Fare la coda non mi piace molto, ancora meno fare la coda senza poi riuscire a raggiungere un obiettivo, ma provo a farmene una ragione ricorrendo alla filosofia della lentezza. Due teatri, due code inutili oppure molto utili. I teatri sono l’Elfo Puccini e il Dal Verme di Milano.
Il secondo Forum delle politiche sociali e l’avvio della campagna elettorale di Umberto Ambrosoli a Governatore della Lombardia. Venerdì 11, pomeriggio, arrivo al Teatro Puccini, e subito mi si presenta uno scenario inatteso, una cinquantina di persone che pazientemente cercano di entrare alla conferenza cittadina sulle politiche sociali, nemmeno il tesserino da giornalista funziona, aspetto un’oretta, ma la coda non cala e mi arrendo.
Sabato 12, sera, piove, dopo una quarantina di minuti sotto l’acqua, assieme a un altro chilometro di persone, alcuni poliziotti, molto gentili, ci avvertono che il teatro Dal Verme è ricolmo e che non abbiamo speranze di entrare. Nessuno impreca, piano piano ci sciogliamo, non provo nemmeno con il tesserino, saluto la mia amica Rosanna, di Job24, e mi avvio infreddolito verso Pavia, di fianco a me c’erano dei signori Monza e uno di Sondrio.
Quando lavoravo a Progetto Italia, alla prima della Divina Commedia commentata da Vittorio Sermonti, restarono fuori da Santa Maria alle Grazie più di mille persone e dall’Inferno al Paradiso fu un gran successo.
Mi aggrappo a questo ricordo e ne traggo un buon auspicio facendo appello alla mia scelta di riflettere e di vedere il bicchiere mezzo pieno (per la seconda coda spero non solo di pioggia). Ho toccato con mano la lenta ma inesorabile voglia di Milano di liberarsi dagli anni passati, la voglia di partecipare delle persone e il presentarsi a dare la propria disponibilità a produrre il cambiamento. Sono due aspetti assieme ad altre code che si vedono per la città, come quelle per il pane dai Frati Cappuccini o alla Caritas, code queste che vorrei veder sparire, ma sono contento che almeno per loro ci sia ancora posto a teatro.