Dopo la Procura di Roma, si muove anche la Corte dei Conti che chiede i danni. A dover ripagare gli effetti di della folle gestione degli ultimi anni della compagnia di bandiera, gli ad dell'epoca Mengozzi e Cimoli
Un maxi-risarcimento da 3 miliardi di euro, è quanto lo Stato si accinge a chiedere agli ex manager dell’Alitalia, Francesco Mengozzi e Giancarlo Cimoli, ma anche a presidenti, consiglieri e dirigenti che hanno gestito la compagnia di bandiera tra il 2001 e il 2007 prima che sprofondasse in un disastro senza ritorno. In tutto 17 persone. Lo ha deciso il procuratore regionale della Corte dei conti del Lazio, Angelo De Dominicis, a conclusione di un’indagine avviata nel 2011 sul danno erariale prodotto da una bancarotta da 4 miliardi di euro, come emerge dalle carte del liquidatore Augusto Fantozzi.
La Procura di Roma lo scorso novembre aveva chiesto il rinvio a giudizio soltanto per gli amministratori delegati e cinque direttori generali, i giudici contabili allargano il cerchio delle responsabilità anche al cda, partecipe del disastro provocato dalla folle gestione che nel settembre 2008 ha portato l’Alitalia in stato di insolvenza. La Corte dei Conti si è attenuta ai risultati dell’indagine svolta negli ultimi tre anni dalla Procura di Roma, tanto da chiederne le carte. Il procuratore aggiunto Nello Rossi, con i pm Loy e Pesci, a novembre hanno contestato i reati di bancarotta, distrazione e dissipazione agli ex ad Mengozzi (2001-2004) e Cimoli (2004-2007), all’ex direttore centrale di ”amministrazione e finanza” Gabriele Spazzadeschi; all’ex responsabile del settore “finanza straordinaria” Pierluigi Ceschia e agli ex funzionari Giancarlo Zeni, Leopoldo Conforti e Gennaro Tocci
Nomi che probabilmente compaiono tra quanti sono stati chiamati a risarcire il danno erariale o in alternativa a produrre entro 60 giorni prove a propria discolpa. Il documento firmato da De Dominicis equivale all’art. 415 del processo penale, un provvedimento di chiusura indagine che anticipa le richieste di rinvio a giudizio. Secondo indiscrezioni l’avrebbero ricevuto consiglieri di nomina politica. Sono rimasti fuori Jean-Cyril Spinetta, di Air France Kim, e i componenti dei collegi sindacali dal 2001 al 2007. La richiesta di risarcimento sarà proporzionale alle singole responsabilità ed è a Cimoli che, nell’inchiesta penale, sono contestati i fatti più gravi ivi compresi due episodi di aggiotaggio, operazione finalizzata a un rifinanziamento dell’azienda da 1000 milioni di euro. Ma finora l’ex ad ha goduto di una certa benevolenza da parte della Corte dei Conti, che si era limitata a chiedergli la restituzione di 150mila euro, rispetto ai 750mila di premio che il cda gli aveva concesso, nonostante avesse guadagnato 6 milioni di euro, il doppio di Mengozzi. Anche di questo qualche consigliere sarà chiamato a rispondere.
La folle gestione ha attraversato quasi un decennio: scelte “abnormi sotto il profilo economico e gestionale”, che hanno portato al dissolvimento dell’Alitalia e che l’appello di Berlusconi ai “patrioti” ha soltanto finito per aggravare. Nel mirino la gestione del settore Cargo attribuita sia a Cimoli che a Mengozzi, con perdite di 398 milioni di euro grazie ai 135 piloti per soli cinque aerei. A Cimoli, Spazzadeschi e Ceschia i pm contestano la creazione di Alitalia Fly e Alitalia Servizi,. A Cimoli, Spazzadeschi, Ceschia, Zeni e Conforti è attribuita nel 2005 la disastrosa acquisizione di Volare Group, Volare Airlines e Air Europe. Ancora a Mengozzi e Ceschia la decisione del luglio 2003 di cedere Eurofly per 13 milioni di euro e due aerei per 3 milioni (i canoni di affitto ammontavano a 6). Proprio su Eurofly si era già espressa a febbraio scorso la Corte dei Conti accertando un danno erariale da 100 milioni di euro, compresa anche la consulenza affidata da Cimoli alla McKinsey, costata ad Alitalia 50 milioni di euro. Giorni difficili per gli ex manager: a febbraio è prevista la decisione del Gup, a piazzale Clodio. A fine marzo quella sul colossale risarcimento.