Dicono addio all'assegno, tra i pochi, Matteo Richetti, Manes Bernardini, e il segretario Pd Bonaccini. Nessuno dell'Idv e di Sel. I due 5 Stelle: "Non ci hanno avvisato del termine di scadenza. Abbiamo subito rimediato"
14 consiglieri su 50. Ossia, meno di un terzo degli eletti. Ecco quanti in regione Emilia Romagna hanno rinunciato al vitalizio, dopo che una legge approvata prima di natale lo ha reso facoltativo. Nell’elenco, a 8 ore dalla chiusura del termine per presentare la richiesta (c’è tempo fino alle 24 del 15 gennaio), mancano però i nomi dei due consiglieri del Movimento 5 stelle, Andrea Defranceschi e l’espulso da Beppe Grillo, Giovanni Favia, da sempre tra i più convinti promotori dell’abolizione del contestato emolumento. Assenti, alle 16, anche parecchi esponenti del Pd, del Pdl, e tutti quelli dell’Idv e Sel.
Una semplice distrazione, secondo i 5 stelle. Interpellato dall’agenzia Dire, Favia, oggi candidato al Parlamento nella lista di Antonio Ingroia, assicura di aver rimediato all’ultimo minuto, dando indicazioni alla sua segreteria per mandare immediatamente la richiesta. “Ovvio che volgiamo rinunciare al vitalizio – chiarisce – ma nessuno ci ha avvisato della scadenza al 15 gennaio”.
Corsa contro il tempo anche per il capogruppo Defranceschi, che con una nota stampa fa sapere di aver appena inviato la comunicazione. “Essendo alla prima legislatura, non avevo ancora maturato i requisiti per godere dell’assegno vitalizio, e mai – a questo punto – li maturerò. Non ci sarebbe stata alcuna sorpresa, e alcun cambiamento, a farlo anche a luglio, alla prossima finestra disponibile ma è giusto dare un segnale subito. Anche perché è il Movimento 5 Stelle ad aver introdotto questa battaglia sin dall’arrivo in Regione: presentammo la prima proposta pochi giorni dopo l’insediamento, quasi tre anni fa”.
Il provvedimento, che ha ottenuto il via libera dell’assemblea legislativa alla fine di dicembre,prevede la possibilità di rinunciare all’assegno vitalizio, a patto che questo non sia già in pagamento. Nessuna imposizione o vincolo. Si trasforma quella che era una trattenuta obbligatoria, a carico di ogni consigliere e prelevata dall’indennità di funzione, in una trattenuta facoltativa. In altre parole, da ogni busta paga venivano sottratti circa 1000 euro, pari al 25% del totale, come contributo per il vitalizio. Una cifra che, ora, ciascuno può decidere di non versare.
Fino ad oggi meno di uno su tre si è fatto avanti per dire addio all’assegno. Tra cui ci sono i due leghisti, Manes Bernardini, Stefano Cavalli e Roberto Corradi, quest’ultimo però ha rinunciato a versare il contributo ma non a percepire il vitalizio maturato fino ad oggi. Soluzione preferita anche dal Alberto vecchi del Pdl. Nell’elenco ci sono poi Matteo Richetti, ex presidente dell’assemblea legislativa oggi candidato nelle file del Pd, quella della neopresidente Palma Costi, e di altri consiglieri Pd: Damiano Zoffoli, Anna Pariani, Giuseppe Paruolo, Antonio Mumolo, Giuseppe Pagan, Thomas Casadei, il segretario regionale Stefano Bonaccini e infine Rita Moriconi.