La filosofa è la protagonista della rassegna pugliese. Le organizzatrici: "Credeva che fosse arrivato il tempo di riscattarsi dal patriarcato e che non fosse necessario cercare un'uguaglianza con gli uomini, ma perseguire una diversità"
Carla Lonzi, filosofa, femminista e fondatrice del gruppo milanese “Rivolta femminile”, è la protagonista della seconda edizione del Festival dei saperi e delle pratiche delle donne, in programma a Bari dal 16 gennaio al 22 febbraio. “Abbiamo deciso di dedicare il festival a Carla Lonzi – spiega Francesca Recchia Luciani che ha ideato la rassegna con Antonella Masi e Anna De Giosa – perché crediamo che sia una delle grandi figure rimosse della cultura contemporanea, non solo femminile. Negli anni Settanta ha scritto testi rivoluzionari che hanno messo in discussione l’orizzonte culturale del discorso dominante. Negli ultimi anni, però, di lei non si è quasi mai parlato”. Con “Sputiamo su Hegel”, “Taci, anzi parla”, “Vai pure”, dice Masi “ha introdotto il pensiero della differenza, la pratica del ‘partire da sé‘ e della relazione, il tema dell’autenticità, intesa come esperienza totalizzante”.
Carla Lonzi, sottolinea Recchia Luciani, “riteneva che il dazio che le donne avevano pagato alla cultura dominante e al patriarcato fosse stato molto alto e che fosse arrivato il tempo di riscattarsi. Lei credeva che quella con gli uomini fosse una partita chiusa, che non fosse necessario cercare un’uguaglianza con loro ma perseguire una diversità. Dire che la donna è diversa – continua Recchia Luciani – non significa dire che la donna è l’opposto dell’uomo, ma che è altro, ontologicamente, che ha una visione differente del mondo, un’altra “Weltanschauung”. Non si tratta di una diversità biologica, ma di un diverso sentire il mondo, dovuto a un intreccio di ragioni tra le quali l’elemento culturale è molto forte”. Vissuta tra il 1931 e il 1982, Lonzi prima è stata critica d’arte e poi si è dedicata interamente al femminismo, diventando un caposaldo non soltanto per il pensiero italiano. Il femminismo italiano dopo Carla Lonzi ha infatti ispirato studiose e attiviste francesi, spagnole e americane.
Partendo dalla figura di Lonzi, il Festival intreccia i saperi con le pratiche delle donne affrontando, attraverso specifici seminari, tematiche incentrate sull’universo femminile: dalla cura, concetto considerato sia in senso fisico sia psicologico, al lavoro, con testimonianze dirette di professioni che esaltano il valore dell’esperienza originale e dell’apporto delle donne; dal diritto, in particolare quello “sessuato”, alla pedagogia, discussione costruita attraverso una tavola rotonda in grado di instaurare un dialogo fra pedagogiste, docenti ed editore. Ai seminari parteciperanno nomi di rilievo nel panorama culturale italiano.
Le discussioni saranno introdotte e coordinate da figure interne al Centro di documentazione e cultura delle donne. Ci saranno anche eventi tematici che spazieranno tra le espressioni artistiche più disparate: discussioni sul tema “Arte e femminismo” con affermate professioniste del settore, la presentazione del libro “Simone Weil. Tra filosofia ed esistenza” di Recchia Luciani, la performance di danza “Lei e Tancredi” di Loredana Parrella (con la collaborazione del Teatro pubblico pugliese) e le “Videonarrazioni” di Costanza Quatriglio, in collaborazione con il Centro studi dell’Apulia film commission.
Ricordare Carla Lonzi è necessario per ricostruire la genesi, la genenalogia del femminismo e delle pratiche di autoconsapevolezza. “Carla Lonzi è stata per me in questi mesi di organizzazione del Festival una donna che ruvidamente mi ha riportato alla sinergia intellettualità-politica del femminismo – racconta Rossella Traversa, tra le collaboratrici della kermesse. – Infatti, proprio in virtù della mia provenienza da un patrimonio di riflessione femminista altro da quello della differenza, che prende come riferimento Judith Butler, Donna Haraway, Patricia Hill Collins, Hilary Lips e altre, sentivo la necessità di rintracciare delle coordinate più politiche che epistemologiche/ontologiche del pensiero femminista”.
Secondo Traversa, la sfida attuale che Carla Lonzi pone in questo senso deriva “dalla pratica dell’autocoscienza in quanto segno di rottura politica attraverso un certo tipo di relazionalità. La risignificazione del suo binomio ‘donna’ e ‘uomo’, a mio parere, comporta oggi una ridefinizione del campo politico delle relazioni e dei conflitti e sottolinea la portata di critica al potere, in quanto soprattutto seduttivo più che oppressivo, squisitamente femminista”.
Da questa grande pensatrice arrivano messaggi che possono essere utili anche per le giovani donne. “A chi vuole avvicinarsi al suo pensiero consiglierei di partire dal “Manifesto di Rivolta femminile”, dove i punti essenziali sono tutti lì, messi sul tappeto, come vere e proprie tracce del suo lavoro – dice Luciani – Non dimentichiamo che di femminismo c’è ancora bisogno. Le giovani donne di oggi, infatti, si trovano per certi versi a vivere in un contesto storico più articolato e contraddittorio. Quella stanza tutta per sé di cui parlava Virginia Woolf, punto di partenza per l’autorealizzazione e l’autodeterminazione, oggi per molte è un miraggio. L’orizzonte di senso e di valori tracciato da Carla Lonzi continua a fornire indicazioni preziose: c’è la necessità di “combaciare con se stesse”, nel senso di creare nella realtà le condizioni materiali e culturali per una libertà femminile piena e consapevole. In tal senso il nostro Festival non poteva non ispirarsi a lei che ha saputo modificare e innovare profondamente comportamenti, relazioni, categorie di pensiero”.