“Mio figlio viene mortificato ormai da un anno e io mi sono rotto il c… Te lo dico molto su di giri…”. Con queste parole, sei anni fa, papà Cesare, ex deputato, difendeva il figlio Umberto, portiere di calcio, a suo dire maltrattato nelle giovanili della Lazio. Non aveva usato tanti giri di parole, Previti senior, per esprimere al presidente Lotito la sua contrarietà su come fosse gestito il figlio. Ora, probabilmente, sarà contento: Umberto ha firmato per il Milan.

Difficile, a giudicare dalla carriera tutt’altro che folgorante del ragazzo, che la società di via Turati lo abbia ingaggiato perché vede in lui l’erede di Abbiati. Non riuscendo a imporsi nella squadra del cuore di papà (“Sono laziale come patto d’onore con Dio”, aveva dichiarato l’ex avvocato di Berlusconi in quella stessa telefonata), Umberto aveva scelto di ripartire dalla terza squadra della capitale, la Cisco, diventata di lì a breve Atletico Roma. In due anni riuscì a mettere insieme 3 presenze in Lega Pro: niente che facesse presupporre un futuro ad alti livelli.

E infatti, il passo successivo fu a ritroso, in serie D, nello Zagarolo. Qui andò meglio: 14 partite da titolare, che gli valsero l’interesse del Monza, squadra impegnata in Lega Pro Prima Divisione (l’ex C1). In Brianza Umberto non ebbe fortuna, ma durante l’estate riuscì comunque a strappare un ingaggio con il Milazzo, in Seconda Divisione.

Come un amuleto al contrario, anche in Sicilia il giovane Previti non (si) portò fortuna: il Milazzo, sull’orlo della bancarotta, si è visto costretto a schierare più volte la formazione giovanile. Molti compagni di Umberto hanno già lasciato l’isola, trovando ingaggi altrove. Il suo futuro, fino a poche ore fa, era ancora incerto: all’improvviso, la chiamata che non ti aspetti, l’àncora di salvataggio alla quale aggrapparsi. Per lui, adesso, si parla di un possibile prestito al Pavia, in Prima Divisione. Per inseguire, ancora una volta, il sogno di fare il calciatore. Sperando che non servano più i “consigli” di papà.

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