“A Giovanni Favia, ho chiesto di candidarsi per portare avanti quei temi che abbiamo in comune con il Movimento 5 Stelle”. Antonio Ingroia, durante la presentazione dei candidati ‘civili’ all’interno della sua “Rivoluzione civile” spiega perché ha voluto candidare l’ex consigliere regionale del movimento di Beppe Grillo: “Noi a differenza del M5S abbiamo una proposta politica e di governo, perché non vogliamo solo protestare, ma vogliamo cambiare il Paese”. E Favia afferma che: “Il mio impegno nel M5S si è fermato il seguito ad un attrito, prima di tipo privato, poi diventato pubblico e questo mio dissenso ha portato in maniera completamente irrazionale alla mia espulsione e – prosegue Favia – vedendo anche ciò che è successo dopo la mia espulsione devo dire che sono contento di esserne uscito. Mi fa piacere essere in una forza politica in cui è possibile avere un dialogo alla pari e civile col capo politico della lista, Antonio Ingroia, una persona di sostanza, non un omino da marketing, non un eroe della demagogia, che sa prendere il facile applauso”. Poi Favia parla del tema della desistenza, il sacrificio che il PD avrebbe chiesto al movimento di Ingroia nelle regioni chiave per il risultato delle prossime elezioni. E ne ribalta i termini: “Io sono d’accordo, perciò ho scritto a Bersani, chiedendo che il PD non si presenti almeno in Toscana ed Emilia Romagna, perché penso che bisogna liberare i cittadini da questa cappa di malapolitica”. Favia parla anche delle polemiche legate alle candidature ‘politiche’ presenti all’interno di ‘Rivoluzione Civile’: “Sono contento che ci siano dei politici, dei parlamentari con una loro storia che hanno scelto di fare un passo indietro, anche se questo a livello comunicativo può creare dei malintesi. Penso – prosegue l’ex M5S – a Oliviero Diliberto (segretario dei’ Comunisti Italiani’) che ha accettato un seggio al Senato certamente non raggiungibile, e che in qualità di segretario di un partito centrale in questo movimento poteva chiedere ben altro. Io sono la prova vivente – conclude Giovanni Favia- che questa non è una sommatoria di partiti della scorsa Repubblica, ma di un qualcosa di nuovo” di Manolo Lanaro