Nuovo scandalo su Alessio De Giorgi, il candidato al Senato della lista “Con Monti per l’Italia”, nonchè amministratore e socio della società Gay.it, che nelle ultime ore ha annunciato di rinunciare alla propria candidatura in  un articolo comparso proprio sul suo portale. Durante la trasmissione radiofonica “La Zanzara”, su Radio 24, il conduttore Giuseppe Cruciani dà la notizia secondo cui De Giorgi risulta anche amministratore di alcuni siti porno gay: gaysex.it, gaytube.it, me2.it e nowescort.com. Ma qualche minuto dopo dall’annuncio, le pagine scompaiono misteriosamente. Lo dichiara lo stesso De Giorgi in una lettera a Dagospia, che per primo aveva lanciato la notizia. “Gaysex.it e Gaytube.it” – spiega nella missiva l’ex renziano – ” erano vetrine di affiliazione con siti pornografici statunitensi, dove immagino che molti italiani abbiano trovato conforto della loro solitudine. Il terzo era un elenco di utenti della community me2.it che si autodefinivano “escort”: questa parola può sicuramente far drizzare le antenne ai campioni di moralismo e giustizialismo” – continua polemicamente – “ma c’è da precisare che su tali utenti la Gay.it non ha mai ottenuto alcun vantaggio economico, a differenza dei tanti quotidiani nazionali e non che ospitano annunci a pagamento dietro ai quali si celano evidentemente “professioniste dell’amore”. E aggiunge: “Non si va quindi a prefigurare il reato di sfruttamento della prostituzione, questo sì previsto dal codice penale. Tutti e tre i siti sono stati oscurati poco fa per evitare che vengano utilizzati in questa campagna sessuofobica incentrata sulla figura del sottoscritto“. De Giorgi poi conclude, rivolgendosi a Roberto D’Agostino: “Visto che nè pornografia nè incontri tra persone costituiscono reato, trovo decisamente di cattivo gusto la campagna denigratoria e la sovraesposizione mediatica di cui sono vittima, che rischia di configurarsi come una vera e propria campagna sessuofobica di cui questo paese non ha sicuramente bisogno e di cui sicuramente tu non sei paladino” di Gisella Ruccia

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