Ha giocato molti anni in serie A, difensore di buona qualità nel calcio ruspante degli anni ’80, con la maglia del Napoli, dell’Avellino e del Lecce di Boniek, prima di concludere la carriera in C/1 nella natia Castellammare di Stabia indossando i colori gialloblu della Juve Stabia. Società nella quale ha sviluppato una carriera di dirigente sportivo fino a diventarne direttore generale e amministratore unico, per poi dimettersi da ogni carica il 10 ottobre 2011. Ma ora Roberto Amodio (accusato di aver organizzato l’aggressione ai calciatori dopo una partita persa), un nome che dice qualcosa ai collezionisti dei vecchi album della Panini, deve difendersi da qualcosa di molto più insidioso di un cross avversario o dell’incursione di un centravanti. La Dda di Napoli – pm Pierpaolo Filippelli, procuratore aggiunto Rosario Cantelmo – lo accusa di concorso in associazione camorristica nell’ambito dell’inchiesta ‘Golden Gol 2’ sulle pressioni del clan d’Alessandro per condizionare le partite della Juve Stabia, lucrare sul calcio scommesse, gestire i rapporti con le frange più esagitate della tifoseria locale e far conseguire alla cosca camorristica stabiese “l’obiettivo strategico di esercitare una influenza criminale diretta sulla società di calcio, riaffermando dunque la propria capacità di controllo e governo del territorio”.
L’ipotesi di reato si legge nelle quattordici pagine dell’avviso di chiusura indagini notificato nei giorni scorsi a 20 persone, tra il quali il presidente della Juve Stabia Franco Manniello, indagato per frode sportiva per una presunta mazzetta di 50.000 euro girata a due calciatori del Sorrento, la punta Cristian Biancone e il portiere Vitangelo Spadavecchia, per ‘combinare’ il derby di C\1 Sorrento-Juve Stabia dell’aprile 2009. Manniello (che respinge tutte le accuse e intende essere ascoltato al più presto) e Amodio, secondo la ricostruzione del pm, avrebbero agito in concorso con Michele Scannapieco e Francesco Avallone. Quest’ultimo è indagato di associazione camorristica con Amodio, ed è ritenuto dagli inquirenti il factotum di Paolo Carolei – indagato nel ramo principale di Golden Gol – nel business delle scommesse illegali sul calcio truccato.
La Procura napoletana ci va giù duro. E tratteggia Amodio come l’anello di collegamento tra il calcio professionistico locale e la criminalità organizzata stabiese, il corruttore di giocatori delle squadre avversarie per accomodare incontri sui quali la cosca avrebbe guadagnato fiori di soldi tramite le scommesse illecite, l’uomo capace di condizionare le scelte tecniche della Juve Stabia – campagna acquisti, scelta degli allenatori e dei calciatori da ingaggiare e mandare via – e anche le relative strategie finanziarie “delegando in particolare al clan la individuazione degli ‘sponsor’ della società”. Per legare pallone e camorra con un doppio, indissolubile, filo.