldfields (subentrata) sono state assorbite dalla Eldorado Gold: il loro valore è salito di 200 volte rispetto al costo iniziale”. Ciliegina sulla torta: il comportamento dell’ex ministro delle finanze socialista, oggi titolare proprio del dicastero dell’ambiente ed energia Yorgos Papacostantinou e oggetto di un’inchiesta sulla sparizione della cosiddetta lista Lagarde, duemila presunti evasori fiscali con conti correnti in Svizzera, tra i quali sembrerebbero esserci alcuni suoi parenti. “Dopo che l’anno scorso la Commissione europea aveva intimato alla compagnia mineraria di versare allo Stato greco 15 milioni di euro a titolo di risarcimento perché la somma iniziale di cessione ra stata inammisibilmente bassa – afferma Katerina Igglezi, deputata di Syriza, la coalizione di sinistra – il governo aveva fatto ricorso contro la decisione, rifiutando il risarcimento”. Alla domanda dei giornalisti sul perché del gran rifiuto, Papacostantinou, senza curarsi delle telecamere che lo stavano riprendendo, rispose bofonchiando parole incomprensibili.