Venerdì scorso Beppe Grillo, impegnato nel suo Tsunami tour, spara dal palco di Brindisi: “Voglio uno Stato con le palle, eliminiamo i sindacati che sono una struttura vecchia come i partiti. Le aziende devono ritornare a essere di chi lavora. Perché funziona così, in Germania e negli Stati Uniti”. Subito la Cgil replica: “Dopo l’appoggio a CasaPound Grillo propone la cancellazione dei 12 milioni di iscritti al sindacato: uno sterminio di massa?”.
Sull’edizione di sabato, il Fatto Quotidiano racconta l’episodio aggiungendo: “In Italia funziona, invece, che a Melfi tre operai e poi altri diciannove a Pomigliano, tutti tesserati Fiom, siano stati reintegrati dalla Fiat dopo esser stati licenziati. Grazie, ovviamente, alle vertenze di lavoro promosse dal sindacato. Altro caso da ricordare, sempre in ambito Fiat, il siluramento di Pino Capozzi, quadro dell’azienda, che espresse solidarietà nei confronti dei lavoratori dello stabilimento polacco. Benservito dei vertici del Lingotto, poi, per fortuna, c’era la Fiom, ed è stato reintegrato anche lui”.
Domenica Grillo precisa sul suo blog: “La triplice sindacale è responsabile esattamente come i partiti della situazione economica attuale. Dirlo fa scandalo? Affermare che i maggiori sindacati sono allineati ai partiti di riferimento è come gridare “il re è nudo“: lo sanno tutti tranne Gargamella Bersani. I sindacati minori e la Fiom hanno cercato come hanno potuto, sbertucciati, emarginati dai tavoli di discussione, di rappresentare i diritti dei lavoratori che oggi di diritti non ne hanno più. Sono gli unici che si possono salvare. Si può sussurrare che se la difesa dei lavoratori era l’obiettivo della triplice, allora la triplice ha clamorosamente fallito? Oggi rappresenta solo un baraccone, un interlocutore privilegiato dei governi che hanno massacrato la dignità, la sicurezza, i diritti sociali, la salute acquisiti a caro prezzo da lotte che sono durate decenni. Le aziende, le fabbriche devono appartenere in parte a chi ci lavora. Non è utopia. E’ già successo e succede. Chi viene assunto deve poter diventare azionista, con una piccola quota data dalla società”.
Quindi Grillo, quanto meno, si accorge che “la Fiom e i sindacati minori si possono salvare”. Meno male. Certo, qualcuno dovrebbe dirglielo, magari, che la Fiom fa parte di un grande e storico sindacato che si chiama proprio Cgil. Questo non significa tacere le espressioni di dissenso e in conflitto che ci sono e ci sono state tra la stessa Fiom e i vertici Cgil. Ma, Grillo permettendo, è la democrazia. Migliorabile anche nel sindacato, come spiega sempre sul Fatto di sabato 19 proprio Giorgio Airaudo (ex responsabile del settore auto della Fiom e adesso candidato alla Camera con Sinistra ecologia e libertà): “Servirebbe più democrazia interna. Trovo intollerabile che tre segretari continuino a decidere per milioni di lavoratori, bisogna introdurre il diritto di voto interno” sulle grandi vertenze.