Sarebbero 35 gli ostaggi e 15 i militanti jihadisti uccisi in un raid dell’aviazione algerina sull’impianto per l’estrazione di idrocarburi di In Amenas, nel sud est dell’Algeria, preso d’assalto il 16 gennaio da un gruppo armato. Lo riferiscono l’agenzia mauritana Ani, che è in contatto telefonico con uno degli uomini del commando che ha preso gli ostaggi nell’assalto di ieri, e la tv Al Jazeera. Sono 7 invece gli ostaggi ancora vivi in base a quanto riferito da un portavoce dei rapitori. Di questi, 4 sono stati liberati nel corso di un blitz dell’esercito algerino. Secondo l’agenzia Aps si tratta di due britannici, un francese e un kenyota. Tra le vittime ci sarebbe anche il leader del commando, Aboul Baraa. La fonte di Ani ha aggiunto che faranno saltare in aria tutti gli ostaggi se l’esercito algerino si avvicina ulteriormente al luogo in cui sono rinchiusi. Secondo fonti del gruppo terroristico che controlla il sito petrolifero, un gruppo di miliziani e di ostaggi sarebbero stati uccisi mentre, a bordo di un bus, cercavano di forzare l’assedio delle forze algerine. L’automezzo – usato da una delle compagnie del sito per il trasporto del personale – sarebbe stato centrato da colpi sparati da elicotteri algerini. Sono due americani, tre belgi, un giapponese e un britannico i soli ostaggi sopravvissuti dopo il raid delle forze algerine. Nel frattempo, l’esercito algerino avrebbe preso il controllo del campo.
”La situazione è molto pericolosa, l’esercito algerino deve ritirarsi e avviare negoziati che potrebbero evitare perdite di vite umane”. Era stato questo l’appello, inascoltato, di tre ostaggi stranieri in mano a terroristi islamici nel sito petrolifero di In Amenas. Parlando al telefono alla tv Al Jazeera, i tre – un britannico, un irlandese e un giapponese che sarebbe ferito – hanno rilanciato la stessa richiesta avanzata da uno dei sequestratori che si è presentato proprio come Abu Al Baraa: l’esercito abbandoni la zona. Stamani il capo dei sequestratori ha ribadito che gli ostaggi stranieri erano 41, ma poche ore dopo la tv algerina ha riferito che in quindici sono riusciti a fuggire stamani, tra cui una coppia di francesi.
La sera del 16 gennaio unità dell’esercito hanno attaccato il campo per liberare gli ostaggi. A darne conto era stato un comunicato fatto giungere a fonti di stampa mauritane e a firma della brigata di “coloro che firmano con il sangue”, che hanno rivendicato l’assalto per “vendetta” contro la concessione dello spazio aereo algerino ai Rafale francesi diretti in Mali. Il 12 gennaio scorso François Hollande aveva spiegato alla nazione le ragioni dell’intervento nel paese africano. Secondo il comunicato, l’attacco sarebbe stato respinto. Alcuni ostaggi – giapponesi e sudcoreani – sarebbero rimasti feriti dai colpi sparati dall’esercito, secondo una fonte dei sequestratori, che a loro volta minacciano di uccidere un britannico, secondo quanto riferisce Al Jazeera. Nel campo la situazione non è chiara, ma appare drammatica. Secondo il quotidiano arabofono algerino Al Khabar, che cita proprie fonti delle forze di sicurezza, i terroristi hanno fatto indossare ad alcuni degli ostaggi delle cinture esplosive e hanno piazzato delle cariche a protezione dell’area.
Nel sito di BP, Statoil e Sonatrach, restano anche decine di lavoratori algerini della società francese CIS Catering, liberi di muoversi all’interno del campo ma non di uscirne. Bloccati in 250 durante il blitz, un centinaio erano stati liberati in giornata, mentre 30 sono riusciti a fuggire. Uno dei sequestratori “ha tratti somatici occidentali e non parla bene l’arabo” ha raccontato ad Al Jazeera un algerino rilasciato ieri, Abdallah. Gli altri membri del commando, ha aggiunto l’ex ostaggio, sono “tunisini, egiziani e algerini”. Abu al Bara ha riferito che gli ostaggi provengono da una decina di Paesi: Norvegia, Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Romania, Colombia, Thailandia, Filippine, Irlanda, Giappone e Germania. Ma ci sarebbero anche sudcoreani e austriaci.
Regno Unito, Cameron: “Avrei preferito essere informato del raid aereo” – Il governo britannico non era stato avvertito preventivamente dalle autorità algerine sull’azione militare lanciata presso l’impianto di gas sotto attacco dei militanti integralisti ed “avrebbe preferito” esserne informato. Lo riferisce il portavoce di Cameron, precisando che il primo ministro ha appreso dell’operazione in una telefonata con il primo ministro algerino questa mattina alle 11. L’operazione militare e ancora in corso e la situazione è “molto grave”, ha aggiunto.
Francia, Hollande: “Situazione grave” – Per il presidente francese l’operazione dei militari algerini nel sito della BP in Algeria ha provocato una situazione “drammatica”. Hollande ha anche detto di essere in “contatto permanente” con le autorità algerine, ma di “non essere al corrente” di tutto ciò che sta succedendo sul terreno.
Usa, la Casa Bianca: “Condanniamo l’attacco terroristico” – ”Siamo preoccupati per le notizie riguardanti la perdita di vite umane e condanniamo con forza l’attacco terroristico in Algeria. Abbiamo chiesto chiarimenti al governo algerino”, ha detto il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney.
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Sequestro Al Qaeda in Algeria, Al Jazeera: “Uccisi 35 ostaggi e 15 rapitori”
Elicotteri dell'esercito algerino hanno bombardato il sito petrolifero In Amenas. Secondo Al Jazeera, tutti i sequestrati erano stranieri. 4 sono stati liberati, uccisi 15 rapitori. I terroristi islamici contrari a concessione dello spazio aereo agli aerei francesi diretti in Mali
Sarebbero 35 gli ostaggi e 15 i militanti jihadisti uccisi in un raid dell’aviazione algerina sull’impianto per l’estrazione di idrocarburi di In Amenas, nel sud est dell’Algeria, preso d’assalto il 16 gennaio da un gruppo armato. Lo riferiscono l’agenzia mauritana Ani, che è in contatto telefonico con uno degli uomini del commando che ha preso gli ostaggi nell’assalto di ieri, e la tv Al Jazeera. Sono 7 invece gli ostaggi ancora vivi in base a quanto riferito da un portavoce dei rapitori. Di questi, 4 sono stati liberati nel corso di un blitz dell’esercito algerino. Secondo l’agenzia Aps si tratta di due britannici, un francese e un kenyota. Tra le vittime ci sarebbe anche il leader del commando, Aboul Baraa. La fonte di Ani ha aggiunto che faranno saltare in aria tutti gli ostaggi se l’esercito algerino si avvicina ulteriormente al luogo in cui sono rinchiusi. Secondo fonti del gruppo terroristico che controlla il sito petrolifero, un gruppo di miliziani e di ostaggi sarebbero stati uccisi mentre, a bordo di un bus, cercavano di forzare l’assedio delle forze algerine. L’automezzo – usato da una delle compagnie del sito per il trasporto del personale – sarebbe stato centrato da colpi sparati da elicotteri algerini. Sono due americani, tre belgi, un giapponese e un britannico i soli ostaggi sopravvissuti dopo il raid delle forze algerine. Nel frattempo, l’esercito algerino avrebbe preso il controllo del campo.
”La situazione è molto pericolosa, l’esercito algerino deve ritirarsi e avviare negoziati che potrebbero evitare perdite di vite umane”. Era stato questo l’appello, inascoltato, di tre ostaggi stranieri in mano a terroristi islamici nel sito petrolifero di In Amenas. Parlando al telefono alla tv Al Jazeera, i tre – un britannico, un irlandese e un giapponese che sarebbe ferito – hanno rilanciato la stessa richiesta avanzata da uno dei sequestratori che si è presentato proprio come Abu Al Baraa: l’esercito abbandoni la zona. Stamani il capo dei sequestratori ha ribadito che gli ostaggi stranieri erano 41, ma poche ore dopo la tv algerina ha riferito che in quindici sono riusciti a fuggire stamani, tra cui una coppia di francesi.
La sera del 16 gennaio unità dell’esercito hanno attaccato il campo per liberare gli ostaggi. A darne conto era stato un comunicato fatto giungere a fonti di stampa mauritane e a firma della brigata di “coloro che firmano con il sangue”, che hanno rivendicato l’assalto per “vendetta” contro la concessione dello spazio aereo algerino ai Rafale francesi diretti in Mali. Il 12 gennaio scorso François Hollande aveva spiegato alla nazione le ragioni dell’intervento nel paese africano. Secondo il comunicato, l’attacco sarebbe stato respinto. Alcuni ostaggi – giapponesi e sudcoreani – sarebbero rimasti feriti dai colpi sparati dall’esercito, secondo una fonte dei sequestratori, che a loro volta minacciano di uccidere un britannico, secondo quanto riferisce Al Jazeera. Nel campo la situazione non è chiara, ma appare drammatica. Secondo il quotidiano arabofono algerino Al Khabar, che cita proprie fonti delle forze di sicurezza, i terroristi hanno fatto indossare ad alcuni degli ostaggi delle cinture esplosive e hanno piazzato delle cariche a protezione dell’area.
Nel sito di BP, Statoil e Sonatrach, restano anche decine di lavoratori algerini della società francese CIS Catering, liberi di muoversi all’interno del campo ma non di uscirne. Bloccati in 250 durante il blitz, un centinaio erano stati liberati in giornata, mentre 30 sono riusciti a fuggire. Uno dei sequestratori “ha tratti somatici occidentali e non parla bene l’arabo” ha raccontato ad Al Jazeera un algerino rilasciato ieri, Abdallah. Gli altri membri del commando, ha aggiunto l’ex ostaggio, sono “tunisini, egiziani e algerini”. Abu al Bara ha riferito che gli ostaggi provengono da una decina di Paesi: Norvegia, Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Romania, Colombia, Thailandia, Filippine, Irlanda, Giappone e Germania. Ma ci sarebbero anche sudcoreani e austriaci.
Regno Unito, Cameron: “Avrei preferito essere informato del raid aereo” – Il governo britannico non era stato avvertito preventivamente dalle autorità algerine sull’azione militare lanciata presso l’impianto di gas sotto attacco dei militanti integralisti ed “avrebbe preferito” esserne informato. Lo riferisce il portavoce di Cameron, precisando che il primo ministro ha appreso dell’operazione in una telefonata con il primo ministro algerino questa mattina alle 11. L’operazione militare e ancora in corso e la situazione è “molto grave”, ha aggiunto.
Francia, Hollande: “Situazione grave” – Per il presidente francese l’operazione dei militari algerini nel sito della BP in Algeria ha provocato una situazione “drammatica”. Hollande ha anche detto di essere in “contatto permanente” con le autorità algerine, ma di “non essere al corrente” di tutto ciò che sta succedendo sul terreno.
Usa, la Casa Bianca: “Condanniamo l’attacco terroristico” – ”Siamo preoccupati per le notizie riguardanti la perdita di vite umane e condanniamo con forza l’attacco terroristico in Algeria. Abbiamo chiesto chiarimenti al governo algerino”, ha detto il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney.
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Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "È quello che abbiamo chiesto. Ma capire è una parola inutile. Io non capisco niente e chi ci capisce è bravo. Si chiede, si fa e si combatte per ottenere rispetto. Capire no, mi spiace. Magari, capire qualcosa mi piacerebbe". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi ai cronisti che le chiedono se la giornalista potrà avere altre visite da parte dell'ambasciata.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - Nella telefonata di ieri "avrei preferito notizie più rassicuranti da parte sua e invece le domande che ho fatto... glielo ho chiesto io, non me lo stava dicendo, le ho chiesto se ha un cuscino pulito su cui appoggiare la testa e mi ha detto 'mamma, non ho un cuscino, né un materasso'". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "No, dopo ieri nessun'altra telefonata". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, ai cronisti dopo l'incontro a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni. "Le telefonate non sono frequenti. E' stata la seconda dopo la prima in cui mi ha detto che era stata arrestata, poi c'è stato l'incontro con l'ambasciatrice, ieri è stato proprio un regalo inaspettato. Arrivano così inaspettate" le telefonate "quando vogliono loro. Quindi io sono lì solo ad aspettare".
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Questo incontro mi ha fatto bene, mi ha aiutato, avevo bisogno di guardarsi negli occhi, anche tra mamme, su cose di questo genere...". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, lasciando palazzo Chigi dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Cerca di essere un soldato Cecilia, cerco di esserlo io. Però le condizioni carcerarie per una ragazza di 29 anni, che non ha compiuto nulla, devono essere quelle che non la possano segnare per tutta la vita". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi.
"Poi se pensiamo a giorni o altro... io rispetto i tempi che mi diranno, ma le condizioni devono essere quelle di non segnare una ragazza che è solo un'eccellenza italiana, non lo sono solo il vino e i cotechini". Le hanno detto qualcosa sui tempi? "Qualche cosa - ha risposto -, ma cose molto generiche, su cui adesso certo attendo notizie più precise".
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "La prima cosa sono condizioni più dignitose di vita carceraria e poi decisioni importanti e di forza del nostro Paese per ragionare sul rientro in Italia, di cui io non piango, non frigno e non chiedo tempi, perché sono realtà molto particolari". Lo ha detto Elisabetta Vernoni, mamma di Cecilia Sala, dopo l'incontro a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Adesso, assolutamente, le condizioni carcerarie di mia figlia". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi ai cronisti che le chiedono quali siano le sua maggiori preoccupazioni. "Lì non esistono le celle singole, esistono le celle di detenzione per i detenuti comuni e poi le celle di punizione, diciamo, e lei è in una di queste evidentemente: se uno dorme per terra, fa pensare che sia così...".