Quello che accade in questa regione del Nord dimostra l'esistenza di un'alleanza - in formato mignon - tra il Pd e il partito del Professore. A livello locale infatti i democratici non rompono il patto con i montiani e candidano in posto sicuro un fedelissimo dell'ex governatore Lorenzo Dellai, uomo dell'ex rettore della Bocconi
In Trentino il Pd fa harakiri. Anzi fa di più: regala un senatore alla coalizione di Monti. I numeri sono piccoli e non si deciderà certo in Trentino se il Pd di Pier Luigi Bersani avrà la maggioranza in Senato oppure no. Ma certo quello che è successo quasi all’estremo Nord del nostro Paese contraddice il segretario del Pd quando parla di voto utile, oppure quando si chiede ad Antonio Ingroia la desistenza in alcune regioni pur di far eleggere più senatori possibili del Pd. Più che un indizio, è, nei fatti, la prova di un’alleanza fra il Pd e Monti, per ora in formato mignon.
In Trentino ci sono tre collegi senatoriali, il più sicuro per il centrosinistra è quello di Trento città, quello dove non ha mai vinto è in Valsugana, mentre nel terzo a Rovereto si tratterebbe di riconfermare il senatore uscente. I tre partiti di maggioranza della giunta provinciale, Pd, Unione per il Trentino e Partito autonomista Trentino tirolese e Unione per il Trentino, hanno deciso di non rompere l’alleanza alle elezioni parlamentari e, dunque, di spartirsi i tre collegi senatoriali. In autunno, infatti, ci saranno le elezioni regionali e una rottura potrebbe scompaginare l’attuale alleanza. Tuttavia, l’Unione per il Trentino appoggia in pieno Monti e candida alla Camera nella lista del premier l’ex governatore Lorenzo Dellai. L’eventuale eletto dell’Unione per il Trentino si siederebbe perciò nei banchi riservati ai senatori montiani. Dopo giornate di trattative, il collegio di Trento, quello sicuro, è andato al segretario del Partito autonomista, Franco Panizza, quello di Rovereto, un po’ più incerto, vedrà in lista il montiano Vittorio Fravezzi, mentre quello fortemente incerto, dove il centrosinistra non ha mai vinto, è andato a Giorgio Tonini, Pd. Tonini è l’ex ghost writer di Veltroni, passato poi con Enrico Morando, sostenitore di Matteo Renzi e, soprattutto, di Mario Monti e fautore dell’alleanza fra Bersani e il capo del governo.
Per essere eletti i due estranei al Pd, dovranno “succhiare” il “sangue”, cioè i voti, del centrosinistra. Il Pd, infatti, è il primo partito con il 22 per cento dei voti alle ultime regionali. Chi esce vincitore dalla spartizione dei collegi è il Partito autonomista che ha una percentuali di voti attorno al 10 per cento. Va bene anche ai montiani. Il partito perdente è, invece, il Pd. Dunque, benché il Senato sia in bilico per il centrosinistra, Bersani è così magnanimo da regalare un senatore a Monti.