Una mega discarica per sotterrare la verità, per seppellire e dimenticare le responsabilità della Montedison per 40 anni. E compromettere così le sorti di una regione considerata la più verde d’Europa. Quintali e quintali di rifiuti cementificati nel sottosuolo abruzzese dall’azienda che ha così pensato di risparmiare sui costi di smaltimento. E nonostante sia in corso un processo – con alla sbarra i vertici della Montedison – oggi “l’illegalità” continua con l’affare di bonifica che costa 50 milioni di euro o, meglio, di presunta bonifica, dato che i 50 milioni stanziati grazie ad un emendamento bipartisan (Gianni Letta – Franco Marini) riempiranno le tasche dell’imprenditore amico dei politici, Carlo Toto, che in una parte di quell’area colma di rifiuti sotterrati vuol fare un cementificio.
Siamo in Abruzzo, tra il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e il Parco Nazionale della Majella. Dal 2007, a seguito di alcuni problemi idrici nella città di Pescara è venuta a galla una storia di inquinamento ambientale senza precedenti nella Valle del Tirino e intorno al polo chimico di Bussi. La forestale scopre e sequestra la più grande discarica d’Europa, la discarica Tremonti, posta a pochissimi metri dal fiume Pescara. E alla fine sono 19 i rinviati a giudizio, tra cui i manager della Montedison appunto, che proprio in quella valle avrebbero sversato, dal 1963, i loro rifiuti. Una storia taciuta per tantissimo tempo e che oggi, nonostante i danni già causati all’ambiente e alla popolazione, riemerge in tutta la sua drammaticità: perché c’è chi è ancora pronto a lucrare da quel pezzo di terra inquinato.
Per bonificare – parola del commissario Adriano Goio – ci vogliono 80 milioni. Troppi. Ecco che ne approfitta e si fa avanti Toto, noto costruttore abruzzese, patron di Air One, salvato dal fallimento dalla nuova Alitalia, impegnato nell’ammodernamento della Salerno–Reggio Calabria. Un uomo amico di molti e a cui, evidentemente, non si può dire di no. Anche se nel processo in corso in questi giorni per le presunte tangenti al comune di Pescara con l’amico ex sindaco Luciano D’Alfonso, sottolinea – tramite i suoi legali – che “l’amicizia non prova la corruzione”. Resta il fatto che della bonifica di tutta l’area non gliene frega un tubo. L’affare da 50 milioni interessa solo l’area da reindustrializzare, utile a se stesso.
L’affare Toto-Solvay – Intanto, nel polo chimico di Bussi, alla Montedison è subentrata la Solvay. Quest’ultima sta agendo con una ratio molto semplice: esce dallo stabilimento e non vuole saperne del risanamento di quell’area e non risponderà nemmeno nel caso in cui su quei terreni venga trovato qualcosa di sospetto. L’uscita dallo stabilimento pare sia stata agevolata anche dal Comune di Pescara. Quel bene diventa pubblico e così può tranquillamente subentrare Toto, che si prende l’area dismessa, costruisce un cementificio e può anche vantarsi di aver mantenuto un centinaio di posti di lavoro. Ma a lui non tocca ripulire tutta l’area. Non è stato lui ad inquinare. Ecco perchè ad aiutarlo è scesa in campo l’accoppiata Letta – Marini (quest’ultimo ricandidato dal Pd in Abruzzo), che con l’emendamento bipartisan ha stanziato i 50 milioni per bonificare e reindustrializzare. L’unica area che verrà ripulita sarà quella del polo chimico, dove Toto potrà operare. Al resto, Dio ci pensa. Risorse pubbliche per favorire un privato, dunque. Quando lo stesso commissario Goio ha affermato che gli 80 milioni necessari per ripulire tutta l’area sono troppi. Stranamente non sono troppi quelli che intascherà una sola persona per portare avanti un interesse privato.
Sul piede di guerra, da anni e in solitaria, WWF Abruzzo e i gruppi consiliari regionali Idv e Rifondazione Comunista. Il consigliere regionale del Prc, Maurizio Acerbo, ha interrogato più volte il presidente e la giunta guidata da Chiodi. In particolare, per sapere se “condividono la strategia di Goio di rinvio sine dia della bonifica” e se “non ritengano che le risorse pubbliche vadano concentrate sulla bonifica delle discariche invece che sul sito Solvay”. Risposte che forse non arriveranno mai. E l’affare potrebbe essere chiuso nel giro di un anno, forse anche meno, prima del prossimo dicembre, quando la Regione tornerà al voto.
Intorno al polo chimico di Bussi, restano i rifiuti della Montedison, prevalentemente sostanze cancerogene che negli hanno causato gravi problemi alla salute dei cittadini. Per questo, ancora, direttori, vice direttori, amministratori delegati della Montedison devono rispondere di avvelenamento delle acque e disastro ambientale in concorso.
Cronaca
Montedison, Letta e Marini trasformano la discarica in un affare per Toto
La bonifica intorno al polo chimico di Bussi in Abruzzo riempirà le tasche dell’imprenditore amico dei politici, noto costruttore e patron di Air One. Tutto grazie a un emendamento bipartisan che ha permesso di stanziare 50 milioni di euro
Una mega discarica per sotterrare la verità, per seppellire e dimenticare le responsabilità della Montedison per 40 anni. E compromettere così le sorti di una regione considerata la più verde d’Europa. Quintali e quintali di rifiuti cementificati nel sottosuolo abruzzese dall’azienda che ha così pensato di risparmiare sui costi di smaltimento. E nonostante sia in corso un processo – con alla sbarra i vertici della Montedison – oggi “l’illegalità” continua con l’affare di bonifica che costa 50 milioni di euro o, meglio, di presunta bonifica, dato che i 50 milioni stanziati grazie ad un emendamento bipartisan (Gianni Letta – Franco Marini) riempiranno le tasche dell’imprenditore amico dei politici, Carlo Toto, che in una parte di quell’area colma di rifiuti sotterrati vuol fare un cementificio.
Siamo in Abruzzo, tra il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e il Parco Nazionale della Majella. Dal 2007, a seguito di alcuni problemi idrici nella città di Pescara è venuta a galla una storia di inquinamento ambientale senza precedenti nella Valle del Tirino e intorno al polo chimico di Bussi. La forestale scopre e sequestra la più grande discarica d’Europa, la discarica Tremonti, posta a pochissimi metri dal fiume Pescara. E alla fine sono 19 i rinviati a giudizio, tra cui i manager della Montedison appunto, che proprio in quella valle avrebbero sversato, dal 1963, i loro rifiuti. Una storia taciuta per tantissimo tempo e che oggi, nonostante i danni già causati all’ambiente e alla popolazione, riemerge in tutta la sua drammaticità: perché c’è chi è ancora pronto a lucrare da quel pezzo di terra inquinato.
Per bonificare – parola del commissario Adriano Goio – ci vogliono 80 milioni. Troppi. Ecco che ne approfitta e si fa avanti Toto, noto costruttore abruzzese, patron di Air One, salvato dal fallimento dalla nuova Alitalia, impegnato nell’ammodernamento della Salerno–Reggio Calabria. Un uomo amico di molti e a cui, evidentemente, non si può dire di no. Anche se nel processo in corso in questi giorni per le presunte tangenti al comune di Pescara con l’amico ex sindaco Luciano D’Alfonso, sottolinea – tramite i suoi legali – che “l’amicizia non prova la corruzione”. Resta il fatto che della bonifica di tutta l’area non gliene frega un tubo. L’affare da 50 milioni interessa solo l’area da reindustrializzare, utile a se stesso.
L’affare Toto-Solvay – Intanto, nel polo chimico di Bussi, alla Montedison è subentrata la Solvay. Quest’ultima sta agendo con una ratio molto semplice: esce dallo stabilimento e non vuole saperne del risanamento di quell’area e non risponderà nemmeno nel caso in cui su quei terreni venga trovato qualcosa di sospetto. L’uscita dallo stabilimento pare sia stata agevolata anche dal Comune di Pescara. Quel bene diventa pubblico e così può tranquillamente subentrare Toto, che si prende l’area dismessa, costruisce un cementificio e può anche vantarsi di aver mantenuto un centinaio di posti di lavoro. Ma a lui non tocca ripulire tutta l’area. Non è stato lui ad inquinare. Ecco perchè ad aiutarlo è scesa in campo l’accoppiata Letta – Marini (quest’ultimo ricandidato dal Pd in Abruzzo), che con l’emendamento bipartisan ha stanziato i 50 milioni per bonificare e reindustrializzare. L’unica area che verrà ripulita sarà quella del polo chimico, dove Toto potrà operare. Al resto, Dio ci pensa. Risorse pubbliche per favorire un privato, dunque. Quando lo stesso commissario Goio ha affermato che gli 80 milioni necessari per ripulire tutta l’area sono troppi. Stranamente non sono troppi quelli che intascherà una sola persona per portare avanti un interesse privato.
Sul piede di guerra, da anni e in solitaria, WWF Abruzzo e i gruppi consiliari regionali Idv e Rifondazione Comunista. Il consigliere regionale del Prc, Maurizio Acerbo, ha interrogato più volte il presidente e la giunta guidata da Chiodi. In particolare, per sapere se “condividono la strategia di Goio di rinvio sine dia della bonifica” e se “non ritengano che le risorse pubbliche vadano concentrate sulla bonifica delle discariche invece che sul sito Solvay”. Risposte che forse non arriveranno mai. E l’affare potrebbe essere chiuso nel giro di un anno, forse anche meno, prima del prossimo dicembre, quando la Regione tornerà al voto.
Intorno al polo chimico di Bussi, restano i rifiuti della Montedison, prevalentemente sostanze cancerogene che negli hanno causato gravi problemi alla salute dei cittadini. Per questo, ancora, direttori, vice direttori, amministratori delegati della Montedison devono rispondere di avvelenamento delle acque e disastro ambientale in concorso.
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Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.