L'ex presidente de La7 Stella: "La battaglia inizia da Rete e blog". Ma Crippa (Mediaset): "Non si risolve niente rimettendo i mutandoni alle ballerine". Gubitosi: "Bisogna partire dalla Rai e dal suo codice etico". Intanto secondo l'Osservatorio di Pavia al centro delle notizie 3 volte su 4 ci sono uomini
L’immagine delle donne in televisione? Continua a essere legata a stereotipi anche per colpa della pubblicità. Secondo quanto è emerso nel convegno sul tema organizzato dalla direttrice di A Maria Latella, che si è tenuto a Milano, ci sarebbero dunque ragioni di business dietro la scelta di proporre in tv il più delle volte ruoli femminili chiamati a fare da contraltare al protagonista maschile, o comunque immagini di donne legate a vecchi stereotipi e ormai lontane dalla realtà.
“Ruoli femminili nuovi e più moderni – ha dichiarato l’ex presidente de La7, Giovanni Stella – non fanno crescere gli introiti pubblicitari”. Insomma, secondo Stella, la valorizzazione della donna sullo schermo e l’equilibrio economico dell’emittente televisiva si potranno coniugare soltanto se la pubblicità lo permetterà. Per raggiungere l’obiettivo, a parere del manager, “bisogna fare pressioni attraverso la rete e i blog”.
Sulla posizione di Stella si è trovato in linea di massima d’accordo il direttore generale informazione di Mediaset, Mauro Crippa, che tuttavia ha voluto sottolineare che probabilmente nella società del Biscione “non cambierebbe molto se al posto di Fedele Confalonieri ci fosse una presidentessa, perché comunque andrebbe rispettato l’equilibrio economico”. In ogni caso, ha concesso Crippa “un capoazienda donna avrebbe forse più sensibilità e per questo andrebbe sperimentato”. Il problema dell’immagine femminile proposta dalle tv, ha tagliato corto il manager di Mediaset, non si risolve “rimettendo i mutandoni” alle ballerine, perché “il vero bersaglio della lotta deve essere la cultura del Paese“.
Video di Luigi Franco
A parere della deputata del Pd, Alessia Mosca, che insieme con la deputata del Pdl Lella Golfo ha ottenuto l’introduzione in Italia della legge sulle quote rosa nelle società quotate e pubbliche, “la tv dovrebbe avere una grande responsabilità nel plasmare l’immagine corretta della donna piuttosto che limitarsi a rispecchiarla”. Dello stesso tenore l’intervento di Golfo, che ha sottolineato come la televisione debba “riportare gli esempi femminili positivi, ad esempio nel ramo dell’imprenditoria”.
C’è chi, per valorizzare l’immagine delle donne in tv, ha proposto che le emittenti private si dotino di un codice etico. Una possibilità che ha incontrato il “no” sia di Crippa sia di Stella. “Di codici ce ne sono già troppi e generano apparati inutili”, ha detto Stella tranchant. Diverso il discorso per la Rai, che un codice etico che disciplina l’immagine femminile già ce l’ha. “La Rai è un luogo favorevole per cambiare in meglio l’immagine della donna in tv – ha dichiarato il direttore generale dell’emittente pubblica, Luigi Gubitosi – e da noi non c’è mai stato bisogno di introdurre le quote rosa. Nessuna promozione, in ogni caso, è mai stata fatta sulla base del sesso”.
Latella ha poi snocciolato alcuni dati dell’Osservatorio di Pavia sulle rappresentanze di genere nel 2011, secondo cui al centro delle notizie in tv ci sarebbero soprattutto gli uomini: 71% contro il 29% di donne. “Bisogna lavorare perché diventi automatica la presenza femminile”, ha auspicato Gubitosi, mentre secondo Crippa “compaiono più uomini, ad esempio come esperti o come commentatori delle notizie, per questioni statistiche, perché lavorano più delle donne”. Un’affermazione che ha suscitato la reazione di Alessandra Perrazzelli, presidente dell’Associazione “Valore D – donne al vertice per l’azienda di domani”, che ha invitato a riflettere su come, grazie al denaro che si guadagnano ormai da sole, “le donne siano ormai in grado di muovere il mercato”; un fattore che nessuno, nemmeno la tv, può più trascurare.