Il documentario di Francesco Conversano e Nené Grignaffini, martedì 22 gennaio con entrata gratuita all'Odeon di Bologna. Da Bagnacavallo a Busseto, e ritorno, lungo le tracce letterarie, musicali, cinematografiche della pianura emiliano romagnola
Cesare Zavattini amava dire che “per descrivere il paesaggio della bassa era sufficiente tracciare su un foglio bianco, con una matita, una riga orizzontale”. Viaggetto nella pianura, di Francesco Conversano e Nené Grignaffini, verrà proiettato martedì 22 gennaio all’Odeon di Bologna (ore 21, ingresso libero) e grazie al protagonista, novello Chatwin, Ivano Marescotti, la ‘riga orizzontale’ seguirà l’andamento Est – Ovest, dalla sua Bagnacavallo a Parma e a Busseto, per poi tornare in Romagna, passando per le città, i centri balneari e paesi come Luzzara, Maranello e Novellara.
Viaggetto nella pianura è il sequel di Viaggetto sull’Appennino, un viaggio e un film in cui con Ivano Marescotti si raccontava – percorrendolo a piedi – l’Appenino emiliano-romagnolo da Piacenza a Rimini.
“Come per il precedente viaggetto”, spiegano gli autori, “questa è l’occasione per ri-scoprire e narrare i luoghi della bassa emiliano-romagnola, per riappropriarsi di una serie di valori propri di questa terra quali l’accoglienza, la disponibilità allo scambio tra le culture e la solidarietà, il senso di appartenenza, l’etica del lavoro, la vocazione alla creatività e all’invenzione, l’attenzione e la sensibilità alla cultura e alla conoscenza”.
Il viaggiatore Marescotti, partendo dal suo luogo natale, Villanova di Bagnacavallo, si mette in viaggio in lungo e in largo nella pianura. A piedi, in auto, in bici, in corriera, in treno, in moto, portandosi con sè, libri, canzoni, pezzi di film girati in passato nella pianura. Ogni luogo diventa per il viaggiatore momento per rievocare i narratori di questa terra, dalla musica alla cinema, dalla letteratura alla poesia.
I luoghi sono quelli verdiani del melodramma, dello splendore dei teatri seicenteschi e settecenteschi, i paesaggi della bassa che hanno ispirato la musica italiana della seconda metà del XX secolo (quella di Guccini, Nomadi, fino a Ligabue); i luoghi rievocati da poeti (Tonino Guerra e Raffaello Baldini) e scrittori della pianura (Celati, Cavazzoni, Tondelli e Nori); le campagne, le piazze, gli argini dei fiumi raccontati dai grandi registi del cinema di questa terra, primi fra tutti Antonioni e Bertolucci; i luoghi, infine, della memoria, quelli reali e quelli fantastici, la materia dei film di Fellini.
Il viaggetto diventa così il racconto di luoghi, paesaggi, parole, scritte e parlate, di testimonianze e di incontri (Paolo Nori, Andrea Mingardi, Luciano Ligabue, e vecchi e nuovi abitanti di questa terra), un block-notes ironico e autoironico su chi siamo e chi eravamo, un diario minimo di un viaggiatore curioso, attento e a volte stralunato che si incanta ancora davanti al paesaggio quotidiano che scopre, che si appassiona alle storie delle donne e degli uomini che lo abitano, un atto d’amore per la propria terra che non smette mai di osservare con occhi di stupore e meraviglia.