Le norme approvate dal Senato dello Stato mettono al bando le armi semiautomatiche. Gli abitanti avranno l’obbligo di registrarsi negli uffici delle autorità. Il governatore Cuomo ricordando la strage di Newtown: "Troppe persone hanno già perso la vita". E, a livello federale, Obama pensa a un ordine esecutivo per bloccare le importazione dall’estero
Ulteriori restrizioni alle armi d’assalto. Controlli più rigidi sulla vendita di armi alle persone con disturbi mentali. Sono le misure votate nella notte dal Senato dello Stato di New York e che dovranno essere confermate oggi dalla Camera di Albany. La legge, fortemente voluta dal governatore Andrew Cuomo, viene varata in contemporanea all’arrivo sul tavolo di Barack Obama del rapporto della Commissione presieduta da Joe Biden. Anche qui, tra le proposte, un bando alle armi d’assalto, scaduto nel 2004, e ai caricatori ad alta capacità. Probabile, nella giornata di mercoledì, una dichiarazione in cui il presidente esporrà in diretta televisiva alla nazione la riforma anti-armi.
New York è il primo Stato americano ad agire dopo il massacro di Newtown. “Non abbiamo bisogno di un’altra tragedia per individuare le falle nel sistema – ha detto Cuomo in una conferenza stampa -. Troppe persone hanno perso la vita. E’ il momento di agire”. Da settimane il governatore è del resto personalmente impegnato in una vera e propria battaglia politica a favore del “gun control”. Le norme approvate dal Senato dello Stato allargano la definizione di “armi d’assalto”, mettendo al bando pistole e fucili con caricatori semoventi, come pure i fucili semiautomatici. Gli abitanti di New York già in possesso di tali armi da fuoco avranno l’obbligo di registrarsi negli uffici delle autorità dello Stato.
La misura forse più importante dell’intero pacchetto è però quella che riguarda le persone che soffrono di disturbi psichici. Medici, psichiatri, psicologi dovranno rivolgersi ai funzionari sanitari di New York, denunciando quei pazienti che, a loro giudizio, rappresentano un pericolo alla loro e altrui incolumità. La polizia sarà autorizzata a confiscare le armi delle persone segnalate e i giudici potranno ordinare trattamenti sanitari obbligatori. Bandita anche la vendita di caricatori con più di sette proiettili. Pistole e fucili dovranno infine essere tenuti sotto chiave nelle case abitate da persone già condannate o con problemi di salute mentale.
“Si tratta del pacchetto anti-armi più ampio ed esauriente mai votato negli Stati Uniti”, ha spiegato Cuomo, che nella sua battaglia ha goduto dell’appoggio incondizionato dei democratici e non ha incontrato particolare opposizione da parte dei repubblicani. Lo Stato di New York, non lontano da Newtown, Connecticut, e quindi particolarmente toccato dalla tragedia che ha lasciato sul pavimento della scuola 20 bambini, è d’altra parte uno di quelli con un’opinione pubblica più sensibile al tema delle armi e più disponibile a porvi delle limitazioni.
Ben più tesa e difficile si annuncia invece l’altra battaglia, quella combattuta a livello nazionale dalla Casa Bianca. Ieri Barack Obama ha incontrato Joe Biden, che guida la task-force incaricata di preparare una riforma. Biden, che poco dopo ha incontrato anche deputati e senatori, avrebbe illustrato al presidente alcune delle misure che la sua Commissione ritiene imprescindibili. Tra queste, maggiori controlli su chi acquista un’arma, il bando alle armi d’assalto e ai caricatori ad alta capacità, ma anche diciannove provvedimenti che Obama potrebbe prendere autonomamente, attraverso un ordine esecutivo, senza quindi passare per il Congresso. Si parla della possibilità per il presidente di bloccare l’importazione di armi dall’estero e di facilitare lo scambio di informazioni sugli acquirenti di armi tra le agenzie del governo federale.
Proprio sulla possibilità da parte di Obama di procedere ad atti unilaterali come gli “executive orders” si è scatenata nelle ultime ore la polemica dei repubblicani. Steve Stockman, deputato del Texas, ha minacciato l’apertura di un procedimento di impeachment contro Obama, nel caso questi dovesse ricorrere a ordini esecutivi. La lobby delle armi, capitanata dalla “National Rifle Association” (NRA), sta intanto tessendo tutti i suoi fili al Congresso – dove da decenni finanzia generosamente le campagne di deputati e senatori. Il presidente della NRA, David Keene, spiega di essere tranquillo – “Obama non ha i voti sufficienti a far passare una legge”, dice – e come indice dell’orientamento degli americani mostra i dati delle vendite di armi, schizzati alle stelle dopo il massacro di Newtown. La stessa tranquillità è stata però esibita ieri da Obama, che nell’ultima conferenza stampa del primo mandato ha parlato delle prossime misure come “puro buon senso”: “Il mio punto di partenza – ha spiegato – non è preoccuparmi della politica. Il mio punto di partenza è concentrarmi su ciò che ha senso e che funziona”.