La personale del fotografo Andrea Paolella preparata in due anni con frammenti spaziali dagli echi dei romanzi dello scrittore reggiano: Salsomaggiore Terme, Parma, Reggio Emilia, Modena, Carpi, Bologna, Cesena e la Riviera, Rimini
Si chiama Un emiliano postmoderno, e ovviamente il riferimento è tutto a Pier Vittorio Tondelli, amatissimo autore anni ottanta, scrittore di culto e cantore dell’Emilia Romagna in bilico tra tic provinciali, aspirazioni nazionapopolari, e le energie creative delle avanguardie artistiche, dai filmaker ai fumettari alla Andrea Pazienza, passando per i videoartisti e i pubblicitari.
Andrea Paolella, classe 1984, fotografo già conosciuto per i suoi lavori su Pasolini e sui migranti, ha deciso di affrontare i luoghi descritti da Tondelli nelle sue opere, dal romanzo Rimini alla raccolta “Un week end postmoderno”. Il risultato è una mostra di 37 scatti in bianco e nero che ripercorrono le pagine più importanti delle opere dello scrittore correggese. Un lavoro di studio dei testi e di fotografia durato due anni, che ha portato Paolella a scattare a Salsomaggiore Terme, Parma, Reggio Emilia, Modena, Carpi, Bologna, Cesena e la Riviera, Rimini e Correggio.
“Ho iniziato dal bar della stazione di Reggio, quello del racconto Postoristoro, e da lì ho girato tutta l’Emilia Romagna, un po’ come se avessi fatto la via Emilia di Pier”. E a guardare le foto di Paolella si scoprono i cambiamenti che i decenni hanno portato a quei luoghi. Il bar della stazione di Reggio non c’è più, così come è sparito il juke-box e i personaggio che gli si affollavano intorno: Giusy, la Molly, la Vanina, Bibo. Al loro posto un anonimo McDonald’s.
Accanto alle fotografie i ritratti, anche questi in bianco e nero, degli amici e dei maestri dello scrittore tra i quali Umberto Eco – “Le do ventinove, purché non si occupi mai più di semiotica” – Francesco Guccini, Tonino Guerra, Vasco Rossi, Roberto Freak Antoni e Enos Rota. Tra i 14 ritratti anche personaggi forse “minori”, ma non per i fan dello scrittore. E allora ecco le foto di Nino Nasi, titolare di quella Libreria del Teatro amatissima da Tondelli, del pittore Eddi Braccolini, di Aldo Tagliaferri, critico letterario, redattore e editor del libro d’esordio di Tondelli.
Roberto Freak Antoni ed Enos Rota sono stati presenti all’inaugurazione della mostra, che si è svolta sabato 19 gennaio al Palazzo dei Principi di Correggio. Con loro anche Marco Righi, regista de I giorni della Vendemmia, e ovviamente l’autore degli scatti. La mostra è aperta da uno scritto di Roberto Laghi sulla differenza tra la Bologna tondelliana e quella di oggi. “Nelle strade di Bologna, in quella via Zamboni di vita universitaria che Tondelli attraversava – scrive Laghi – c’erano le cicatrici dei carri armati contro gli studenti, c’era il sangue di Francesco Lorusso morto per un proiettile dei Carabinieri, uno dei troppi. Il tessuto sociale che si riempiva di vittime – per il piombo, per l’eroina, per il richiamo di una tranquilla vita borghese (“ed è una morte un po’ peggiore”) –, e si andava così lacerando, preparava il riflusso del decennio successivo la cui forza di omologazione era contrastata dalle sottoculture (musicali, artistiche, di costume) che Tondelli raccontava con sguardo acuto, a volte ironico, sempre partecipe”.
Le foto della mostra saranno raccolte in un libro, L’Emiliano Postmoderno (Postcart Edizioni , Collana postwords) con prefazione di Enos Rota e postfazione di Roberto Freak Antoni. “Pier Vittorio era una persona ecumenica – scrive Antoni – nel senso che era davvero in sintonia con gli altri, entrava in pieno contatto con l’umanità. Ci mancano persone di questo genere e ci manca Pier Vittorio Tondelli”.