Il fedelissimo di Berlusconi ed ex ministro allo Sviluppo economico ha deciso di non correre alle politiche in aperta polemica con il Pdl. Nel frattempo, tra deroghe e dossier "inquisiti", è caos liste nel partito, soprattutto nelle regioni chiave
Claudio Scajola non farà parte delle liste Pdl per le prossime elezioni politiche del 24 e 25 febbraio. L’ex ministro, infatti, ha deciso di farsi da parte, in aperta polemica con il suo partito e dopo aver diramato una nota dai contenuti incendiari. “Per la dignità mia e della mia famiglia non sopporto più esami da parte di alcuno sulla mia moralità. Per queste ragioni ritiro la mia candidatura” ha annunciato il politico di Imperia, che poi ha sottolineato come “i miei valori, la mia storia e il mio stile di vita parlano per me. Con buona pace di qualunque arbitro”. Non poteva mancare un passaggio sulle vicende giudiziarie in cui è stato coinvolto e per cui – ha scritto l’ex coordinatore azzurro – “tocca ricordare, nero su bianco, che Claudio Scajola ha inanellato solo archiviazioni, proscioglimenti e tanti mal di pancia”.
Tra deroghe e dossier “inquisiti” il Pdl fatica quindi a far quadrare le sue liste, soprattutto nelle regioni “chiave”: Lombardia, Campania e Sicilia. Ma problemi ci sarebbero anche in Lazio, Liguria e Puglia. I tempi stringono, la dead line scatterà lunedì 21 gennaio alle 20, e i vertici del partito stanno cercando di commisurare le tantissime richieste di deroga arrivate, con l’esigenza di una necessaria “sforbiciata”, sia per dar spazio a quel rinnovamento tanto annunciato da Silvio Berlusconi che per ragioni di aritmetica: difficilmente, infatti, il Pdl riuscirà a garantire gli stessi numeri del 2008 (al partito la stima è di circa un centinaio in meno). Ma la questione più spinosa è la candidatura dei cosiddetti “impresentabili”. La commissione ad hoc sta spulciando i faldoni, ma alcuni nomi sono già circolati. E’ ormai certa la candidatura al Senato in Campania di Nicola Cosentino. Così come ci sarebbe stato il via libera a Cesaro e Laboccetta. In forse, dato molto in bilico, Papa, mentre non è stata ancora sciolta la riserva su Milanese. Ultima parola e sigillo ufficiale spetteranno al Cavaliere che dopo la vittoria del 17 gennaio sul processo Unipol, incassa il no alla sospensione del processo Mediaset.