Nicola Cosentino nel dubbio della candidatura già cercava un covo dove nascondersi. Una botola, una doppia parete, un mini bunker, un bugigattolo, un casolare, uno scantinato – possibilmente ubicato nel territorio di Caserta – dove scomparire per qualche mese e provare l’emozione della latitanza. Lo stile è quello dei suoi amici Casalesi del resto lui politicamente ne è il referente nazionale.
Da palazzo Grazioli i segnali erano chiari: candidare gli impresentabili fa crollare a picco i consensi del Pdl. Se il sacrificio lo si chiede a un Marcello Dell’Utri, a un Claudio Scajola allora c’è da immaginare ottimisticamente che i mammasantissimi campani Nicola Cosentino, Mario Landolfi, Vincenzo Vespoli, Amedeo Laboccetta, Marco Milanese, Alfonso Papa, Maria Elena Stasi, Sergio De Gregorio e Luigi Cesario forse, forse un passo indietro saranno costretti a farlo.
Ma Nick ‘ o mericano è uno che non molla. Il braccio di ferro è stato drammatico. Urla, minacce, ricatti. Alla fine sembra che il cavaliere cederà. Peccato perché un minuto dopo la perdita dell’immunità parlamentare, l’ex sottosegretario all’Economia, ex coordinatore regionale del Pdl campano doveva senza alcun dubbio consegnare i suoi onorevoli polsi alle forze dell’ordine. L’avete visto arringare in tv a Servizio Pubblico: “Sono vittima di un complotto di pentiti. Io la camorra la schifo. Io schifo i camorristi. I pentiti che mi accusano sono camorristi pentiti ergastolani che hanno da salvare se stessi ed i loro patrimoni”.
Il linguaggio è duro. La mimica facciale è minacciosa. Il messaggio è chiaro che tradotto suona così: ‘Schifo i camorristi pentiti perché per salvare loro stessi e avere sconti di pena e benefici economici violano il “nostro” patto e fanno il mio nome’. Non lo affermo io. Ci sono migliaia e migliaia di documenti e indagini in buona parte senza il supporto dei collaboratori di giustizia che inchiodano Cosentino ai suoi habitat politica-camorra-affari.
Cito solo trenta paginette contenute nell’ennesima ordinanza depositata il 21 dicembre scorso con la quale il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Napoli Eduardo De Gregorio, chiamato a pronunciarsi su un’istanza difensiva degli avvocati di Cosentino di revoca di una misura cautelare, giudica genericamente “inopportuna” la ricandidatura dell’onorevole. Sia chiaro il “giudizio generico” non è sul piano politico. Il gup De Gregorio,analizzati gli atti e la mole di documenti, dice che la riproposizione di Cosentino in una qualsiasi lista di candidati costituirebbe un forte elemento di “condizionamento della competizione elettorale”. Condizionamento che si può desumere, continua, non solo “da comuni regole di logica e di esperienza”, ma anche da quanto “finora raccolto dalle indagini”.
Cosentino nell’intervista dice che ha fatto di tutto per farsi giudicare e che per ora emergono solo le accuse dei pm e non gli atti processuali. E’ furbo e mente con disinvoltura. Balle colossali. Fiction casertane. L’esponente del Pdl si è sempre rivolto al “giudice terzo” ed ha incassato sconfitte su sconfitte. Le carte giudiziarie contengono verità incontrovertibili, riscontri oggettivi, fatti inattaccabili anche nella dinamica processuale. Ecco il suo bisogno disperato di fare il parlamentare e avere immunità e impunità.
Basta citare solo i tre appelli respinti (Cassazione compresa, arrivata a definire “socialmente pericoloso” l’ex sottosegretario) avverso la prima ordinanza di custodia cautelare in carcere. O quella pronuncia dal Riesame (altro giudice terzo) sul secondo procedimento (“Il Principe e la scheda ballerina”) in cui la costruzione di un centro commerciale in agro di Casal di Principe, viene definita “un’operazione di riciclaggio da manuale” e Cosentino è imputato di corruzione aggravata dal metodo mafioso. Senza dimenticare il processo in corso davanti al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dove l’imputato Cosentino è accusato tra l’altro di concorso esterno in associazione camorristica “si fa riferimento al sostegno elettorale che gli sarebbe stato garantito in plurime elezioni locali e nazionali”. Il prossimo 23 gennaio il potenziale Senatore dovrà comparire davanti ai giudici per l’inchiesta “Il Principe e la scheda ballerina” senza considerare le altre grane giudiziarie come la P3 e il falso dossier contro l’attuale governatore della Campania.
Di cosa parliamo? Ancora si discute sulla ricandidatura di Nicola Cosentino? Sembra di sì, l’esponente del Pdl pare di capire di avere un forte ascendente-ricattatorio sui vertici del partito. Oltre a scatenare uno tsunami politico – i suoi uomini al suo comando potrebbero mettere in crisi la Campania – ha un elevato potere di “conoscenze” dei segreti del potere berlusconiano dove il cosentinismo ne è una sua articolazione. Peccato, un’occasione persa. Tornano nelle liste dei candidati alla Camera e al Senato del Pdl i mammasantissimi. E pensare che lo stesso Nicola Cosentino aveva previsto la sua fine quando dice : “Se finisco in carcere da lì griderò la mia innocenza e continuerò a fare politica per il centrodestra”. Le persone oneste tireranno un gran sospiro di sollievo nel sapere che l’ex sottosegretario all’Economia, ex coordinatore regionale del Pdl campano svolga la “sua politica” da dietro le sbarre.