Sono quasi dieci anni che faccio proposte per una nuova sanità. In tutto questo tempo ho imparato che solo la politica può decidere quando gli interessi economici sono alti. Io invece ho sempre pensato, e continuo a farlo, che in sanità gli interessi dovessero essere esclusivamente verso il paziente, senza colore politico. Il fine dovrebbe essere il benessere del cittadino. Per tutti.
In questa tornata elettorale regionale della fine di febbraio prossimo ho avvicinato diverse formazioni politiche. La prima è stata il Movimento 5 stelle. Mi sono iscritto al portale ed ho fatto delle proposte, in parte ben accette a tal punto da ritrovarne alcune nei punti del programma che casualmente mi è arrivato. Ho partecipato ad una serata nella quale invece la discussione non era relativa alle proposte o idee ma alla possibile partecipazione ed immissione nelle liste. Tutti mi sembravano alla ricerca di una poltrona senza idee concrete da portare avanti. Qualche giorno dopo ho capito perché le idee interessavano poco. In una trasmissione televisiva una esponente si è “permessa di parlare” ed è stata violentemente attaccata dal padre-padrone del movimento. E’ vero, si potrebbe dire, è lui che l’ha fondato, che ci mette la faccia (ed anche il guadagno) ed è lui che ha scritto le regole considerando le persone che aderiscono esclusivamente dei “portavoce senza voce”. Fortunatamente siamo ancora in democrazia ed ho deciso che non fosse il mio ambiente pur pensando che ci fossero tante persone che ci credevano.
L’altro movimento, anche lui presentatosi molti anni prima come il nuovo che avanza, che ho avvicinato è stata la Lega o meglio la lista civica ad essa collegata. Ho molti conoscenti passati e presenti. Ho un alto esponente con cui ho avuto, negli anni, un rapporto sincero ed a cui ho spiegato molte delle mie idee che mal si conciliavano con l’Assessore leghista della giunta precedente. Sembrava che fosse lì solo, in quanto medico personale del capo, per accettare tutte le cose dette e fatte dal Governatore della regione vero padrone della sanità lombarda. Nel bene e nel male. Avrei potuto firmare la candidatura se mi avessero accettato come referente del programma sanitario per la lista civica. Poi leggo sui giornali l’unica cosa che appare sulla sanità: ridurremo i ticket. Ma se pensano ai ticket sui farmaci, a mio avviso, occorre abolirli. I farmaci, o meglio gli “specifici”, unici e controllati, devono essere gratis i cronici, i salvavita e per i cittadini con basso reddito. Tutti gli altri a pagamento; questo porterebbe ad annullamento delle inutili scorte casalinghe e marcata riduzione delle file dai medici di base.
Ma soprattutto sarebbe la vera equità sociale nel caso di malattia: se un paziente ha la sfortuna di avere una influenza per qualche giorno si paga totalmente tutti i farmaci aiutando così chi ha la sfortuna di avere il diabete dalla nascita. Senza considerare il fatto che ad una riduzione del ticket, e quindi un minor guadagno delle aziende farmaceutiche, queste rispondono con minor quantitativo di farmaco in confezione. Oltre il danno, la beffa! Per cui ho pensato, ho chiesto consiglio, ho atteso. Poi viene firmato un accordo che riporterebbe la regione Lombardia ancora in mano alle stesse persone. I cittadini-pazienti hanno il diritto di cambiare. Non basta cambiare il nome ad una clinica, come han fatto alla Santa Rita, per cancellare le macchie di abuso su chi soffre. Ho detto no. Non interessavano le mie idee. Forse interessava la mia faccia “pulita”. Mi dispiace, anche qui, per le tante persone che ci credono ancora.
In questo percorso ho avuto il piacere di parlare per qualche minuto nella sede di Milano del comitato del Patto civico con Umberto Ambrosoli. Ha ascoltato le mie idee, alcune a lui già note. Ho avuto il piacere di leggere tra i suoi tweet che, per cambiare, occorre ampliare e modificare il sistema dei controlli in sanità. E’ il mio cavallo di battaglia. I controlli vanno fatti sui pazienti e non sulle cartelle cliniche modificabili a piacimento. Sulle cartelle cliniche si può arrivare a “scoprire” ma solo in seguito ad una denuncia o ormai in ritardo. Nella puntata di Report del 2 maggio 2010 sulla sanità lombarda dissi “a me pare non ci sia niente di male”. Il controllo inteso non come metodo di giudizio (si può essere più o meno bravi) ma come metodo utile a scoprire un abuso quanto mai da reprimere in sanità dove il cittadino, in quanto paziente, è in uno stato di inferiorità. Non bisogna dare la possibilità di delinquere, in qualunque forma, né di guadagnare, ma solo di spendere bene risparmiando quando possibile.
Ho deciso di aiutare Ambrosoli, dopo un lungo e difficile percorso, sperando che sia effettivamente “libero” dai partiti. Solo così sarebbe effettivamente “forte” con i partiti che l’appoggiano. Ma soprattutto sarebbe vicino ai cittadini che in fondo sono i veri elettori e sostenitori. Ancora di più in sanità dove il colore politico dovrebbe essere sostituito con l’interesse comune ed in particolare con chi è meno fortunato. Come primo passo gli consiglio di sostituire la denominazione di azienda sanitaria con Casa del Benessere. Ho detto che non basta cambiare il nome per cambiare veramente ma qui avrebbe una precisa motivazione: casa perché occorre riscoprire il vero ruolo del focolaio familiare per una società in declino; benessere con la certezza di esserci entrati solo per uscirne in salute. Senza interesse, economico o di spartizione di poltrone politiche. E molte altre cose sono pronto a spiegare e suggerire.
Per queste motivazioni, con la sincera speranza di non sbagliarmi da cittadino, da medico. per i pazienti, ho deciso: #iostoconambrosoli.