Euromedia research calcola che candidare Cosentino e altri inquisiti costererebbe al partito circa un milione di voti. Ma il Cavaliere teme anche la vendetta degli esclusi, che potrebbero raccontare vicende imbarazzanti. E così la lotta tra il "legalitario" Alfano e l'indagato Verdini potrebbe durare fino a lunedì sera, termine per la presentazione delle liste
Più che “sub iudice”, le candidature bollenti del Pdl sono da considerarsi tutte “sub sondaggium“. Dopo che ieri i dati di Euromedia Reserch di Alessandra Ghisleri hanno messo nero su bianco che con gli “impresentabili” in lista come Dell’Utri, Scajola, Nespoli, Laboccetta, Milanese e Landolfi ma, soprattutto, Cosentino, il partito viaggerebbe con quasi un milione di voti potenziali in meno, per il Cavaliere la strada da percorrere sarebbe una sola: chiedere agli amici di fare “un passo indietro per la causa”. Qualcuno ha dato disponibilità (Dell’Ultri e Scajola) ma altri resistono. Nick o’ mericano, il plurindagato Nicola Cosentino e Giggino a’ Purpetta, Luigi Cesaro (condannato a cinque anni in primo grado per collusione con il clan di Raffaele Cutolo nel 1984, assolto in secondo grado per insufficienza di prove due anni dopo e infine assolto definitivamente in Cassazione da Corrado Carnevale), non ne vogliono proprio sapere di farsi da parte. E neppure Alfonso Papa, unico parlamentare finito in carcere preventivo a processo ancora in corso per colpa di Maroni, se la sente di mollare l’immunità che gli garantirebbe il seggio alla Camera.
Dunque, da giorni a palazzo Grazioli è in corso un vero gabinetto di guerra. Mentre Denis Verdini, l’unico che è certo della candidatura nel collegio Campania 2 per la Camera nonostante i guai giudiziari, continua a compilare la scacchiera regionale delle liste, il Pdl sta vivendo altre ore drammatiche. E’ vero, c’è tempo fino alle 20 di lunedì per presentare le liste, ma sono ore lunghissime in cui il partito rischia di spaccarsi ancora. Alfano preme perché nessuno dei nomi a rischio venga inserito nelle liste e Berlusconi, che fino a poche ore fa sembrava propenso a “salvare” gli “impresentabili” per garantismo ma anche per calcolo elettorale (hanno un ampio bacino di voti), ha cambiato idea dopo aver letto i sondaggi.
Avere liste “non pulite” avrebbe un effetto zavorra per il Pdl su tutto il territorio nazionale. Ci sarebbero forti ripercussioni in Campania (“”La piu’ importante e popolosa regione del Sud è praticamente terra di nessuno – urlava ieri al telefono Mario Landolfi, il cui seggio è fortemente in bilico – per di un commissario politico, il senatore Nitto Palma, che in meno di un anno è riuscito a dividere un partito unito e vincente”), ma soprattutto in Lombardia, regione chiave per gli equilibri del Senato. Insomma, sarebbero più i voti persi con le candidature sotto accusa che quelli del loro bacino di preferenze.
Di diverso avviso è Denis Verdini. Il coordinatore del Pdl avrebbe sottolineato che in Campania il risultato al Senato è in bilico ed i voti di Cosentino sarebbero determinanti. A dare forza alla tesi delle “liste pulite” è arrivata poi la mossa del Pd. I democratici hanno escluso quattro candidati dalle liste elettorali, mettendo così in un angolo il Pdl. Non adeguarsi – è stato spiegato a palazzo Grazioli – significherebbe prestare il fianco agli attacchi mediatici degli avversari. Insomma, la tagliola sembra inevitabile.
Ma anche Berlusconi ha i suoi dubbi. E i sondaggi c’entrano solo parzialmente. Non ricandidare alcuni personaggi chiave della storia politica berlusconiana significherebbe, in qualche modo, lasciare per strada uomini che hanno permesso al Cavaliere di dominare il panorama politico degli ultimi vent’anni a costi piuttosto alti sotto il profilo della legalità, ma con risultati eccellenti sul fronte dei risultati elettorali e della tenuta parlamentare. E chissà quant’altro. Il timore di Berlusconi, è che questi personaggi, delusi per essere stati lasciati nelle mani dei magistrati senza l’ombrello dell’immunità, parlino. E raccontino l’irriferibile. Certo, il Cavaliere questo non lo teme da personaggi alla Papa o alla Milanese, per intendersi. Ma da Cosentino e da Cesaro sì. E anche, un po’, da Formigoni.
Il “Celeste” si è detto disponibile anche a fare un passo indietro, ma com’è noto le memorie dell’ex governatore della Lombardia potrebbero rivelarsi ingombranti. Come sicuramente desterà non poche (pruriginose, ma legittime) curiosità l’inserimento in un posto blindato del primo collegio lombardo della Camera della giovane e avvenente Alessia Ardesi, la “dama bionda” del vertice di Marsiglia 2011 e impiegata all’ufficio stampa di palazzo Grazioli. Un volto nuovo, per carità, ma dai meriti incerti.
Anche per questi dettagli il vertice di guerra di palazzo Grazioli sta diventando, nel corso delle ore, sempre più teso. A quanto sembra, il Cavaliere ha chiesto alla Ghisleri di sondare un possibile “piano B” per non lasciare fuori gli indagati eccellenti. In pratica, alcuni nomi potrebbero trovare alloggio, come si era detto già in tempi non sospetti, nella lista Grande Sud di Miccichè, federata con il Pdl. Se in questo caso i sondaggi non evidenziassero seri contraccolpi sul voto, allora sarebbe fatta. Il problema, però, è che l’elettorato non è più così disposto a far finta di non vedere e anche Ghisleri avrebbe fatto capire a Berlusconi che spostare le pedine al lato non elimina affatto il problema. Anzi, lo rende quasi più evidente: “Sarebbe come mettere la polvere sotto il tappeto – commentavano ieri a palazzo Grazioli – e sperare che nessuno lo alzi mai…”.
I risultati del sondaggio sul “piano B” saranno sul tavolo del Cavaliere giù lunedì mattina all’alba, prima che cominci l’ultima e definitiva riunione per dare il via libera alla candidature che, nel frattempo, potrebbero essere anche maturate nella notte. Alfano è stato chiaro: con gli indagati in lista, la remissione è certa. Il segretario vuole vincere questa partita della legalità a ogni costo e, in fondo, anche il Cavaliere stavolta sembra propenso a scegliere la strada delle “liste pulite”. Poi, se qualcuno comincerà a raccontare scomodi altarini in seguito alla bocciatura, si potrà sempre dire che parla per vendetta. Gli elettori saranno più propensi a perdonare la “vittima dell’ingratitudine” (Berlusconi) rispetto al “garantismo omertoso” del via libera agli impresentabili. Ma qualcuno sostiene che ci sia anche di più. “Se sono veri alcuni nomi che circolano in queste ore – ha ventilato, velenoso, Alfonso Papa – più che un problema di liste pulite mi sembra che sia in corso una guerra tra Verdini e Alfano per piazzare al meglio i propri protetti…”.
Aggiornato da redazione web alle 21.30