Le cronache di questi giorni hanno messo alla prova il carattere di Mario Monti: ha iniziato Vendola, suggerendo un po’ ingenuamente al Presidente nel guado – dimissionato e sponsor di candidati – di fare autocritica sulla gestione dei passati 12 mesi di Governo. La risposta, data nella confortevole audience del Kilometro rosso di Bombassei, è stata tranchant: “Ma scherziamo?”.
Non sono passate 24 ore che l’aplomb e la capacità di confronto di Monti sono state messe alla prova nuovamente, e stavolta deve essergli seccato parecchio che le critiche gli venissero dalla cattedrale della finanza e cioè dal Financial Times; la critica che gli ha rivolto Wolfgang Munchau è stata poi particolarmente caustica: “unfit”, in italiano inidoneo, inadatto, inabile, disadatto, incapace. Munchau ha anche articolato il suo pensiero e le ragioni che lo hanno portato a definire Mario Monti “unfit”; il motivo principe è la scelta di non avere cercato con tutti i modi possibili di raggiungere un accordo in Europa circa aggiustamenti tra paesi creditori e debitori, minacciando se necessario l’uscita dall’Euro – in pratica quello che tentava di fare Tremonti – e di avere invece intrapreso la strada impervia di aggiustare il debito tramite l’incremento delle tasse, cercando contemporaneamente di aumentare la produttività. Questa volta la reazione di Monti è stata meno tranchant ma più stizzita: una lettera immediata di risposta al Financial Times, nella quale Monti, con una caduta di stile per lui inaspettata, esordisce commettendo la ben nota “fallacia ad personam” che ho tante volte qui già deprecato e cioè attacca la persona anziché discuterne gli argomenti.
Infatti Monti scrive nella lettera di “criticismo e frustrazione” da parte di Munchau; nelle interviste rilasciate in Italia sull’argomento è stato più acido: “Non me l’aspettavo dal Financial Times ma da Wolfgang Munchau sì, uno specifico editorialista che ha una vecchia polemica con Merkel e vorrebbe che tutti dessero colpi d’ariete per far saltare l’eurozona”; come dire: le critiche al mio operato vanno lette come uno strumento del disegno di Munchau per distruggere l’Euro; notare che Munchau nello stesso articolo loda l’operato di Mario Draghi il quale non sembra proprio lavorare nella direzione della distruzione dell’Euro.
Le risposte di Monti sembrano perfettamente allineate con una mentalità che non prevede che esistano vie alternative a quella intrapresa né che ci siano aree di miglioramento nell’intraprenderla; due caratteristiche assai pericolose se ad averle è chi governa. D’altra parte i trascorsi dodici mesi hanno dato ampiamente l’impressione di un Governo poco capace di mettersi in discussione quando necessario; pensiamo, tanto per fare un esempio, alla resistenza riluttante di Fornero ad ammettere gli errori macroscopici sulla vicenda esodati, altro che autocritica; parola quest’ultima che scatena probabilmente l’orticaria a Monti, il quale sta impostando la campagna elettorale del suo raggruppamento sulla linea: le mie soluzioni sono le uniche possibili; chi ne ha di diverse non è un riformatore e non ha capito la drammaticità del momento; i problemi acuiti negli ultimi dodici mesi sono eredità dei governi precedenti, così come le misure più impopolari; chi si lamenta dei sacrifici dovrebbe essere paziente e aspettare i benefici che arriveranno nel futuro.
In sintesi: sono bravo, faccio tutto perfettamente e chi mi critica lo fa per secondi fini; se mi si contraddice mi stizzisco, le autocritiche le faccia qualcun’altro.
A mio avviso è questo tipo di attitudine radicata a rendere Monti “unfit” a governare l’Italia. In un momento di crisi, di ulteriori sacrifici da fare, di decisioni vitali da prendere, la capacità di dialogare, di confrontare le proprie idee sintetizzando con quelle degli altri, di utilizzare le critiche come un valore aggiunto e di aggiustare gli errori in corsa, sono doti imprescindibili. Per il dibattito sollevato sul Financial Times relativamente alle idee specifiche in materia di uscita dalla crisi e di sviluppo della nazione, lascio la parola ad analisti ben più competenti tra i quali, con disdegno del professor Monti, anche Munchau.