Il Lingotto darà corso alla decisione annunciata il 31 ottobre scorso: 19 dipendenti dovranno lasciare il posto. "Gli altri sindacati hanno fatto un regalo insperato all'azienda e dovranno spiegare ai duemila lavoratori che ciò che è stato firmato due anni fa non vale più"
Il ricorso della Fiom contro i licenziamenti a Pomigliano d’Arco è stato respinto. La Fiat darà corso alla decisione annunciata il 31 ottobre scorso: 19 dipendenti dovranno lasciare il posto.
La querelle inizia in autunno quando il Lingotto viene obbligato a riassumere 19 operai iscritti alla Fiom che per la Corte d’Appello di Roma sono stati ingiustamente licenziati. La riassunzione deve avvenire entro il 28 novembre. La Fiat rispetta la sentenza ma annuncia che comunque altri 19 operai saranno messi in mobilità. Una decisione che scatena le polemiche e di sindacati, partiti e governo.
Intervengono anche i ministri dello Sviluppo economico, Corrado Passera, e quello del Lavoro, Elsa Fornero. Chiedono a Torino di non attuare il piano, ma nulla, anche le ripetute riunioni con i vertici del sito campano e i rappresentanti dei lavoratori, fa cambiare idea all’azienda. Alla fine di novembre, era il 27, i 19 dipendenti iscritti alla Fiom firmano il nuovo contratto di assunzione. L’ultimo capitolo della vicenda si scrive una settimana fa. Il 14 gennaio azienda e sindacati si ritrovano attorno a un tavolo, ma la riunione – durata meno di un’ora – si chiude con un nulla di fatto. Le parti firmano un verbale di “mancata intesa”.
“Gli altri sindacati hanno fatto un regalo insperato alla Fiat e dovranno spiegare ai duemila lavoratori che ciò che è stato firmato due anni fa non vale più”, commenta il segretario nazionale della Fiom, Maurizio Landini, a Bologna per un direttivo regionale. “Il fatto che il tribunale abbia rigettato il nostro ricorso per dichiarare illegittima la procedura di mobilità – ha spiegato Landini – è dovuto al fatto che due giorni prima gli altri sindacati (Fim, Uilm, Fismic, Ugl) hanno firmato a Pomigliano un verbale che riconosce che ci sono più di duemila esuberi a Pomigliano. Questo atto – ha sottolineato Landini – ha permesso al tribunale oggettivamente di riconoscere che l’azienda può aprire la procedura di mobilità”. Landini ha poi voluto mettere in evidenza che il tribunale però “riconferma che esiste una discriminazione al punto che dice che i 19 lavoratori iscritti alla Fiom che sono rientrati al lavoro non possono essere licenziati perché altrimenti ci sarebbe la discriminazione”.