Non è una certo novità che i Capi di Stato e di Governo di ritorno dai summit di Bruxelles raccontino al proprio elettorato la verità che vogliono loro. Le barriere linguistiche e un’informazione sull’attualità europea ancora embrionale agevola loro il compito. Ma c’è chi la faccia ce l’ha più tosta degli altri. Il racconto europeo di Silvio Berlusconi, trapelato anche da alcune sue dichiarazioni di giovedì scorso, ospite a Servizio Pubblico di Michele Santoro, ha dell’inverosimile.
Metafora esemplare è la “sua” versione, ripetuta anche giovedì, della famosa telefonata per la quale lasciò Angela Merkel, a capo del Paese più influente d’Europa nonché una “signora”, ad aspettarlo per interminabili minuti sul tappeto rosso del summit Nato di Baden Baden (Germania). A sentire Berlusconi, era impegnato in un’importantissima telefonata con il Premier turco Tayyip Erdogan per convincerlo a togliere il veto alla nomina del danese Anders Fogh Rasmussen come nuovo segretario Nato, nomina alla quale si opponeva solo la Turchia. Tant’è che, se ciò rispondesse al vero, proprio Super B. sarebbe stato l’eroe della conciliazione Nato, l’ago della bilancia nord atlantico. Ma sarà vero? Chissà, certo che per uno che ha tentato di spacciare una minorenne marocchina per la nipote di Mubarak, il legittimo sospetto è lecito.
Ma torniamo in Europa. La versione berlusconesca dell’episodio della telefonata in riva al Reno, è solo uno dei tanti casi di racconto fantomatico di quello che succede fuori dai confini italici secondo B. Di fatti simili gli ultimi anni ne sono pieni, un susseguirsi di episodi, a tratti grotteschi a tratti tragicomici, raccontati in madre patria da Berlusconi a suo (co)modo.
Tuttavia tra questi episodi ce n’è uno che forse più di tutti esemplifica la vera immagine di Berlusconi, e purtroppo dell’Italia, che ha regnato all’estero per un lungo periodo. Siamo a Bruxelles, è il 23 ottobre 2011, una giornalista francese chiede in conferenza stampa ad Angela Merkel e Nicolas Sarkozy (allora ancora presidente francese) se il Premier italiano li avesse rassicurati circa i provvedimenti che avrebbe preso per frenare la crisi italiana (in quei mesi l’Italia faceva più paura di Grecia e Spagna, e il famigerato spread era arrivato oltre i 550 punti). La risposta è riassunta in una risatina tra i due leader seguita dalla risposta diplomatica di Sarkozy: “Abbiamo fiducia nel senso di responsabilità dell’insieme delle autorità italiane, politiche, finanziarie ed economiche”. Ovviamente anche in questo caso Berlusconi pescò dal cilindro magico la scusa perfetta del perché i due leader si erano praticamente messi a ridere alla faccia sua.
Una risata che se aveva destato qualche imbarazzo e stupore in madre patria, a Bruxelles non aveva sorpreso più di tanto. Senza cadere nel solito bisticcio tra destra e sinistra, tra l’altro tanto caro a B., era da mesi, anzi da anni, che la reputazione internazionale del governo Berlusconi era diventata come quella di Gian Burrasca. Da mesi ormai la stampa internazionale si prendeva gioco del Premier italiano invitandolo a dimettersi per il bene dell’Italia, quotidiani e magazine che lo Berlusconi avrà poi l’ardire (lo ha ribadito anche a Servizio Pubblico) di chiamare “di sinistra”, compresi The Economist e il Financial Times, stampa di punta del liberismo economico mondiale.
La verità è che, contrariamente a checché ne pensi o dica Berlusconi, l’Europa oggi non è assolutamente di sinistra, tutt’altro. Al di là del fatto che la maggioranza dei governi Ue sono di centrodestra, lo stesso successore di Berlusconi al timone dell’Italia (al di là dei giudizi di merito di politica interna) dimostra che a determinati tavoli a contare, più che l’ideologia di riferimento, è la serietà e l’autorevolezza professionale (concetto alquanto diverso da autorità). Tutto si può dire, infatti, tranne che Mario Monti, amato da pochi e odiato da tanti in madre patria, sia un uomo di sinistra. Tuttavia all’estero, soprattutto a Bruxelles, è sicuramente rispettato, tant’è che all’ultimo Consiglio europeo, pochi giorni dopo le sue annunciate dimissioni, ha ricevuto perfino l’abbraccio di François Hollande, socialista di vecchio stampo.
Insomma, Berlusconi, così come all’occasione altri leader nazionali europei, possono continuare a raccontare la loro versione a casa, ma a Bruxelles le storielle durano il tempo che trovano.
Twitter: @AlessioPisano