Secondo Marco Mancini, presidente della Crui (Conferenza dei rettori delle Università italiane), precludere questo diritto è "un’assurdità logica". Chiesto un incontro formale al Ministro degli Esteri "per trovare una soluzione a questa situazione incresciosa"
Gli studenti Erasmus non possono votare alle prossime politiche? “Inaccettabile”. Interviene anche Marco Mancini, presidente della Crui (Conferenza dei rettori delle Università italiane), sull’esclusione dal voto del 24 e 25 febbraio degli universitari all’estero per il programma europeo. Infatti, in base alla legge 27 dicembre 2001, n°459, e ai sensi del Decreto-legge 18 dicembre 2012, n°233, non rientrano tra le tipologie di elettori all’estero per motivi di servizio o missioni internazionali. “Apprendo dai media che gli studenti che partecipano al programma Erasmus non potranno votare alle prossime elezioni – afferma Mancini – si parla spesso di ‘voto informato’, di ‘voto intelligente’. In quest’ottica i 25mila studenti che si assumono l’onere di un’esperienza all’estero rappresentano l’avanguardia intellettuale del nostro Paese e, al tempo stesso, la garanzia del nostro futuro”.
Il programma Erasmus, sottolinea Mancini, “permette di acquisire una visione e una sensibilità internazionali che sono requisiti indispensabili per la formazione di una coscienza civile e democratica. Precludere proprio a questi studenti il diritto basilare al voto mi sembra un’assurdità logica”. Il presidente vuole inoltre rassicurare “queste ragazze e questi ragazzi sulla completa disponibilità delle loro Università ad affiancarli nella loro rivendicazione. In queste ore la Crui – conclude – ha chiesto un incontro formale al Ministro degli Esteri, Giulio Terzi, per verificare le varie possibilità e trovare una soluzione a questa situazione incresciosa”.
Erasmus italiani all’estero – Secondo i dati Eurostat, nel 2010 risultano iscritti all’estero (paesi Eu 27) 46.700 studenti italiani. Nel Rapporto annuale Erasmus 2010-2011 si legge che sono stati 22 mila (per l’esattezza 22.031) gli studenti italiani partiti nell’anno accademico 2010-2011, per andare a studiare negli atenei di Spagna, Francia e Germania o per fare un tirocinio all’estero. Si sono mossi soprattutto dalle università del nord (Bologna in testa) e sono rimasti “fuori casa” in media 6,8 mesi con un contributo comunitario mensile di 230 euro.
Rappresentano il 10% dei circa 231 mila giovani europei che hanno partecipato a un programma Erasmus e hanno permesso all’Italia di piazzarsi al quarto posto nella classifica continentale della mobilità per il programma europeo. Rispetto al 2009-2010, in un anno gli studenti italiani partiti per l’estero sono aumentati del 4,7%. Il Programma Erasmus promuove e incentiva la mobilità in Europa da un quarto di secolo: dai primi pionieri (3.244 in Europa e 220 in Italia) oggi sono oltre 200mila gli studenti europei che, ogni anno, vivono l’esperienza. Il trend positivo (+7,4% al 2009-2010) permetterà molto probabilmente – si legge nell’ultimo rapporto – di raggiungere l’ambizioso traguardo fissato dalla Commissione europea a 3 milioni di studenti in mobilità entro la fine del 2012.