Francesco Regine, nelle vesti di sindaco di Forìo d’Ischia, tentò di bloccare la demolizione di una villetta abusiva appartenente alla madre e al fratello di un suo assessore. E' stato rinviato a giudizio e il dibattimento è in corso
Alessio De Giorgi non è (o meglio non era) l’unico candidato nelle liste dell’ex premier Mario Monti ad avere qualche scheletro nell’armadio. A creare imbarazzo al Professore c’è anche il candidato numero 6 in lista alla Camera per la circoscrizione Campania 1. Si chiama Francesco Regine e nelle vesti di sindaco di Forìo d’Ischia – grosso spicchio dell’isola situata a nord del golfo di Napoli – tentò di bloccare la demolizione di una villetta abusiva, disposta dalla Procura Generale presso la Corte di Appello di Napoli, appartenente alla madre e al fratello di un suo assessore (Gaetano Savio).
La vicenda ha inizio nell’aprile del 2009, quando la Procura di Napoli iscrive Regine, insieme agli altri cinque sindaci dell’isola, nel registro degli indagati. Per loro l’accusa è di abuso di ufficio e omissione in atti d’ufficio, in relazione ai ritardi nell’applicare le demolizioni di alcuni fabbricati abusivi presenti sui rispettivi territori. Edifici sorti peraltro, secondo i giudici, con la connivenza degli amministratori locali che, per non perdere consensi, cercarono di non ostacolare chi edificava case pur non avendo la necessaria autorizzazione a costruire e nulla osta della Soprintendenza ai Beni architettonici di Napoli. E nonostante fossero stati informati dall’autorità giudiziaria, Regine e i suoi cinque colleghi si guardarono bene dall’emettere provvedimenti sanzionatori, come prevedevano le sentenze di condanna passate in giudicato, nei confronti di chi quelle case non le avrebbe proprio potute costruire.
In più di un caso inoltre i sindaci ischitani non si attivarono per richiedere alla Cassa Depositi e Prestiti il mutuo per poter pagare le imprese che avrebbero dovuto procedere agli abbattimenti. E’ il caso di Forìo d’Ischia, dove nell’ottobre del 2011, dopo le proteste dei giorni precedenti da parte di alcuni cittadini, il Consiglio comunale con voto a scrutinio segreto si espresse contro la variazione di bilancio – di circa 500mila euro –, che avrebbe appunto permesso di sostenere le spese per abbattere una decina di costruzioni illegali. Tra le quali anche quella dell’assessore Savio. “Il tutto però si dimostrò inutile – osserva l’ex coordinatore del pool Ambiente della Procura di Napoli, Aldo De Chiara, contattato da ilfattoquotidiano.it – perché alla fine quella villetta venne abbattuta”. Seppur in un clima di alta tensione: poco prima della demolizione, durante le proteste di familiari e amici della madre dell’assessore di Forìo, vennero lanciate due bombe carta contro gli agenti delle forze dell’ordine che scortavano i bulldozer. Ma anche sulla mancata approvazione di quella variante la Procura volle vederci chiaro e, come ricorda De Chiara, oggi avvocato dello Stato presso la Procura generale di Salerno, venne perciò aperta una seconda inchiesta.
Francesco Regine intanto venne rinviato a giudizio insieme al responsabile dell’ufficio tecnico del Comune. “Attualmente è in corso il dibattimento dinnanzi al Tribunale di Napoli”, fa sapere il giudice De Chiara. E dopo la notizia diffusa giovedì dalle pagine del Corriere del Mezzogiorno, il primo cittadino di Forìo oggi ha ritirato la sua candidatura alla Camera con la lista “Scelta civica con Monti per l’Italia”, tenendo a precisare di essere “vittima e non carnefice” sulla vicenda degli abusi edilizi. “Apprezziamo il suo gesto – ha detto Antimo Cesaro, coordinatore regionale di Italia Futura Campania – Siamo certi che Regine potrà dimostrare la sua innocenza, ma le regole che Scelta Civica ha deciso di imporsi con il codice Bondi non prevedono alcuna eccezione”.