"Non sono Robespierre", ha detto il segretario del Pd in tv facendo dietrofront sulla possibilità di tassare i grandi patrimoni. Rispondono i due coordinatori di Sel. Migliore: "La posizione ufficiale è quella contenuta nella carta di intenti". Fava: "Recuperiamo denaro con la lotta all'evasione". Nessuno stupore, però, per le parole del leader democratico. "Siamo pur sempre in campagna elettorale"
Non sono Robespierre, dice a Radio24 il leader del Pd Pier Luigi Bersani. Tradotto: il Pd non ha intenzione di fare nessuna patrimoniale. Il dubbio è che si tratti di un’apertura ai montiani, la certezza è che sono parole, quelle di oggi all’emittente radiofonica del Sole24Ore, che potrebbero pesare (e non poco) sui rapporti con quello che finora è il principale alleato del Pd, ovvero Sel. Che i ricchi – per usare un vecchio slogan di Rifondazione comunista quando Vendola militava nel Prc – li vorrebbe, metaforicamente, far piangere.
Oggi i maggiorenti del partito guidato da Vendola non hanno certo cambiato idea. Gennaro Migliore, che di Sel è il coordinatore nazionale, dice che per quanto gli riguarda, “la patrimoniale rimane”. “Noi la proporremo, siamo convinti che avendola sostenuta anche in altre occasioni, la nostra posizione sarà com’è scritta nella carta d’intenti (siglata da Pd, Sel e Psi, ndr) per la tassazione dei grandi patrimoni”. Insomma, la distinzione di Bersani tra patrimoni immobiliari e rendite finanziarie non lo convince affatto: “Noi siamo per rendere progressiva sui grandi patrimoni immobiliari l’Imu, per abolirla sui redditi più bassi e per la patrimoniale ordinaria sui grandi attivi finanziari sopra un milione di euro”. Nessuno stupore, comunque, per le frasi di Bersani: “Vogliamo vederla in un contesto meno giornalistico e più di sostanza”. Come dire: quando ci sarà da decidere Bersani ci ascolterà.
Più cauto Claudio Fava, che dentro Sel è un altro che conta (è coordinatore della segreteria nazionale). Sulla patrimoniale pensa che sia “un punto dirimente sul quale è bene confrontarsi senza posizioni pregiudiziali o ideologiche”. E aggiunge: “Credo che ci siano anche patrimoni non riconducibili soltanto a beni mobiliari, ma anche a rendite finanziarie, che andrebbero tassate, e credo soprattutto che andrebbe recuperata la parte significativa del reddito dello Stato facendo rientrare i capitali che sono evasi”.
Infatti nella Carta d’intenti al capitolo lavoro c’è scritto: “Il primo passo da compiere è un ridisegno profondo del sistema fiscale che alleggerisca il peso sul lavoro e sull’impresa, attingendo alla rendita dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari”.
Presentando la campagna di Sel per le politiche, l’11 gennaio, Vendola disse infatti di sostenere l’ipotesi di una “patrimoniale sugli attivi finanziari”, per “colpire la ricchezza quando diventa speculativa, quando diventa rendita e si sottrae al reinvestimento”. Nulla di “bolscevico”, ci tenne a precisare: “La tassazione alle transazioni finanziarie e sugli attivi finanziari non è una proposta bolscevica. Dobbiamo ricostruire il Paese e il sacrificio per la prima volta dovrebbe essere chiamato a farlo quel mondo della ricchezza che e’ stato sempre un mondo esentasse. E’ una ragione economica, non lo dico per una ragione di invidia sociale”.