“Stiamo assistendo a una campagna elettorale fuori dai binari, non mi piace, noi non ci staremo in una campagna fatta di politicismi e cabaret“. Lo ha detto Pier Luigi Bersani, parlando all’apertura della sua campagna elettorale davanti a una platea di giovani che devono votare per la prima volta al teatro Ambra Jovinelli di Roma. “Sono abbastanza stanco di dover essere registrato: io, Monti, la desistenza, il Senato, la Camera. Sono allibito che ci sia questo cabaret, questo inseguimento di qualsiasi affermazione per avere un titolo davanti o a un Paese che ha bisogno di essere ricostruito: noi parleremo testardamente dell’Italia e degli italiani” ha dichiarato. E sulla candidatura di Mario Monti ha affermato di esserne rimasto stupito: “La scelta di Monti è stata sorprendente, ma quando si è convinti di fare qualcosa di buono per il Paese non ci si sbaglia mai”.
Il segretario del Pd va anche all’attacco dei partiti-persona. “Io sono l’unico a non aver messo il nome nel simbolo. Sistemi organizzati su una persona che spesso si sceglie da sola sono un tumore che rendono la democrazia ingessata, inefficace e impotente”, spiegando che “nel Pd Bersani c’è per un pò ma il Pd ci sarà tra 20-50-100 anni”.
Il candidato premier democratico si è detto certo della vittoria: ”La battaglia la vinceremo, non perché abbiamo la vittoria in tasca – l’avversario c’è e ha rialzato la testa – ma perché susciteremo le nostre forze in tutto il Paese e le nostre forze questa volta sono in grado di battere la destra”. Secondo il segretario il Pd è l’unico partito a poter battere Silvio Berlusconi: ”Chi altro c’è che può chiudere con questa destra e con vent’anni di regressione della politica italiana? Io dico nessun altro e non voglio fare polemiche”. Non risparmia quindi attacchi al suo avversario diretto, il Popolo della libertà: ”Senza una riflessione di neanche un’oretta, senza cambiare né i volti né gli slogan sono tornati uguali e alzano pure la voce. Ma al Pdl io dico: no, non tornerete”. E osserva che “sono stati buttati fuori dal governo perché non si reggevano, ma non hanno discusso tra loro…fosse toccato a noi, staremmo discutendo da un annetto e andremmo avanti per altri due perché per noi è sempre colpa nostra, per loro è sempre colpa di altri”. ”Siamo arrivati fin qui mettendoci decisione, coraggio. Il coraggio di uscire da una politica ventennale fatta di spot di comunicazione e di deriva morale”.
Ma è ai giovani che si rivolge Bersani quando parla di “rinnovamento”. Il Pd porterà in Parlamento “donne e giovani. Ecco come abbiamo sconfitto il Porcellum – ha spiegato – e come cambierà il volto della nostra rappresentanza in Parlamento”. In platea molti giovani, qualche deputato uscente e militanti del Pd. Sul palco il segretario Bersani, e i tre ragazzi che aprono la campagna elettorale insieme a lui: Anna Ascani, 26 anni, candidata alla Camera in Umbria, Enzo Lattuca, 25 anni, candidato alla Camera in Emilia e Valentina Paris, 30 anni, candidata alla Camera in Campania. ”Non si nasce imparati neanche in politica, ma non c’è bisogno di avere 60 anni per essere imparati” ha dichiarato suggellando il suo impegno a rinnovare il partito.
Il candidato premier del centrosinistra si è poi soffermato su diritti e legalità, dove secondo lui sono necessarie “lenzuolate, non una agenda: il falso in bilancio, l’antiriciclaggio, la trasparenza della P.A., il conflitto di interessi, l’abolizione di 7-8 leggi ad personam così come le unioni civili per le coppie omosessuali, lo ius soli e la parità di genere”. Bersani ha infine ricordato di essere “l’unico a non aver messo il nome nel simbolo. Sistemi organizzati su una persona che spesso si sceglie da sola sono un tumore che rendono la democrazia ingessata, inefficace e impotente. Nel Pd Bersani c’è per un po’, ma il Pd ci sarà tra 20-50-100 anni”.