Si era dimesso da presidente della Sicilia, annunciando il ritiro definitivo dalla vita politica. “Mi dedicherò alla mia passione, l’agricoltura, e potrò studiare bene le carte del mio processo” era stato l’annuncio di Raffaele Lombardo, che il 28 luglio scorso si era dimesso da governatore della Sicilia. Il buen ritiro nella sua tenuta di campagna è durato però appena qualche mese. Il tempo di presenziare a qualche udienza del processo che a Catania lo vede imputato per concorso esterno a Cosa Nostra, e di rilasciare qualche intervista bucolica dalla sua fazenda di Ramacca, tra cavalli e cani da caccia, alberi da frutta e galline faraone.
La vita di campagna però non deve averlo appassionato più di tanto e Lombardo ci ha ripensato: l’ex governatore della Sicilia sarà infatti il capolista al Senato del suo partito, il Movimento per l’autonomia. “E’ vero, ho gustato il piacere della pensione per qualche mese. Ero entrato in quell’ottica. Ma adesso devo candidarmi per garantire la sopravvivenza di un movimento nato nel 2005 per il quale ho dato lacrime e sangue. A tutto avrei pensato tranne che a dovermi candidare. Anche mio figlio ora è in Regione: ecco l’ennesima prova che a tutto avrei pensato tranne che a scendere in campo”, ha spiegato Lombardo ai microfoni di Radio24. Alle ultime elezioni regionali, infatti, l’ex governatore aveva garantito l’elezione all’Assemblea regionale siciliana del figlio ventenne Toti Lombardo, diventato deputato regionale con oltre diecimila voti. Sembrava dunque che i giochi fossero fatti perché il figlio succedesse al padre: così non è stato e adesso la famiglia Lombardo vuole trovare rappresentanza anche a Roma.
Il ripensamento dell’ex governatore imputato per mafia non riguarda, però, soltanto la posizione personale. Dopo aver annunciato di ritirarsi dalla politica e quindi ricandidarsi dopo poche settimane – smentendo di fatto se stesso – Lombardo è stato protagonista anche di un altro pentimento repentino: la rottura dell’alleanza con il Pdl. Nel 2009 il governatore aveva escluso dalla maggioranza all’Ars il partito di Silvio Berlusconi, la prima forza politica che aveva sostenuto la sua elezione a governatore nel 2008. Grazie a una serie di rimpasti e l’alleanza ammucchiata con il Partito democratico, Lombardo è riuscito a governare per ben quattro anni e mezzo. Una legislatura fatta di quattro governi che ha avuto come effetto quello di spappolare il Pdl in Sicilia, con Gianfranco Miccichè che prima ha dato vita alla fronda anti Angelino Alfano e poi si è invece messo in proprio fondando Grande Sud. Il Pdl è diventato piano piano il nemico numero uno di Lombardo, che ancora nell’ottobre scorso, in piena campagna elettorale per elezioni regionali, si esprimeva così: “Far vincere, ora, il centrodestra in Sicilia con qualunque candidato presidente significa rilanciare la candidatura di Berlusconi a presidente del Consiglio. Non macchiamoci di questa colpa storica. Non commettiamo questo errore”. Dopo quattro anni di aspre lotte contro il Pdl, che hanno di fatto sbarrato la strada a Nello Musumeci, candidato governatore di centrodestra alle ultime regionali siciliane, adesso però Lombardo ci ha ripensato: il suo partito, il Movimento per l’autonomia, è infatti tornato dalle parti di Arcore, siglando nelle scorse settimane un patto d’alleanza con Berlusconi. Una vera e propria piroetta che l’ex presidente accusato di concorso esterno a Cosa Nostra spiega così: “Dopo avere lavorato con la sinistra negli ultimi anni, mi sono reso conto che la sinistra voleva annullarci, distruggerci. Per questo siamo stati portati a un’alleanza che Berlusconi è tornato a offrirci. Insomma: il mio mondo che deve recuperare spazio e la posta in palio mi hanno costretto a scendere in campo”. Come dire: per la vita in campagna c’è ancora tempo. Per ora l’obiettivo e Palazzo Madama.