Filosofia del riutilizzo, per un gruppo di cinque ragazzi reggiani che non buttano via niente: la scopa diventa chitarra, un telefono come microfono e i bidoni della spazzatura come batteria. Dal 20 gennaio di nuovo live in decine di città emilianoromagnole
La scopa è una chitarra, i tubi del Wc diventano uno strumento a percussioni, i coperchi dei bidoni fanno la batteria e per il microfono c’è un vecchio telefono a disco. Sembrano gli strumenti musicali di un personaggio dei fumetti ed invece a suonarli sono i Miatralvia, cinque giovani studenti della cooperativa sociale Lumezia.
Originari di Pomponesco, paese in riva al Po, girano l’Emilia portando la musica nata da oggetti riciclati. Il loro nome in dialetto vuol dire “non buttarlo via” e la filosofia è quella del riciclo, salvare gli oggetti e dargli una nuova vita. E se tutto è cominciato per scherzo, ora i poco più che ventenni Elia, Fabio, Nicola, Massimo e Giovanni iniziano a fare sul serio. A settembre 2010 è il Festival della letteratura di Mantova ad invitarli per una performance, poi nel 2012 lo “Spazza Tour”, il tour che li ha portati in giro per il nord Italia e a dicembre scorso la prestigiosa partecipazione a “L’ambiente si nota: primo festival italiano di strumenti riciclati” a Roma.
“Tutto è cominciato con i laboratori musicali per bambini, – racconta Elia Adami, musicista del gruppo, – tutti noi siamo collaboratori della cooperativa e giravamo scuole e centri culturali parlando delle mille vite che possono avere gli oggetti. E mentre cercavamo di convincere i più piccoli che dai rifiuti può anche uscire buona musica, ci siamo convinti noi”. Un recupero di oggetti, materiali che può dare mille soluzioni e che piano piano ha convinto gli stessi ragazzi che poteva essere un modo per fare musica. “Prima è iniziato per scherzo, poi abbiamo cominciato ad appassionarci. È un modo diverso di suonare, che può dare molte soddisfazioni”. La prima regola è la fantasia e con un po’ di colla, chiodi e creatività nascono strumenti musicali di ultima generazione.
“La chitarra – continua Elia, – è una scopa di legno a cui abbiamo attaccato le corde, due ponti fatti con viti esagonali e un pick up per trasformarla in una chitarra elettrica. Stessa struttura con aggiunto un secchio vuoto per fare da cassa di risonanza e abbiamo ottenuto un basso”. La batteria invece è fatta da bidoni della spazzatura e coperchi di lamiera; il tubofono, composto da tubi di Wc è uno strumento a percussione suonato con un paio di ciabatte infradito; un telefono a rotelle è cablato per fare il microfono e produrre effetti particolari; la macchina da scrivere è diventata una drum machine, grazie alle aste piegate in modo diverso e a barattolini aggiunti.
Strumenti musicali mai visti e mai immaginati prima, ma che al tempo stesso rischiano di essere inaffidabili. “Suonare in questo modo, – raccontano i ragazzi, – è in un certo senso più difficile perché ci sono sempre mille imprevisti. Non solo bisogna tenere conto delle note diverse e delle imprecisioni, ma anche delle rotture. Possono spezzarsi nel bel mezzo di un concerto e dobbiamo essere sempre pronti a cambiare le cose in corsa”. Una creatività che chiede maggiore flessibilità, a cui i musicisti di Miatralvia hanno risposto alternandosi a suonare ogni strumento a turno in ogni canzone. Un riciclo che parte dagli oggetti, e arriva al cantante, al bassista o chitarrista. Si cambia canzone e avanti il prossimo ed ogni concerto è una festa condivisa con il pubblico che partecipa al gioco.
Un vero e proprio percorso di formazione quello dei cinque ragazzi, che da due anni studiano modi sempre più efficaci per fare musica con i rifiuti. E le canzoni? “Stiamo per incidere un nostro pezzo a cui lavoriamo da tempo, però ci piace continuare con l’idea delle cover, di riprendere canzoni conosciute del panorama italiano e internazionale e dargli nuova vita”. Una sfida che portano al pubblico ad ogni concerto, passando da Gino Paoli e arrivando ai Prodigy: “Il bello di suonare in queste condizioni, – conclude Elia Adami, – è proprio il fatto di poter dare un tocco diverso ad ogni canzone, cambiarne melodie ed effetti per trovare nuove espressioni”.
Una sfida che appassiona il pubblico che li segue ad ogni concerto, ma anche i giovani studenti, dai licei fino agli asili nido, dove il gruppo insieme alla cooperativa Lunezia svolge laboratori di recupero dei rifiuti e dove si impara a suonare gli strumenti speciali. Perché gli oggetti che buttiamo non solo possono avere una seconda vita, ma anche fare buona musica. La prossima data il 20 gennaio a Bagnolo in Piano vicino a Reggio Emilia, mentre le tappe dello “Spazza Tour 2013” verranno annunciate su http://www.facebook.com/Miatralvia e http://www.lunezia.org/index.html.