Il ministro dell'Economia, a Bruxelles per un intervento al Parlamento europeo, difende l'operato del governo Monti e assicura che la recessione in Italia terminerà nel corso del 2013: "La ripresa si vedrà a partire dal secondo semestre di quest'anno"
“Oggi posso dire che l’Italia è un Paese diverso”. Lo sostiene il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, cioè la stessa persona che prima di sostituire Mario Monti al dicastero di via XX settembre è stato per quasi sei anni (dal 2005 al 2011) direttore generale dello stesso ministero, posizione dalla quale non si è però definitivamente separato, dal momento che col passaggio al governo dei tecnici si era messo in aspettativa. Tanto che assume ancora più rilievo il fatto che nel suo intervento al Parlamento europeo di Bruxelles si sia spinto al punto di confermare che “non ci sarà alcuna manovra economica” perché il grosso sarebbe stato fatto.
Sul tema dell’austerità, poi, secondo Grilli “l’Italia aveva poca scelta perché è impossibile costruire una strategia di crescita senza mercati stabilizzati, è come costruire una casa sulla sabbia”. Ma ha anche ammesso che ora è necessario allentare la pressione: “Abbiamo dovuto ricorrere più di quanto non volessimo a imposizioni fiscali, la pressione media fiscale deve calare, ma per fare questo occorre fare una revisione specifica della spesa pubblica“, con “scelte dure per snellire il settore pubblico”, che lui stesso conosce molto bene, visto che il suo approdo a via XX settembre risale al 1994, anno in cui ha iniziato la carriera al Tesoro come capo della direzione per le privatizzazioni.
Ottimismo, poi, per il futuro. “La recessione in Italia dovrebbe terminare nel 2013 e la ripresa della crescita verrà da export e investimenti”. In particolare, la ripresa in Italia si vedrà a partire “dal secondo semestre dell’anno“, mentre “la fase più profonda della recessione dovrebbe terminare nel primo trimestre”, ha detto subito prima di escludere che sia necessaria una nuova manovra economica: “Non ci sarà, perché l’obiettivo è aggiustato per il ciclo e quando si ha un bilancio in pareggio in termini strutturali non si deve appesantire l’economia con altre manovre”. Anche “se ci fosse un peggioramento della congiuntura economica”, assicura il ministro, l’Italia avrà un “bilancio in pareggio a partire da quest’anno, con un avanzo del 3% del pil, destinato a salire al 5% entro il 2015”.