“Se la mia lotta è stata quella per determinare una condizione olfattiva, ovvero che nel centrosinistra si facesse sentire il profumo di sinistra, di diritti, vedo che a destra c’è il rischio che si continui a sentire il profumo di camorra“. Lo dice utilizzando il solito eloquio forbito, ma il concetto è tutt’altro che ambiguo: Nichi Vendola, ai microfoni di Adnkronos Confronti, attacca il Pdl riferendosi in particolare alle recenti polemiche riguardanti le liste elettorali del partito di Silvio Berlusconi.
Il leader di Sel esclude categoricamente un patto post elettorale tra la coalizione del centrosinistra e la Lista Monti: “Non esiste”, ribadisce con forza, confermando quanto dichiarato da Pier Ferdinando Casini, che in mattinata aveva chiuso le porte a un’eventuale intesa: “Mai come in questo momento mi trovo in perfetta sintonia con Vendola. Da qualche giorno siamo molto legati politicamente, perché entrambi riteniamo assolutamente inverosimile che possiamo sederci insieme in un governo”. Il leader dell’Udc, ospite a Omnibus di La7, ha definito il patto “fantascienza” e rivendica di averlo ammesso in tempi non sospetti: “Ho detto per primo che era fantascienza e lui mi ha dato ragione, per cui su una cosa siamo d’accordo. Non perché mi sia antipatico, ma perché dall’articolo 18 alla Tav alla riforma delle pensioni, la pensiamo diversamente”.
Vendola conferma: “Casini ha ragione, non esiste un patto con Monti” e ribadisce che, secondo lui, il Professore “non gioca la partita per vincerla, ma per condizionarla”. Il leader di Sel è sicuro: il centrosinistra “è il candidato naturale alla vittoria” delle prossime politiche e ha la forza “di tirare fuori il Paese dalle macerie del berlusconismo”. Berlusconi e Monti, aggiunge, “sono pronti a rientrare nel gioco, ma sarebbe la palude”.
Poco dopo, in un’intervista a TeleRoma56, il presidente della Regione Puglia ha parlato anche dei funerali di Prospero Gallinari: “C’erano esponenti di Rifondazione? Bisogna chiedere ad Antonio Ingroia. Tra i suoi candidati c’è un ex sindacalista di Polizia che è contro l’istituzione in Italia del reato di tortura, che non è d’accordo nell’introduzione della targhetta identificativa per le forze dell’ordine, poi c’è Antonio Di Pietro che fu contrario alla Commissione parlamentare sui fatti di Genova del 2001, e poi c’è chi va ai funerali di Prospero Gallinari. E’ un guazzabuglio, è un coacervo di tante cose differenti. Penso che tocchi a Ingroia esprimere un giudizio su quanto accaduto”.