Il pm Patronaggio al processo d'appello a carico del senatore accusato di concorso esterno in associazione mafiosa: "Mai conosciuto un imputato chiamato a rispondere di un rapporto trentennale con Cosa Nostra". Bondi annuncia battaglia. Sentenza prevista dopo le elezioni
Sette anni di carcere. E’ la richiesta che il procuratore generale di Palermo, Luigi Patronaggio, ha fatto alla Corte d’Appello, al termine della sua requisitoria al processo a carico del senatore Marcello dell’Utri accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. “Da quando faccio il magistrato non ho mai incontrato un imputato chiamato a rispondere di un rapporto trentennale con Cosa nostra” ha dichiarato. “La storia di Marcello Dell’Utri non si può leggere se non si leggono i suoi rapporti più che trentennali con la mafia – ha proseguito Patronaggio – E’ stato un lungo rapporto costante e proficuo con Cosa nostra e l’imputato non ha mai preso le distanze da questi rapporti”. Secondo la Cassazione, che aveva annullato la condanna a sette anni in appello, sono provati i rapporti di Dell’Utri con Cosa nostra dal 1974 fino al 1977, invece secondo il pg Patronaggio i rapporti tra l’imputato e i boss non si sarebbero mai interrotti.
Il pm ha ripercorso la storia dei rapporti del senatore con la mafia. “Il patto di mediazione tra Marcello Dell’Utri e Cosa nostra iniziò negli anni Settanta, fino al 1986 il suo referente erano i fratelli Pullarà di Santa Maria di Gesù, a partire dal 1986 era Totò Riina. Dagli anni Novanta il patto si arricchisce di una componente politica, si vuole trovare un nuovo referente politico che Cosa nostra trova in Forza Italia“. Il boss mafioso “Totò Riina – ha spiegato – tramite Silvio Berlusconi, voleva agganciare Bettino Craxi. E, caduto Craxi, Cosa nostra pose le sue attenzioni su Forza Italia. Non è certo Cosa nostra che fece vincere le elezioni di Forza Italia nel ’94, ma la mafia ha votato per questo partito”. Secondo Patronaggio “non c’è soluzione di continuità tra il patto scellerato di mediazione con Cosa nostra di Marcello Dell’Utri stipulato nel 1974 e il patto che verrà rinnovato da Totò Riina nel 1986”.
“Ma Cosa nostra – ha proseguito il pg – ancorché abbia stipulato un patto di mediazione con Dell’Utri di protezione per Berlusconi, non è un’agenzia di assicurazione. E’ un rapporto complesso. E quando Totò Riina raddoppierà la richiesta estorsiva nei confronti di Silvio Berlusconi, non si annullò il patto precedente di garanzia. E’ Dell’Utri che è scontento su come si comportano i Pullarà e quindi cerca altri interlocutori. Tant’è che il nuovo patto fatto con Riina ha un oggetto più importante di quello precedente, oltre all’aumento della tangente, ha come oggetto lo scambio politico-mafioso“. A conferma dei contatti con la criminalità organizzata siciliana, il magistrato ha ricordato la presenza di Vittorio Mangano ad Arcore: “Dell’Utri continuò a frequentare Mangano sapendo il suo peso mafioso – dice ancora il pg – Finiamola con questa aurea da semplice “stalliere” di Arcore. Dell’Utri sapeva perfettamente che Mangano era un soggetto fortemente mafioso e che ha fatto da basista per il sequestro Tangeri“.
Patronaggio ha poi parlato del periodo successivo al 1992, per il quale la Cassazione ha assolto l’imputato, ma ha sottolineato che ricordare quei fatti è comunque importante per evidenziare come i rapporti tra Dell’Utri e esponenti mafiosi non si siano interrotti. Il pg ha parlato poi delle intercettazioni effettuate nel 1999 nell’autoscuola Amato di Palermo, dove si dice che “bisogna votare Dell’Utri per dargli una mano”. E poi ha ricordato anche che nel 2001, nel processo Ghiaccio, il boss di Brancaccio Giuseppe Guttadauro, intercettato, dice che Dell’Utri ha promesso, ma non ha mantenuto.
Una sottile e ben mimetizzata ironia ha segnato la conclusione della requisitoria: “La fatica e il lavoro vincono su tutto e vengono coronati da successo”, ha detto il magistrato nel terminare il suo intervento davanti alla Corte di appello. Si tratta di una traduzione del motto latino “labor omnia vincit”, che Dell’Utri fa stampare sulle sue agende. La sentenza sarà emessa certamente dopo le elezioni politiche. Secondo il calendario fissato dalla Corte, le prossime udienze si terranno il 4 e 11 febbraio, per gli interventi della difesa, e la camera di consiglio è prevista per il 4 marzo, o eventualmente per una data successiva nel caso di repliche dell’accusa e delle parti civili.
Non si sono fatte attendere le reazioni. Sandro Bondi ha già annunciato battaglia contro il procuratore Luigi Patronaggio: “Per rendere onore alla verità storica e testimoniare l’onestà e la passione civile di milioni di cittadini italiani che hanno abbracciato il programma di rinnovamento di Forza Italia ho deciso, in qualità di ex coordinatore e di commissario straordinario di quel partito, di adire le vie legali nei confronti del dottor Patronaggio”.