Dopo le voci sul "patto di non belligeranza" Sinistra e Libertà reagisce e assicura: "Chi scommette sulla rottura con Bersani perderà. Ma sono solo voci messe in giro da chi non vuole la sinistra al governo". Ma ora emergono altre indiscrezioni sul "vero" patto di ferro tra il governatore della Puglia e il segretario democratico
Pd-Sel uniti nella corsa al voto. Separati, forse, una volta al governo del Paese. Veleni o malizie di Palazzo che siano, resta il fatto che Bersani sembra lavorare sottotraccia ad un baricentro delle alleanze sempre meno sbilanciato a sinistra. E nonostante le smentite di circostanza al “patto di non belligeranza” che il segretario Pd avrebbe stretto con Monti in funzione “anti Cavaliere” per la campagna elettorale, vero è che nell’orizzonte democratico non si è mai fatto mistero di una futura alleanza tra progressisti e moderati nel dopo voto. Tanto più se il Professore sarà decisivo negli equilibri che – a causa del Porcellum, l’attuale sistema elettorale – si verranno a determinare in Senato, ad urne chiuse.
La partita della governabilità potrebbe in seconda battuta minare l’asse Pd-Sel, puntellato con la “Carta d’intenti”. Ma se il segretario democratico apre all’ex rettore della Bocconi, Vendola non sta certo alla finestra, tra l’incudine e il martello. E con l’ex pm Ingroia che di fatto erode voti a sinistra con la sua Rivoluzione civile. Secondo indiscrezioni in realtà il vero patto di ferro tra il leader di Sinistra Ecologia e Libertà e quello Pd sarebbe bifronte: uniti al voto per raccogliere più voti e vincere, con Vendola vice di Bersani a palazzo Chigi; o nell’ipotesi di un governo non autosufficiente, dentro il centro di Monti con Fini e Casini e fuori Sel.
Lo scenario indigna Gennaro Migliore che respinge i boatos malevoli. “La verità – spiega l’esponente di Sel – è che noi siamo soci costituenti di questo governo”. “L’unità di oggi – scandisce – è anche l’unità del dopo”. Quindi la stoccata: “Ingroia? Non siamo in competizione. Gli faccio i miei auguri – aggiunge Migliore – ma quelli che raccoglierà sono anche i voti di chi non vuole la sinistra al governo. Occorre piuttosto spiegare a Monti e Ingroia che in Lombardia, Campania e Sicilia (le regioni in bilico ma decisive per i futuri assetti, ndr) rischiano di fare un regalo a Berlusconi”. Ed avere insomma una funzione di “disturbo”. Meglio non disperdere i voti dandoli ai partiti minori, come va ripetendo Bersani e sulla sponda opposta il Cavaliere.
E comunque quello del Pd per Sel non è un treno di passaggio per andare al governo, ma per governare. I rumors non piacciono neppure all’ex presidente della Federazione nazionale della stampa, Roberto Natale, che si candida con Sel: “Chi scommette sulla rottura tra Vendola e Bersani perderà” . Detto fuori dai denti: “C’è una parte della stampa – spiega – che non vuole la sinistra al governo e preferisce l’ingovernabilità”. E se lo dice lui. (Feg)