Oltre mille firme da parte di preti e vescovi per salvaguardare il proprio posto di lavoro come insegnanti ed educatori nelle scuole. E per protestare, ancora una volta, contro il matrimonio gay voluto dal primo ministro David Cameron e dal governo di coalizione fra conservatori e liberaldemocratici. Nel Regno Unito la Chiesa cattolica reagisce. Così, mentre il ‘bill’, la proposta di legge sulle unioni fra persone dello stesso sesso, verrà presentato fra la fine di questo mese e febbraio, e mentre in altri Paesi, come ad esempio la Francia, il fronte tradizionalista protesta scendendo in piazza contro il movimento che in mezzo mondo occidentale sta chiedendo maggiori diritti per le coppie omosessuali, in Gran Bretagna la gerarchia cattolica non ci sta.
1.054 firme, fra preti e vescovi, appunto, e una lettera pubblicata sul Daily Telegraph, per dire che “se la legge sul matrimonio gay verrà approvata, non saremo più in grado di fare il nostro lavoro di educatori e insegnanti nelle scuole ed entreremo, con il nostro credo, nell’illegalità”. Il timore è serio, a quanto pare, al punto che il clero cattolico ha persino paventato uno spettro: “Torneremo alla persecuzione di chi crede nel Papa, così come avvenne nei secoli di persecuzione dei cattolici in Inghilterra e così come avvenne per lo scisma di Enrico VIII che, volendo divorziare da Caterina d’Aragona, mandò all’aria la stabilità della Chiesa nel nostro Paese”.
La paura è che la molto probabile legge sulle unioni fra lo stesso sesso renda illegale propagandare precetti e insegnamenti della Chiesa riguardo al matrimonio. Una paura che il governo di Cameron, ora, cerca di bloccare. “Siamo sempre stati molto chiari, le nostre leggi non metteranno a repentaglio il diritto all’insegnamento da parte degli enti religiosi e il diritto di pregare e di credere in quello che si vuole”, ha fatto sapere il dipartimento per la Cultura, comunicazione e sport, che sta scrivendo, insieme a quello alle Politiche sociali, le specifiche della legge che dovrà passare al vaglio del parlamento di Westminster. Ma la Chiesa è scettica: “Verremo esclusi da certe professioni, non avremo di che vivere e la nostra fede verrà seriamente limitata. Chi crede nel matrimonio tradizionale verrà estromesso dalla vita sociale e dal mondo delle professioni”. Con il vescovo di Portsmouth, Philip Egan, che è persino arrivato a dire: “Potremmo essere persino arrestati dopo essere stati giudicati bigotti e omofobi”.
Intanto, nel Regno Unito, continua la campagna mediatica contro chi si oppone ai diritti degli omosessuali. Il Sunday Mirror, qualche giorno fa, ha preso di mira l’Ukip, lo United Kingdom Independence Party, entrato al centro delle polemiche per aver consentito ad alcuni membri di esprimere sui forum del partito pareri non proprio ‘gay-friendly’, che ad esempio paragonavano e mettevano sullo stesso piano omosessualità e pedofilia. Ma la vicenda dell’Ukip si è intrecciata, appunto, alla libertà religiosa, tema molto caldo al momento, come la lettera dei 1.054 cattolici dimostra. Nigel Farage, leader dell’Ukip, ha infatti detto: “Sarei molto attento a dare a qualcuno dell’omofobo. Se qualcuno fa commenti aggressivi contro un gruppo di persone, questo è da condannare. Ma se qualcuno esprime la sua opinione supportata da un credo religioso e se qualcuno dice di essere contro il matrimonio gay in quanto cattolico o almeno cristiano, in questo caso sarei molto più attento a dire che è bigotto e retrogrado”.