Secondo un rapporto di Bloomberg il calo rispetto all'anno scorso è dell'11%. Tra le cause l'incertezza del quadro legislativo e le modifiche delle politiche in alcuni mercati importanti come Usa, India, Spagna e Italia. Nel nostro Paese "colpa" di due decreti del governo Monti
Scommettere sul futuro è più difficile, quando il presente è fatto di sacrifici: e le energie rinnovabili non fanno eccezione. Nel 2012, rivela un report di Bloomberg New Energy Finance, gli investimenti a livello globale sono diminuiti dell’11% rispetto all’anno precedente: in totale sono stati spesi 268,7 miliardi di dollari, meno del record di 302,3 miliardi segnato nel 2011, ma comunque la seconda cifra di sempre, cinque volte la spesa effettuata nel 2004.
Tra le cause, per gli analisti, ci sono “l’incertezza nel quadro legislativo e i cambiamenti delle politiche in alcuni mercati importanti”, come Stati Uniti, India, Spagna e Italia. Sull’Europa meridionale pesano in particolare la crisi del debito e i relativi provvedimenti di austerity: in Spagna la contrazione è stata del 68% ad appena 3 miliardi di dollari, in Italia del 51%, a 14,7 miliardi.
Madrid, nota Bloomberg, “ha annunciato una moratoria degli incentivi per i progetti non ancora approvati”, mentre in Italia la riduzione è dovuta “ai cambiamenti nella normativa, che hanno causato una frenata del boom del fotovoltaico”. Il riferimento è ai due decreti varati dal governo Monti a luglio 2012, che hanno modificato il sistema degli incentivi per le energie rinnovabili. Con il Quinto Conto Energia i sussidi per la produzione di energia solare sono stati ridotti del 30%, per arrivare a regime a un taglio del 50 per cento, mentre altre risorse sono state destinate a fonti di energia diverse, come la geotermia e le biomasse. Anche gli Stati Uniti hanno visto una riduzione degli investimenti pari al 32%, sull’incertezza per la prosecuzione dei programmi di supporto; mentre l’India li ha ridotti del 44%, a causa “della conclusione degli incentivi per l’eolico e della scarsità di progetti approvati per il solare”.
Nonostante questo, “le voci sulla morte del sostegno alle energie pulite si sono dimostrate esagerate – commenta Michael Liebreich, responsabile di Bloomberg New Energy Finance – I dati potevano essere peggiori, visti gli ostacoli che il settore ha dovuto fronteggiare: l’incertezza normativa, la crisi fiscale in corso in Europa e le continue diminuzioni del costo della tecnologia”. Numeri positivi arrivano invece dalla Cina, dove nel 2012 è stata investita la cifra record di 67,7 miliardi di dollari, il 20% in più rispetto al 2011, con una particolare attenzione per l’energia solare. I cinesi scavalcano di oltre il 50% gli Stati Uniti, secondi in classifica con un totale di 44,2 miliardi.
In evidenza anche il Sudafrica, dove nel 2012 sono stati investiti 5,5 miliardi in solare ed eolico, contro le poche decine di milioni del 2011, e il Giappone. Qui il dibattito sulle energie pulite si è acceso dopo il disastro nucleare di Fukushima, e il nuovo programma di incentivi ha aiutato gli investimenti a crescere del 75% a 16,3 miliardi di dollari. I dati del 2012 mostrano anche che “il mercato delle rinnovabili si sta rapidamente allargando: non si investe più soltanto in Europa, Stati Uniti o Cina, ma anche in Africa, Medio Oriente, Oceania e Sudamerica – sottolinea Liebreich -. Paesi come Australia, Marocco, Ucraina, Messico, Corea del Sud, ma anche Kenya ed Etiopia, hanno avviato nel corso dell’anno almeno un progetto di valore superiore a 250 milioni di dollari”.
Nonostante questi exploit, lo studio rivela che nell’ultimo anno le energie pulite si sono dimostrate poco attrattive per alcune tipologie di investitori. Come i fondi di venture capital e private equity, che hanno puntato sul settore un totale di 5,8 miliardi (-34%, ai minimi dal 2006). È andata anche peggio in Borsa, con le quotate che hanno visto gli investimenti calare del 57% a 5,1 miliardi, il livello più basso dal 2004, e l’80% in meno del picco massimo registrato nel 2007. L’indice Nex (WilderHill New Energy Global Innovation Index, che comprende 95 società del settore quotate in tutto il mondo) è sceso nel 2012 del 5,5%, toccando il 25 luglio un -78,2% rispetto al massimo del 2007. Il 2013 si è aperto nel segno di una leggera ripresa, con l’indice che ha riguadagnato il 27% dai minimi estivi; ma per far sì che le rinnovabili abbiano un futuro bisogna che gli investitori ritrovino l’entusiasmo perduto.